mercoledì 8 ottobre 2008

REAGIRE E TORNARE PROTAGONISTI

Mentre oggi i pensieri e i timori di milioni di italiani sono principalmente rivolti al destino del proprio conto in banca, sbarcano a Lampedusa barconi e gommoni carichi di migranti, 1500 circa nelle ultime 24 ore. Ponti aerei vengono organizzati per trasferirli in altri luoghi dove c’è posto.

La quotidianità del mondo globale si presenta con le due facce opposte che la costituiscono.

In un momento in cui si guarda con qualche timore al futuro non è forse sbagliato dare uno sguardo a chi con la paura, per il proprio domani e per la propria incolumità fisica, ci vive dalla nascita.

«I had a dream. Non credo che Martin Luther King pensasse a Caserta, ma se l'avesse vista oggi, sarebbe stato anche il suo di sogno». Abdoul ha gli occhi pieni di lacrime, lui una laurea in medicina e un lavoro da bracciante per 20 euro al giorno, parla perfettamente inglese e francese, poi naturalmente il dwi del Ghana.

E' un boato la manifestazione di Caserta contro il razzismo. Una sorpresa. Quindicimila, neri, bianchi, immigrati e indigeni che si abbracciano, si danno la mano, ma non è solo questo.

A due settimane dalla mattanza dei sei africani uccisi dai casalesi, è un uscire allo scoperto, e sarebbe riduttivo definirlo uno sfogo.

«Italia guardaci», urla una donna, treccine fitte e lunghe, occhi nocciola e volto scolpito, «siamo quelle che cresciamo i tuoi figli».

«Italia, noi abbiamo paura, ma non oggi che camminiamo insieme ai nostri fratelli, ti diciamo che sei razzista», è invece il grido della ghanese Doris.
Gambe, braccia, seni, anima e pensieri sfuggiti alla tratta per un soffio, dopo sevizie e sofferenze.
Camminano, e il ritmo della protesta pulsa e si sente.
Da corso Trieste a Piazza Vanvitelli.
Caserta. Finestre spalancate, balconi pieni di sguardi, pantofole, gonne e calze.

Veneziane semiaperte e subito sbarrate. Qualcuno sbircia dietro le tende, qualcun altro sventola una bandiera arcobaleno. «Heal the world make a better place for you and for me», un lenzuolo bianco incita a rendere il mondo un posto migliore per tutti, dietro i ragazzi che muovono l'economia del nostro paese.

E ancora, «Non c'è sicurezza senza diritti» è lo striscione del movimento rifugiati di Caserta, mentre il «Tutti senza confini» segue a ruota..

Gli immigrati sfilano con una fascetta nera in segno di lutto. Una due giorni per denunciare la mancanza di sicurezza, il crescente razzismo, lo sfruttamento. Perché se i casalesi hanno ammazzato e sono una scheggia impazzita di una società incancrenita, è pur vero che la mancanza di integrazione fa il resto e rende l'emarginazione una realtà ovunque nel paese

«Al nord siamo discriminati, ma almeno lì ci sono i servizi. Qui nel casertano viviamo ai margini delle città, ci dobbiamo nascondere e non possiamo nemmeno denunciare un furto. Ricattati dalla camorra e dalle istituzioni», Steven ha le idee chiare, da dieci anni in questo territorio ne ha viste tante ed è pronto a testimoniare: «Siamo gli ultimi, gli schiavi degli schiavi».

Jasmine fa parte dell'associazione in nome di Maslo, del primo immigrato ucciso a Villa Literno. Era il 1989 e Maslo, ammazzato barbaramente in un territorio dove tutto ha il nome camorra, portò alla luce la tratta dell'oro rosso.

Di tutti quelli che venivano assoldati e pagati, settemila lire al giorno, per raccogliere i pomodori che andavano al macero e facevano guadagnare miliardi ai casalesi per le quote della comunità europea.

Castelvolturno, Villa Literno, Pescopagano, oggi non si raccoglie più è per questo che gli africani non servono, «se n'anna j'». Il sole cala, la pioggia incalza, la manifestazione si scioglie, ma non il presidio. Migliaia di migranti attendono l'alba. E' la veglia per le carrette del mare. Per tutti quelli che non ce la fanno.

Fonte: Il Manifesto 5.10.08

Nessun commento:

Posta un commento