venerdì 29 febbraio 2008

EFFETTI COLLATERALI

‘La destruccion de la ciencia en Espana. Depuracion universitaria en el franquismo’ è il titolo di un libro curato da Luis E. O. Carvajal di cui parla Cesare Segre in un recente articolo.

Nel suo intervento si ricorda in primo luogo il salutare trauma che la perdita delle colonie nelle Filippine e Cuba significò per la Spagna. Era il 1898.

La cultura di quel paese ‘retriva ed ottusa’ capì che era arrivato il momento di scuotersi, rinnovarsi, recuperare i livelli europei.

Nel ruolo del rilancio spirituale furono decisive due istituzioni: la Institucion Libre de Ensenanza e la Junta para Ampliacion de Estudios.

Se la prima si distinse quale ‘FUCINA DI PENSIERO LIBERO E DI CERVELLI APERTISSIMI', la seconda si impegnò nella SELEZIONE DI GIOVANI MOLTO FERRATI, li fornì di BORSE DI STUDIO e li mandò in giro per il mondo ad ASSIMILARE LA RICERCA SCIENTIFICA PIU' AVANZATA.

I risultati non tardarono. Nel corso di ‘pochi lustri’ la Spagna ebbe una schiera di specialisti ed istituti di altissimo livello.

Primo obiettivo di Franco, giunto al potere, fu, a guerra civile non ancora finita, la distruzione di tutto questo lavoro.

Professori destituiti, messi in galera, fucilati.

Si trattò di un’opera sistematica guidata da commissioni create per la bisogna.

Scopo dichiarato: "TOGLIERE A CERVELLI TROPPO INDIPENDENTI LA FACOLTA' DI AVERE DISCEPOLI".

L’effetto collaterale di questa vicenda fu l’emigrazione, in Messico particolarmente, di circa 20.000 perseguitati. Il presidente di quel paese Lazaro Cardenas ne favorì la sistemazione e fece in modo che potessero continuare là la loro attività.

Per lo stato del Centroamerica questa generosità si rivelò una fortuna: la crema del pensiero spagnolo fu in grado di FAR FARE AL PAESE UN SALTO DI QUALITA' NELLA FORMAZIONE DEI PROPRI GIOVANI.

Analoga fortuna per la qualità dei loro livelli di insegnamento ebbero le università Usa che accolsero, anni dopo, i perseguitati in fuga dalla Germania nazista.

Corriere della Sera del 9.11.07 : ‘Franchismo, l’esodo che fece grande l’America’.


EFFETTI COLLATERALI 2

‘La nostra cultura, asfissiata dal franchismo, sopravvisse grazie alla resistenza intellettuale stabilitasi in Messico, in Argentina e a Parigi.’ Sono parole di uno scrittore Juan Goitysolo.
Veicolo di questa forma di resistenza fu una casa editrice che gli esuli fondarono in Francia: La Librairie des Editions Espagnoles. Prima a Tolosa e poi a Parigi.

Dal 1948 la sede della Libreria Spagnola nel quartiere latino diventò il punto di incontro di rifugiati spagnoli e di ispanisti francesi.
Là si incontravano Picasso, Camus, Rafael Alberti , Luis Bunuel, Antonio Soriano.

E. Rosaspina :Corriere Sera del 9.11.07 (gb)

giovedì 28 febbraio 2008

CONOSCERE

C. Magris ha parlato di recente di un libro di Pier Vincenzo Mengaldo: LA VENDETTA E’ IL RACCONTO edito da Bollati Boringhieri come di una “Bibbia, di un ‘libro dei libri’ sulla Shoah …..perchè fa parlare i testi… e cerca di dire personalmente il meno possibile”.

Si riportano qui alcune parti dell’intervista che ne è seguita.

MAGRIS: La Shoah si è trasformata da storia criminosa a evento metafisico, a male assoluto….. come è possibile mantenere il senso della sua assolutezza e contemporaneamente collocarla nel tempo, nel relativo per eccellenza?

MENGALDO: Piuttosto che di male ‘assoluto’ o anche ‘radicale’ io parlerei con la Arendt di male ‘estremo’, che pur nella sua eccezionalità non esclude mali estremi passati e recenti. …..La Shoah in quanto opera umana , può e deve essere COMPRESA anche NELLE SUE CAUSE come tutti i fatti umani; e solo così ci si può attrezzare un po’ meglio PERCHE’ NON SI RIPETA. Quello che VA EVITATO è piuttosto di PREMERE IL PEDALE SU UNA SOLA DELLE MOLTE “CAUSE”, il cui intreccio, quasi moltiplicando il potenziale di ognuna, ha prodotto quegli effetti.

MAGRIS: Rispetto alle testimonianze dirette e vissute della Shoah, come si collocano le opere letterarie. E’ possibile un’invenzione fantastica che parta da Auschwitz?

MENGALDO: Naturalmente è possibile, anche se uno dei testi più noti ‘Le armi delle notte’ di Vercors, lascia sempre l’impressione della morbosità. …..a me sembrano pur sempre preferibili quelle BASATE SU UNA SERIA DOCUMENTAZIONE come ‘La notte dei girondini’ di Presser – per non parlare dell’ ”Istruttoria“ di Weiss. E solo queste sono utili allo storico.

MAGRIS : Primo Levi considera quasi inadeguate le proprie pagine rispetto a ciò che descrive, perché, dice, solo chi ha fissato in volto la Gorgone può raccontarla a fondo, ma chi ha visto la Gorgone non può parlare perché non è tornato…

MENGALDO: L’opinione di Levi è inconfutabile, anche se si può aggiungere che ci sono rimaste testimonianze (ovviamente pochissime) di membri dei Sonderkommandos addetti alle camere a gas…che forse hanno visto la Gorgone ancor più da vicino…
l’importanza del ‘Memoriale’ di Hoess….o delle dichiarazioni
di Stangl (comandante di Sobibor e di Treblinka) riportate ‘In quelle tenebre’ di Gitta Sereny, sta anzitutto nel fatto che costoro CONOSCEVANO PER I NTERO STRUTTURA E FUNZIONAMENTO del ‘loro’ lager mentre le vittime…ne hanno potuto avere solo una visione intensa ma parziale.



….Lo specifico della Shoah non è stato tanto la sua motivazione ideologica, quanto il suo carattere di STERMINIO TECNOLOGICO E AMMINISTRATIVO…

Dal Corriere della Sera del 15.7.07 (gb)

mercoledì 27 febbraio 2008

LORO AL NORD

Al Nord, in Lombardia, si parla di ‘cuore nero’.
Una analisi fatta dall’Osservatorio Democratico viene riassunta da Repubblica, che, con il suo redattore P. Berizzi parla di sacche nere, che conducono una intensa opera di proselitismo giovanile.
INQUIETANTE IL QUADRO CHE NE EMERGE: la magistratura sta indagando su una serie di intrecci tra i naziskin, nostalgici, tifosi ultrà delle squadre milanesi.
Non basta.
Il giornalista cita pure un’altra inchiesta dei magistrati, ancora in corso, sui neonazisti della provincia di Varese.
50 indagati e due arresti.
Secondo quanto riferisce il giornale tutto parte da un centro sociale "Cuore nero", i cui fondatori hanno contatti con una fitta rete di gruppi neri in cui si ritrovano personaggi conosciuti dell’estremismo milanese e, via via nella fitta ragnatela, ex rappresentanti istituzionali della destra da una lato e uomini della malavita dall’altro.
Da Repubblica del 23.2.08 (gb)

martedì 26 febbraio 2008

LORO

Si impegnano per delle cose molto pratiche: avere un migliore utilizzo dell’aula di informatica o i pannelli solari sul tetto. Vogliono più gite, meglio se nella natura e senza telefonino perché “lo spirito se ne giova”.
Chiedono di studiare la storia su libri che non esprimano una visione della disciplina a senso unico.
I loro slogan per le elezioni studentesche chiedevano lezioni meno tristi con professori meno grigi.
Dicono di non essere violenti e neppure razzisti: “Al corteo per le foibe c’erano quattro ragazzi di colore. Picchiare ci si picchia, ogni tanto, succede da sempre”.

In otto anni a Roma gli studenti di destra eletti nel parlamento dei ragazzi sono passati da 20 a 200, su 400. Decuplicati.

Pragmatismo è la loro parola chiave che viene contrapposta ai temi difficili che si discutono nelle riunioni dei ragazzi di sinistra.
Lottano contro il caro libri ed il caro CD.
In questo modo hanno raccolto alle elezioni il 65 per cento dei consensi.
Dicono: “Non tutti gli studenti che ci votano sono di destra. Anzi.”

Non è che portino un abbigliamento che li distingua dagli altri. I capelli tagliati molto corti, i ray-ban i giubbotti di pelle sono un look che non si usa più.

I simboli del passato, aquile e croci runiche, si vedono alle manifestazioni ma là sono i ventenni ed i trentenni che comandano

Per C. De Gregorio tutto ciò assomiglia ad una “primavera invisibile, per alcuni inconsapevole” sui cui sbocchi futuri è tutto da vedere.

Per noi il primo pensiero è che si deve seguire il tutto con grande attenzione consapevoli che, dopo i 20 anni o ancora più tardi, emergono i
risultati del brodo culturale in cui si è nuotato nell’adolescenza.

Si possono però già ora rileggere gli interventi qui sotto del 23.2 ed il secondo dell'8.2, oppure riguardare l’offerta di articoli di stampa.
Utile pure ascoltare i telegiornali di oggi sulle inchieste della magistratura a Roma.


Da Repubblica del 23.2.08

lunedì 25 febbraio 2008

OMOLADE E LA PROVINCIA ITALIANA

Si chiama Akeem Omolade ed è in Italia dal 2000.
Prima a Torino poi a Novara, dopo Treviso e Reggio Calabria.

All’esordio, a 17 anni, ha dovuto subire gli insulti dei tifosi della sua squadra.
I suoi compagni, la domenica successiva, si sono sporcati
la faccia di nero per solidarietà e sono scesi in campo così.
Non è bastato. Anzi. Gli avversari capirono che non sopportava
di sentirsi dire “negro di merda” e lo insultavano in questo modo ogni volta che
scendeva in campo. Lentamente impara ad ascoltare, sopportare e giocare.

Se ne parla molto i questi giorni a causa di un incidente di gioco in una partita di
C2. Il suo Gela contro il Celano.
Akeem è a terra e viene insultato dall’avversario nel modo che non accetta.
Cade nella provocazione e reagisce. Immediatamente tutti i compagni di squadra dell’avversario lo circondano ripetendo l’insulto. Rissa finale.
Il giudice sportivo però squalifica solo lui per quattro giornate.

Gli insulti del pubblico: “..ormai considero normale” tutto questo ma “non è normale che l’arbitro non abbia detto nulla. Non abbia scritto nulla. Non si sia accorto di nulla. Non si era detto che le partite andavano sospese quando dagli spalti c’erano manifestazioni di razzismo?”.
“Nei campi di provincia non c’è la televisione e quindi spetta agli arbitri far rispettare le regole:”

Ciò che colpisce in questa vicenda è la diffusione capillare sul territorio nazionale di un razzismo che si supponeva presente per lo più in realtà urbane complesse.
Ci si sorprende e ci si indigna quando in qualche città si verificano atti criminali a sfondo razzista.
Si tenta di capirne la causa pensando al degrado della grande città , alla difficoltà di viverci. Alla microcriminalità diffusa ed agli impulsi violenti che tutto ciò può originare.
(Qui sotto si rendeva conto qualche giorno fa di un’aggressione a tre romeni a Torino.)
Oppure si tenta di interpretare il fatto alla luce magari della presenza organizzata nel tessuto urbano di una qualche formazione neofascista.

Ma la vicenda di Omolade spinge a guardarci attorno con più attenzione, a capire quanto è profondo il disagio culturale di chi probabilmente non riesce a comprendere ed accettare le cause che hanno portato alla società multietnica, di chi sopporta la loro presenza coltivando magari in silenzio sentimenti ostili che alla prima occasione vengono improvvisamente allo scoperto.

E’ lo stesso Akeem a dirlo: “Ovunque sempre la stessa storia. Sempre la stessa frase come un’ossessione. …. Quando mi ha chiamato il Gela ho pensato che forse al sud mi sarei trovato meglio.. e invece mi sono sbagliato…peggio che a Treviso.”
Omolade è ovviamente calciatore di professione ed è di nazionalità nigeriana.
Da Repubblica del 22.208 (gb)

domenica 24 febbraio 2008

IL PANE LORO

Nell’intervento di presentazione di questo blog ci si era interrogati sul significato attuale del concetto di ‘resistenza’, individuando le morti bianche come uno dei possibili temi da tenere in considerazione.
Le vittime del lavoro hanno trovato posto finora nell’offerta di articoli di stampa.(cfr. orgoglio nazionale-Febbraio ’08)

L’intervento della cultura è stato ed è sempre molto importante per evidenziare l’urgenza di avviare a soluzione determinati problemi.
Talvolta è stato decisivo come una quindicina di anni fa, quando le voci dei maggiori intellettuali del paese obbligarono il mondo dell’economia a rinunciare ad organizzare l’Expo in una città piena di opere d’arte come Venezia.

Due anziani, grandi protagonisti di quella ed altre battaglie, continuano oramai da soli a farsi sentire.
L’estate scorsa Camilleri riuscì con il suo appello a frenare una multinazionale americana che con i suoi investimenti in Sicilia minacciava la cattedrale di Noto.
Larga eco ha avuto in seguito, su una questione locale, anche l’intervento di Zanzotto per salvare dalla
speculazione edilizia il prato di Pieve di Soligo, ultimo simbolo del verde cittadino.

Particolare attenzione merita quindi la notizia che finalmente anche il mondo dello spettacolo inizia a reagire e a muoversi per contrastare il fenomeno del quotidiano incessante stillicidio di caduti nei luoghi di lavoro. (uno anche ieri Sabato ed uno pure oggi Domenica).

In Piemonte Mimmo Calopresti ha iniziato a girare un documentario sull’incendio alla Thyssen –Krupp e non accetta che a poco a poco l’oblio e l’indifferenza prevalgano. Dice:

«…BISOGNA INDIGNARSI. Io rimango con la mia utopia, penso che la sicurezza sul lavoro sia un diritto irrinunciabile. Vorrei invece che CI SI ARRABBIASSE ANCORA PER RENDERE MIGLIORE QUESTO MONDO. E non solo per lo spazio di un talk show. IL CINEMA QUESTA FORZA CE L'HA. Un tempo, per lo meno, ce l’aveva. INCIDEVA SULLA REALTA', cambiava le cose. Per questo sono venuto qui a Torino a urlare la mia indignazione con i fotogrammi».

Dal 29 Febbraio verrà portato in giro per l’Italia anche uno spettacolo teatrale

Un gruppo di persone: attori, ex operai, musicisti ed il regista Ulderico Pesce metteranno in scena uno nuovo testo, pensato e scritto su queste tragedie: “Il pane loro. Storie di una Repubblica fondata sul lavoro.”

Le tre storie su cui si struttura la recita verranno accompagnate sul palcoscenico
dai versi di letterati italiani che hanno voluto dedicare il loro talento alla composizione di poesie che intendono rappresentare il paradigma di tutte le odissee dei lavoratori.

Da Repubblica del 22.2.08 e dalla Stampa del 23.2 (gb)

sabato 23 febbraio 2008

ROMA FEBBRAIO 2008

Simone ha 19 anni, è piccolo di corporatura, porta i capelli rasati e gli occhiali, studia medicina, primo anno.

L’altra sera esce di casa con un’amica e vede due ragazzi con il volto coperto da sciarpe correre verso di lui. Cerca in fretta di ritornare al portone ma non ce la fa.
All’inizio riesce a difendersi poi i due, 26/27 anni di età dice Simone, tirano fuori i tirapugni e lo feriscono.

All’ospedale le prime cure a due profonde ferite alla testa, poi il ritorno a casa. Nella notte febbre, vomito, nausea e ritorno all’ospedale. Tac e diagnosi: trauma cranico.

“per fortuna non se la sono presa con la mia amica, dice, il tutto è durato pochi minuti. Non ho presentato denuncia. Mi sembra inutile. So che non gli succederà nulla. Preferisco continuare la mobilitazione antifascista con i miei compagni” (Simone fa attività politica nei collettivi studenteschi).

Da Repubblica del 19.2.08 (gb)

venerdì 22 febbraio 2008

CERVELLI RAPITI

Prendendo spunto da uno spettacolo di P. Poli che ha per oggetto gli atti di violenza nella società italiana dell’ultimo secolo, M. Serra afferma che ci si trova davanti “ad una qualità del male a noi contemporaneo”.

Lo percepiamo come un esito obbligato della deriva sociale in cui ci agitiamo: in un tessuto sociale, che non è più guidato da principi e valori, non ci si può stupire che si arrivi, con una frequenza che ci pare impressionante, al delitto singolo o plurimo.

Ma per l’autore questo SALTO DI QUALITA' DEL MALE E' SOLO UNA PERCEZIONE. Delitti, atti criminali etc. sono sempre esistiti.

La vera novità è che SE NE PARLA MOLTO DI PIU'a causa della onnipresenza di un sistema mediatico che amplifica, dilata, enfatizza ogni singolo accadimento.

Lungi dall’idea di negare il diritto ad essere messi al corrente di ciò che succede, Serra focalizza la sua riflessione sul fatto che il tipo di “informazione” che ci viene somministrato non è altro che un “GIGANTESCO SPETTACOLO” con un grande mercato di spettatori cui propinare prima e durante un bel po’ di pubblicità.

Non basta. Si chiede pure se ”.. L'IMPATTO ENORME DEL DELITTO nell'informazione di massa….. il pullulare di "esperti" e criminologhi e opinionisti che paiono interessati a ingigantire i fatti anche per ingigantire il loro potere professionale e i loro cachet” sia L'UNICO MODO PER DARE AI CITTADINI LA CRONACA DEL QUOTIDIANO.

La sua conclusione è che, essendo molti omicidi una copia di altri commessi anche nel passato, non è prescritto da nessun dogma che debbano essere presentati come il delitto del secolo perché “ogni secolo, purtroppo, ne sciorina tanti quanti basterebbero a disgustare perfino il più efferato e morboso dei pubblici paganti.”

Pare opportuno aggiungere però che tutta l’attenzione pubblica che lo ‘spettacolo del delitto’ assorbe fa sì che il telespettatore non rivolga il suo interesse ad altri aspetti del nostro vivere in società e magari,condizionati dai ritmi di vita sempre più stressanti, ne dimentichi il valore o la priorità

E’ fin troppo facile trovare un esempio. Basti ricordare come pochi abbiano parlato delle famiglie degli operai bruciati a Torino e del futuro avranno i loro figli.
Anche qui c’è stato dolore, sofferenza, morte, crudi particolari. E resta il trauma nelle menti dei familiari, degli amici, una sofferenza che non sparisce con i funerali come sono scomparse quelle vittime dagli schermi.

Ma ‘vittima’ diventa anche chi si pone all’ascolto dei media per ‘farsi, costruirsi un’opinione’, perché non trova alternativa alla notizia che riempie le news.

Il testo integrale dell’articolo è presente nell’offerta articoli di stampa di Febbraio (gb)

giovedì 21 febbraio 2008

GLI ANNI DIFFICILI DELLE MINORANZE

Da un intervista di V. Parlato a G. De Rita, presidente del Censis, sul suo ultimo rapporto dal titolo: “Poltiglia, mucillaggine, ignominia”.
Il testo completo dell’articolo nel link di prossima apertura: ‘APPROFONDIMENTI'.

IN TUTTO QUESTO DISASTRO PERO' TU RIPONI SPERANZE NELLE MINORANZE. SPIEGAMI QUALI E PERCHE'.
Vedi, dalle mie osservazioni sulle cose d'Italia, ho rilevato che ci sono minoranze, piccole galassie, che assumono un target, e su quello insistono, lavorano. Minoranze - dico io - con una coscienza stretta, molto diversamente da chi procede con un'opinione larga. E questo lo puoi vedere in … mondi del tutto diversi: dai radicali di Nessuno tocchi Caino (il cui lavoro ha trovato tanti consensi da portare alla moratoria sulla pena di morte approvata di recente dall’Onu) al Fai che si impegna nel settore dei beni culturali.
Insomma in ogni settore c'è una minoranza che impone una riflessione diversa. Vale ancora l'esempio che Aldo Grasso faceva per la televisione. La poltiglia è dominante, straborda, ma poi c'è l'ora di Benigni, le Invasioni barbariche. Minoranze fertili.


MA COSA POSSIAMO ASPETTARCI DA QUESTE MINORANZE?
Queste minoranze sono importanti perché alimentano le nostre speranze, ci danno la forza della speranza. Queste minoranze, sia chiaro, non diventeranno mai maggioranze egemoni. Nel momento in cui tentassero di diventare maggioranze, si ridurrebbero a mucillagini.

DOBBIAMO DIRE CHE ATTRAVERSIAMO UNA FASE CHE NON CONSENTE CRESCITA E CHE LE MINORANZE POSITIVE SONO SOLO SPERANZE, POSSIBILE LIEVITO DI UNA NUOVA STAGIONE,NON PROSSIMA?
La situazione è questa. Avremo ancora anni difficili. Non siamo alla conclusione della crisi. Anche il quadro internazionale (come ci aggiusteremo con Cina e India e di fronte a una perdita di egemonia degli Usa?) non è chiaro, ma non siamo alla fine del mondo, abbiamo subìto crisi ancora più pesanti. Alla fine ne usciremo, ma a condizione di prendere atto della gravità dell'attuale crisi. Chiudere gli occhi e tapparsi le orecchie sarebbe suicida.
Dal Manifesto del 5.1.08 (gb)

mercoledì 20 febbraio 2008

IL MODELLO MAXIMO

Si diceva ieri dell’intolleranza ed ecco nel “Gazzettino” di oggi i risultati di un’indagine condotta dal “Comitato per l’applicazione del Codice Tv e Minori”.
“Nel 2007 sono cresciute, nella nostra Tv, le scene violente, anche negli orari protetti. Si tratta di violenza fisica e psicologica, individuale o di branco…..

Commenta Vincenzo Cerami “… non bastano le avvertenze delle farfalle e dei bollini nei film. LE SCENE RACCAPRICCIANTI SEMBRANO ESSERE IL SALE DELL’AUDIENCE”. Ma quello che l’estensore dell’articolo ribadisce è che non si sta parlando di una scena ma di “un clima generale in cui vengono esaltati i valori DELLA SOPRAFFAZIONE, del CINISMO e della VENALITA’.” Non basta però, non ci si ferma qui: c’è ancora una violenza più sottile e contagiosa che è quella costituita dalla VOLGARITA’. “Sono violenti la RETORICA, le FINTE LACRIME, i LUOGHI COMUNI passati per VERITA’, la DEMAGOGIA, la MALAFEDE…”

La conclusione di Cerami è che tutti questi contenuti, assorbiti per diverse ore al giorno, producano ansia nei bambini: “non è vero che il mondo” visto dalla Tv sia “IRRIMEDIABILMENTE BRUTALE. Essi rischiano di spaventarsi troppo e di chiudersi in atteggiamento di difesa e di sfiducia.”

Viene spontaneo chiedersi cosa produce la programmazione televisiva nelle teste di adolescenti come i due picchiatori dell’hinterland torinese. Ragazzi, si leggeva, con famiglie difficili alle spalle, dove è quasi impossibile che modelli comportamentali discutibili visti in Tv possano venir discussi, messi in dubbio. Dove manca un modello ‘altro’ rispetto a quello teletrasmesso. Con i risultati che poi ci sono noti.
20.2.08 (gb)

martedì 19 febbraio 2008

L'INTOLLERANZA CHE ROMPE LE GAMBE

In data 11.2 abbiamo pubblicato una riflessione di M. Serra sulle componenti culturali che animano l’attività di “frange nere” presenti nel nostro paese. A quelle già descritte viene la tentazione di aggiungerne un’altra dopo aver letto la storia di Andrea, studente tredicenne di seconda media di un comune della cintura torinese.
Pagella con quattro “ottimo” e sette “distinto”. Gli piace la danza. Non ha tempo di uscire con i compagni a bighellonare perché troppo occupato dallo studio e dai corsi di danza e musica. Gli piacerebbe diventare come Nureiev ma, più concretamente, pensa di studiare medicina all’università e vorrebbe diventare medico anestesista.

I suoi interessi precisi ed i suoi comportamenti gli hanno attirato l’antipatia di alcuni compagni di classe: “..con quei tipi lì non ho mai legato. Loro passano subito alle mani, e io cerco di evitarli. Certo che ho degli amici a scuola, ma non sono quelli.”
La passione per il ballo, in modo particolare viene giudicata “poco maschia” e
Quindi, un anno fa, lo prendono e gli infilano la testa nel water insultandolo in modo irripetibile.

Non basta però perché Andrea continua dritto per la sua strada ed allora, qualche giorno fa, scatta una nuova aggressione. In due, tredici e quattordici anni, famiglie complicate alle spalle, lo prendono a calci e a pugni. Obiettivo rompergli le gambe. Quasi ci riescono. Ad Andrea viene prescritto riposo e movimento con le grucce.

E’ pensabile che dopo la prima aggressione famiglia e scuola avessero provato ad arginare ed incanalare l’aggressività dei compagni di scuola di Andrea. Senza esiti però, visto che un anno dopo è stata necessaria la denuncia della madre ai carabinieri per sollevare il problema.


Per Ludovico Paletto della Stampa: “..ennesima storia di bulli, verrebbe da dire. …è molto di più…. È la storia di una grande passione e di una grande intolleranza.”

Ecco forse è il caso che, nel riflettere attorno al significato che il concetto di ‘resistenza’ può avere nel tempo che viviamo con cui abbiamo presentato questo blog, ci si soffermi un po’ su questa “intolleranza” che si manifesta contro chi fa scelte atipiche per i più e che finisce poi per avere esiti violenti e prevaricatori.

Forse il cercare e trovare forme per impegnarci contro le tante intolleranze del nostro tempo può essere il modo per arginare una deriva culturale, che molti percepiscono, e i cui esiti poi rischiano di essere pagati non da un ragazzo di tredici anni, ma anche da molti altri

Stesura sulla base di articoli apparsi nella ‘Stampa’ dei giorni scorsi.
19.2.08 (g.b.)

domenica 17 febbraio 2008

LA TENACIA DI DUE UOMINI PER UN ATTO DI GIUSTIZIA

TV e giornali di questi giorni hanno molto parlato dell’estradizione dal Canada di Seifert “Il boia di Bolzano” e della sua ferocia.
Si vuol ricordare qui chi ha il merito di questo atto di giustizia:
Il primo è Bartolomeo Costantini, procuratore capo militare di Verona.
Con una sentenza del 2000 il Tribunale da lui presieduto aveva riconosciuto Seifert colpevole della morte di almeno 18 persone e lo aveva condannato all’ergastolo.
Otto anni ci sono voluti prima che il 17 gennaio scorso l'Alta corte canadese accogliesse la richiesta di estradizione presentata dall'Italia. Provvedimento reso possibile grazie ad un cavillo giuridico. Il caporale delle SS era immigrato in Canada clandestinamente nel 1951 e questo ingresso irregolare lo ha inchiodato.
Il secondo è Rick Ouston, cronista del Vancouver Sun, giornale della città in cui Seifert si era ricostruito una nuova vita con cittadinanza canadese. Nel 2001 lo ha scoperto e ne ha reso pubblico il passato.
Dai giornali del 16.2 (gb)

giovedì 14 febbraio 2008

TRE ROMENI A TORINO. RAID

È di ieri l'altro la notizia del raid a colpi di spranga contro tre inermi immigrati romeni nel quartiere torinese di Madonna di Campagna. Non è stato il primo raid scaturito dall'odio contro gli stranieri e di certo non sarà l'ultimo. Fin troppo facile biasimare l'intolleranza razziale sempre più diffusa nelle nostre società multietniche. Più interessante, forse, notare che a legare questi episodi non è tanto il contenuto di supposto odio razziale ma la forma. Ossia il raid.
Chi compie un raid lo può fare con l'intenzione di razziare, saccheggiare, rapinare, oppure la scorreria può anche limitarsi all'unico obiettivo di portare distruzione e morte nel campo avverso senza alcuna immediata contropartita che non sia il danneggiamento non definitivo e non risolutivo della vittima-bersaglio.
Il raid colpisce duramente nel cuore del campo avverso per poi però subito ritirarsene. La caratteristica essenziale del raid è che chi lo compie si muove in territorio nemico ma non mira a farne terreno proprio. Anzi, il nichilismo esorbitante insito nella forma del raid finisce con il trasformare in territorio nemico anche il proprio territorio. La violenza del raid alimenta un'inimicizia assoluta e infinita.
Da La Stampa del 13.2.08
( gb)

lunedì 11 febbraio 2008

RIFLESSIONE A MARGINE DI UN FATTO DI CRONACA

La matrice catto-fascista della “lista nera” dei professori ebrei apparsa su Internet appare molto sfocata nelle parole dei giornali. E’ un errore, e non è un errore veniale. Si attribuiscono a isolati mattoidi idee che allignano da tempo in slogan, documenti, blog, lettere di minaccia di frange nere che hanno attuato un orrido rimpasto del peggio dell’armamento reazionario…
spada dei crociati, l’esaltazione di Lepanto, l’antiabortismo d’assalto, la fede come arma identitaria contro gli impuri…. .
L’antisemitismo è il perfetto collante di questa robaccia nera………

L’antifascismo è lo strumento politico meno di moda di questi ultimi due decenni. La sua messa in mora dovrebbe servire…a svelenire il clima, a rendere meno ideologico e meno aspro il dibattito storico politico… .
Ma il risultato è che gli antichi e mai dimessi veleni ideologici del fascismo, senza antifascismo, non vengono neanche più individuati a prima vista, come invece avviene in quasi tutti i paesi europei. E sembrano occasionali stramberie anche quando sono una studiata, riconoscibile campagna di odio politico.

M. Serra da Repubblica del 9.2.08 (gb)

venerdì 8 febbraio 2008

STARE NELL’APPARATO STATALE E CAPIRNE L’ORRORE DELLA POLITICA

Il 4.2.08 ad Atene, alla presenza del capo dello stato Papulias e del suo ministro degli esteri, le Comunità ebraiche greche hanno consegnato una particolare onoreficenza ai rappresentanti dei governi di Italia e Spagna quale ringraziamento per l’impegno messo in atto da funzionari dei due Paesi ( l’Italia era fascista e la Spagna franchista) nel salvare la vita degli ebrei di Grecia nel 1943. (Tornarono a casa solo 2000 dei 55.000 ebrei di Salonicco – metà della popolazione della città.)
Il console generale dell’Italia a Salonicco Guelfo Zamboni con coraggio, puntiglio e pignoleria, utilizzando magistralmente i cavilli della burocrazia e aggirando le diffidenze di chi aveva voluto le leggi razziali,riuscì a salvare quasi 300 ebrei.

Sintesi dal Corriere della Sera di inizio Febbraio 2008 (gb)

COMMENTO ALLA CRONACA PIU’ RECENTE

«Si vuole riabilitare il peggior fascismo, quello collaborazionista coi nazisti successivo all'8 settembre 1943». Massimo Rendina, 88 anni, presidente dell'Anpi Roma e soprattutto comandante di una brigata Garibaldi durante la Resistenza, non si capacita della crescita giovanile di «determinati gruppi xenofobi». E' tra gli intellettuali e politici di sinistra che hanno scritto un appello al ministro Fioroni affinché vengano sciolte quelle liste scolastiche che si rifanno esplicitamente al ventennio. Hanno scritto anche al prefetto della capitale Carlo Mosca «per vigilare sullo squadrismo ai danni dei giovani di sinistra».

Dal Manifesto del 6.2.08 (gb)
L'intero articolo nell'offerta stampa di Febbraio

giovedì 7 febbraio 2008

MAI DIMENTICARLO

7 febbraio 1979: muore in Brasile "l'angelo della morte", il medico nazista Joseph Mengele.
Da: La Stampa 7.2.08 (gb)

lunedì 4 febbraio 2008

ANNELIESE KNOOP-GRAF OGGI A MILANO

Come nasce un antinazista?
Come si forma un oppositore a Hitler negli anni del trionfante Terzo Reich?
La storia dello studente Willi Graf, classe 1918, è rara e appassionante e questo libro la racconta con ricchezza di particolari attingendo a nuove, importanti testimonianze e a una vasta documentazione.
Nato in una famiglia borghese e politicamente conformista, Willi cresce nelle associazioni cattoliche e non si iscriverà mai alla Gioventù hitleriana.
All'università di Monaco di Baviera entra in contatto con Hans Scholl, il leader del gruppo clandestino della Rosa Bianca, autore dei volantini anti-regime diffusi dal giugno 1942.
Willi Graf l'inquieto, il taciturno coraggioso, è in prima fila nella pericolosa attività di resistenza nonviolenta, unica arma le parole di denuncia contro le menzogne del regime.
Nel febbraio 1943 Graf viene catturato dalla Gestapo subito dopo l'arresto dei suoi amici Sophie e Hans Scholl. Seguirà la loro sorte e sarà ghigliottinato.
La limpida e breve vita controcorrente di Willi Graf è uno straordinario esempio di resistenza cristiana, spesso solitaria, alla dittatura liberticida. Perché «ognuno – diceva – porta l'intera responsabilità».

Prefazione di Moni Ovadia al libro:
"Willi Graf – Con la Rosa Bianca contro Hitler"
di Paola Rosà. Editore "Il Margine" www.il-margine.it
L'Associazione Rosa Bianca lo ha presentato oggi pomeriggio presso la Fondazione Giuseppe Lazzati. Anneliese Knoop-Graf, sorella di Willi, ha partecipato all'incontro.

Dal sito web di Radio3 (gb)

domenica 3 febbraio 2008

CENTRI CULTURALI E COMPORTAMENTI MODERNI

L’Associazione Italiana Editori, sulla base dei dati Istat, rivela che nel 2007 la metà circa dei bambini e dei ragazzi, inseriti nella scuola dell'obbligo e alle superiori, non legge alcun libro al di fuori dei manuali scolastici. La ricerca dell'Aie precisa che nella fascia delle elementari, fra i sei e i dieci anni, neanche la metà (il 46,8 per cento) dei bambini ha letto lo scorso anno almeno un libro non scolastico contro il 58 per cento dei coetanei spagnoli. Fra i preadolescenti, nella fascia undici-quattordici anni, la situazione migliora (59,5 per cento), per poi crollare nuovamente al 43,1 per cento in parallelo con il progressivo crescere dell'età.
Sconfortante il confronto con i primi anni 90 quando la richiesta di libri per ragazzi aveva registrato una grande impennata facendo sperare bene per il futuro. Ovvia la delusione degli editori, e non solo, che avevano aumentato la loro offerta passando da 951 titoli ai 2.296 del 2006.
Federico Motta, presidente dell’Aie dice: “….Serve una politica organica e continuativa in materia di promozione della lettura… .”

Sintesi dai giornali di fine Gennaio ‘08 (gb)