mercoledì 29 aprile 2009

QUESTO BLOG

Chi ha animato queste pagine fino ai giorni scorsi non lo può più fare.

In attesa che qualcuno si proponga all'associazione per continuarne il lavoro si sospende il blog.

venerdì 24 aprile 2009

TERREMOTO: TESTIMONIANZA DALL' ABRUZZO

>
>
> Vi scrivo da Colle di Roio (AQ) uno dei paesini colpiti dal sisma del 6
> aprile 2009.
>
Il mio paese.
> Trovo molto difficile fare ordine nel turbinio di pensieri che mi gonfiano la
> testa, ma ci proverò.
> E scrivo questa nota perchè credo che solo uno strumento quale la rete
> permetta di conoscere altre verità, senza mediazioni se non dell'autore.
>
> Il nostro campo è abitato da circa trecento persone, distribuite in una
> quarantina di tende.
> Tornati da una vacanza mai iniziata, assieme a Pierluigi, abbiamo cercato di
> dare un contributo alle attività di gestione della tendopoli che, nel
> frattempo, (era passata già una settimana dall'inaspettato evento), era andata
> sviluppandosi.
>
> Come sapete non sono un tecnico, nè ho una qualche esperienza di gestione
> logistica e di personale in situazioni di emergenza e quanto vi racconto può
> essere viziato da uno stato di fragilità emotiva (immagino mi si potrà
> perdonare).

Il fatto è, che a fronte di uno sforzo impagabile profuso da molte
> delle persone presenti nel nostro campo, (volontari della protezione civile,
> della croce verde/rossa, vigili del fuoco, forze di polizia etc...) ,
> inarrestabili fino allo sfinimento, ci siamo trovati, o sarebbe meglio dire ci
> siamo purtroppo imbattuti, nella struttura ufficiale della Protezione Civile
> stessa e nel suo sistema organizzativo
.
>
> La splendida macchina degli aiuti, per quanto ho visto io, poggia le sue
> solide e certamente antisismiche basi, sulle spalle e sulle palle dei
> volontari; il resto da' l'impressione di drammatica improvvisazione. E non
> perchè non si sappia lavorare o non si abbiano strumenti e mezzi, ma
> semplicemente ed a mio parere, perchè si è follemente sottovalutato il problema
> fin dall'inizio
.
>
Se vero che il terremoto non è prevedibile è altrettanto vero che tutte le
> scosse precedenti (circa trecento più o meno violente prima dell'inaspettato
> evento) dovevano rappresentare un serio monito.


Perchè non è servito il fatto
> che due settimane prima del sisma alcuni palazzi presenti in via XX settembre a
> L'Aquila, poi miseramente sventrati, erano già stati transennati perchè le
> scosse che si erano susseguite fino a quel momento (la più alta di 4° grado,
> quindi poca cosa...) avevano fatto cadere parte degli intonaci e dei
> cornicioni...

> Una persona minimamante intelligente, a capo di una struttura così grande
> quale la protezione civile, avrebbe dovuto schierare i propri uomini alle porte
> della città, come un esercito, pronto a qualsiasi evenienza
.
>
> Ed invece mi trovo a dover raccontare che le prime venti tende del nostro
> campo se le sono dovute montare i cittadini del paese (ancora stravolti del
> sisma), con l'aiuto di una manciata di instancabili volontari,


che manca un
> coordinamento tra i singoli gruppi presenti, che la segreteria del campo (che
> cerchiamo di far funzionare), è rimasta attiva fino a ieri con un Pc portatile
> di proprietà di mia proprietà, acquistato "sia mai dovesse servire", e con
> quello di un volontario;

che siamo stati dotati di stampante e telefono ma per
> la linea Adsl (in Italia ancora uno strano coso...) stiamo ancora aspettando e
> quello che siamo riusciti a mettere in piedi è merito dell'intelligenza di
> qualche giovane del posto e dei suoi strumenti tecnici; che abbiamo dovuto
> chiamare chi disinfettasse e portasse via mucchi di vestiti perchè arrivati
> sporchi e non utilizzabili;

che che fino dieci giorni dal sisma avevamo un
> rubinetto per trecento persone, nessuna doccia, circa 20 bagni chimici e nessun
> tipo di riscaldamento per le tende.


Vi ricordo che in Abruzzo ed a L'Aquila in
> particolare la primavera fatica ad arrivare e che anche in queste notti la
> temperatura continua ad essere prossima prossima allo zero. Non ci si può
> quindi stupire che molte persone, la maggior parte delle quali anziane (e non
> tutte con la dentiera...), cocciutamente ed in barba alle direttive che vietano
> di rientrare nelle case, contiunano a fare la spola dalla tenda al bagno di
> casa.
>
Potreste obbiettare che tutto sommato e visti i risultati raggiunti nel
> seguire più di quarantamila sfollati questi problemi sono inevitabili e bisogna
> solo avere pazienza.
> Condivido il ragionamento.
>
> Quello che mi lascia stupito, che la gente non sa e che gli organi di
> informazione si guardano bene dal dire è che tutta la macchina si basa all'atto
> pratico, sulla volontà ed il cuore di persone che lasciano le loro case e le
> loro famiglie e che non pagate, cercano di ridare un minimo di dignità e
> conforto a chi, a partire dalla propria intimità, ha perso tutto o quasi.



> La protezione civile che molti immaginano (alla Bertolaso per intenderci) non
> esiste nei campi, almeno non nel nostro. I volontari si alternano, perchè
> obbligati ad andarsene dopo circa 7 giorni.
>
> Cosa comporta tutto questo?
> Che ogni settimana si vedono facce nuove con la necessità di ricominciare a
> conoscersi ed imparare a coordinarsi, che il capo campo cambia anche lui con
> gli altri e quindi può avere esperienza o meno, che spesso, ed è il nostro
> caso, la gestione di alcune attività è affidata ai terremotati perchè non viene
> inviato personale apposito, con inevitabili problemi, invidie acrimonie e
> litigate tra...poveri.
>
Volete un esempio cristallino della disorganizzazione?
>
La nostra psicologa, giunta al campo per propria cocciuta volontà, è rimasta
> anche lei solo una settimana. Vi immaginate quale può essere l'aiuto ed il
> sostegno che una persona addetta può dare e quale fiducia può risquotere per
> permettere alle persone di aprirsi, se cambia con cadenza domenicale???

>
A questo si aggiungano l'inesperienza di molte persone (spesso e per fortuna
sconfitta dalla volontà di far bene) e le tristi e umilianti dimostrazioni di
> miseria umana che ci caratterizzano e che risultano ancora più indecenti ed
> inaccettabili in casi di emergenza.
>
> Qualcosa di buono però ragazzi l'ho imparato.
>
> Ho imparato che per la richiesta di materiale devo inviare un modulo apposito
> e che a firmare lo stesso non deve essere il capo campo, la cui responsabilità,
> fortuna sua, è solo quella di gestire trecento vite, trecento anime, più tutti
> coloro che ci aiutano dalla sera alla mattina, ma serve il visto del Sindaco,
> oppure del presidente di circoscrizione oppure di un loro delegato (pubblico
> ufficiale).

Noi dopo aver speso due giorni per individuare chi dovesse firmare
> questi benedetti moduli, sappiamo che dobbiamo prendere la macchina e quando
> serve (ovviamente più volte al giorno), raggiungerlo al comune
.
>
> Un'ultima noticina.
> Due giorni fa la Protezione civile si è riunita con gli esperti, ed ha
> ritenuto che non vi siano motivi di preoccupazione relativamente alle dighe
> abruzzesi (la terra trema ogni giorno).

Ora ricordandomi che analoga sicurezza
> era stata espressa all'alba di una scossa di quarto grado e pochi giorni prima
> che il nostro inaspettato evento facesse trecento morti e azzerasse l'economia
> e la vita di migliaia di persone...ho provveduto, poco elegantemente, ad
> eseguire il noto gesto scaramantico...
>
> Però dei regali li ho ricevuti.
> Sono le lacrime di molte delle persone che hanno lavorato alla tendopoli,
> trattenute a stento nel momento dei saluti; sono le parole e gli sguardi dei
> vecchi del paese, che mescolano dignità e paura, coraggio e rassegnazione,
> senza mai un lamento.
>
> Un'altra cosa.
> Vi prego chiunque di voi possa, prenda il treno l'aereo o la macchina e si
> faccia un giro per L'Aquila e d'intorni. Le tendopoli non sono tutte come
> quelle a Collemaggio.

Scoprirete il livello di falsità che viene profuso a
> piene mani dagli organi di comunicazione oramai supini e del livello di
> indecenza del ns presidente del consiglio che prima con lacrime alla cipolla e
> poi con sorrisi di plastica distribuisce garanzie e futuro a chi, vivendo in
> tenda e saggiando sulla pelle la situazione sa, che sono tutte palle.


I morti sono serviti subito per mostrarsi umano e vicino alle famiglie, ma
> ora è meglio dimenticarli in fretta..Via via..nessuna responsabilità, nessun
> dolo.

I pm sono dei malvagi.. ricostruiamo in fretta.. forza la vità e bella,
> vedrete, tra un mese sarete tutti a casa...
> Conoscete i nomi delle famiglie che doveva ospitare nelle sue ville?
>
> Le virtù umane travalicano gli eventi, le sue miserie non hanno confini.
>
> Se volete vi prego fortemente di inviare questa mail a quanti vi sono amici.
> La stampa nazionale si è guardata bene dal pubblicarla
.

mercoledì 22 aprile 2009

ESCETH EKOS

Quali titoloni se fosse stata italiana la ragazza di 18 anni morta...con quanto ... parolone i nostri viscidi giornalisti televisivi ...avrebbero commentato ....i psicofilosofi avrebbero riempito di frasi il porta a porta della nostra televisione di m......


e invece una scarna notizia...... morta una ragazza incinta durante il suo viaggio della speranza in un traghetto della morte......mentre italia e malta giocavano a scaricabarile....

SI CHIAMAVA ESCETH EKOS AVEVA 18 ANNI VENIVA DALLA NIGERIA......AVEVA SOGNI.....SPERANZE DI UN FUTURO MIGLIORE........E UN BAMBINO IN GREMBO ....... DA CULLARE E STRINGERE AL PETTO........

è una nostra figlia......e per la sua morte mi indigno......e piango..come un padre .... come un nonno ......di qualsiasi parte del mondo dovrebbe fare........


Messaggio ricevuto oggi via e-mail da Valentino

lunedì 20 aprile 2009

RESTIAMO UMANI

Cari Hermanos,
il nostro adagio "RESTIAMO UMANI" ,
diventa un libro.

E all'interno del libro il racconto di tre settimane di massacro,
scritto al meglio delle mie possibilità,
in situazioni di assoluta precarietà,
spesso trascrivendo l'inferno circostante su un taccuino sgualcito
piegato sopra un'ambulanza in corsa a sirene spiegate,
o battendo ebefrenico i tasti su di un computer di fortuna
all'interno di palazzi scossi come pendoli impazziti da esplosioni tutt'attorno.

Vi avverto che solo sfogliare questo libro potrebbe risultare pericoloso,
sono infatti pagine nocive, imbrattate di sangue,
impregnate di fosforo bianco,
taglienti di schegge d'esplosivo.

Se letto nella quiete delle vostre camere da letto rimbomberanno i muri
delle nostre urla di terrore,
e mi preoccupo per le pareti dei vostri cuori
che conosco come non ancora insonorizzate dal dolore.

Mettete quel volume al sicuro,
vicino alla portata dei bambini,
di modo che possano sapere sin da subito di un mondo a loro poco distante, dove l'indifferenza e il razzismo fanno a pezzi loro coetanei come fossero bambole di pezza.
In modo tale che possano vaccinarsi già in età precoce
contro questa epidemia di violenza verso il diverso e ignavia dinnanzi all'ingiustizia.
Per un domani poter restare umani.

I proventi dell'autore,
vale dire Vittorio Arrigoni,
me medesimo,
andranno INTERAMENTE alla causa dei bambini di Gaza sopravvissuti all'orrenda strage,
affinché le loro ferite possano rimarginarsi presto (devolverò i miei utili e parte di quelli de Il Manifesto al Palestinian Center for Democracy and Conflict Resolution, sito web: http://www.pcdcr.org/eng/ , per finanziare una
serie di progetti ludico-socio-assistenziali rivolti ai bimbi rimasti gravemente feriti o traumatizzati ).

Nonostante offerte allettanti come una tournee in giro per l'Italia con Noam Chomsky, ho deciso di rimanere all'inferno, qui a Gaza.
Non esclusivamente perché comunque mi è molto difficile evacuare da questa prigione a cielo aperto (un portavoce del governo israeliano ha affermato :"e' arrivato via mare, dovrà uscire dalla Striscia via mare"), ma soprattutto perché qui ancora c'è da fare, e molto, in difesa dei diritti umani violati su queste lande spesso dimenticate.

Non avremo certo gli stessi spazi promozionali di un libro su Cogne di Bruno Vespa o una collezione di lodi al padrone di Emilio Fede,
da qui nasce la mia scommessa,
sperando si riveli vincente.

Promuovere il mio libro da qui, con il supporto di tutti coloro che mi hanno
dimostrato amicizia, fratellanza, vicinanza, empatia.
Vi chiedo di comprare alcuni volumi e cercare di rivenderli se non porta a porta quasi, ad amici e conoscenti, colleghi di lavoro, compagni di università, compagni di
volontariato, di vita, di sbronza.
E più in là ancora, proporlo a biblioteche,
agguerrite librerie interessate ad un progetto di verità e solidarietà.
Andarlo a presentare ai centri sociali e alle associazioni culturali vicino a dove state.


Si potrebbero organizzare dei readings nelle varie città, (io potrei intervenire telefonicamente, gli eventi sarebbero pubblicizzati su Il Manifesto, sui nostri blog e aggiro per internet)
e questo potrebbe essere anche una interessante occasione per contarsi, conoscersi,
legarsi.
Non siamo pochi, siamo tanti,
e possiamo davvero contare,
credetemi.

Il libro lo trovate fin d'oggi nelle edicole con Il Manifesto,
e fra due settimane nelle librerie.
Confido in voi,
che confidate in me,
non per i morti
ma per i feriti a morte di questa orrenda strage.

Un abbraccio grande come il Mediterraneo che separandoci, ci unisce.

Restiamo umani.

vostro mai domo

Vik

domenica 19 aprile 2009

CIRO UCCISO DAI FASCISTI 18.04.79

... Ed eravamo una comunità di giovani comunisti che viveva in una più ampia comunità di persone, a Torpignattara, in Certosa, alla Maranella, al Pigneto, dentro la quale ancora non si erano frantumati i rapporti ed i legami sociali.

I processi di diffusione dell’egoismo sociale covavano sotto la pelle ma non avevano preso, come sarebbe accaduto a partire dagli anni '80, il sopravvento.


E all’epoca si stava per strada e noi stavamo sulla piazzetta di via dei Savorgnan, insieme a quelli più grandi e si parlava e si ragionava e si raccontava (perché all’epoca c'erano tante cose da raccontare e c’era pure voglia di stare a sentire i racconti).

Erano gli anni di piombo, ogni giorno moriva qualcuno…..

Ma chi era Ciro? Mi concedete la licenza retorica di poter dire che
era un ragazzo che voleva riscattare una vita di minorità sociale e di disagio e che ci stava riuscendo grazie al suo meraviglioso carattere ed alla scoperta della bella politica?

Di quel gruppo di amici io ero il solo ad aver avuto l’opportunità di studiare.

Ma la cosa straordinaria è che dopo tanti anni molti di questi miei amici si sono iscritti alle superiori e da grandi hanno preso la maturità.

Ed è incredibile pensare che Ciro Principessa, un giovane con solo la terza media, sia morto ucciso dai fascisti per recuperare un libro che uno di loro aveva sottratto nella libreria che noi ragazzi avevamo attrezzato nella sezione.

Ciro e la Certosa erano la stessa cosa, e la Certosa era un paese nella città.
Erano i tempi in cui le microcittà esistevano per davvero ancora e non solo negli studi propedeutici al Piano Regolatore Generale.

Erano i tempi in cui Ciro, Ivano, Paolo, Celeste, Danilo mi raccontavano di quando avevano 13 anni e correvano a trovare il «regista» in una baracchetta della borgata degli angeli a due passi da Villa Certosa.

Ed i tempi in cui ancora speravamo ingenuamente in una Italia migliore, criticavamo quell’Italia d’allora ma non sapevamo di quella peggiore che ci sarebbe capitata negli anni a venire.

Ed ero solo quella notte in ospedale insieme alla sorella. Ero accanto a lui quando finì di vivere e in quegli ultimi istanti capì che aveva avvertito, mentre lo carezzavo, la mia presenza.
Nelle cose che ho fatto in seguito non c’è stato momento in cui non abbia pensato a lui.

L’Unità
18 aprile 2009

giovedì 16 aprile 2009

da: www.spegnilospreco.org

Solar Chill è un frigorifero fotovoltaico che permette la conservazione di vaccini o di cibo, senza fili della luce e centrali elettriche.

Nato da un'idea di Greenpeace, è stato realizzato dall'Istituto danese di Tecnologia e alcuni prototipi sono stati testati con successo in Senegal, Indonesia e Cuba.

Con una temperatura ambiente superiore ai 32 gradi Celsius, Solar Chill ha sempre mantenuto la temperatura interna tra i 2 e gli 8 gradi.

Il Tile Tasuma in Mali è un «fuoco solare» che permette, come dichiarano i promotori, di «salvaguardare l'ambiente ed economizzare denaro», riducendo l'uso di legna da ardere, come molti altri modelli di cucine solari ormai diffuse in Africa come in Asia e America Latina.

In Benin funziona, senza uso di energia elettrica, un distributore d'acqua a gettone tarato a 35 litri... no, non è una multinazionale a gestirlo, ma un comitato di villaggio che si occupa delle fontanelle rifornite da un nuovo acquedotto;

il prezzo del gettone è minimo ma serve a coprire le spese di manutenzione e permette il prelievo 24 ore su 24.

La pompa manuale a tazze «noria», che funziona anche per pozzi di 50 metri, riprende sotto sembianze moderne un antichissimo metodo di estrazione d'acqua da pozzi e acquitrini ed è stata elaborata e prodotta in Ciad nel 1980, per poi essere applicata in Camerun, Benin e Burkina Faso.

Acuaclor solar è un apparecchio per potabilizzare l'acqua: un pannello fotovoltaico fornisce l'energia necessaria all'elettrolisi di una soluzione diluita di sale per produrre ipoclorito di sodio:
in una giornata di sole si fornisce acqua potabilizzata a 400-800 persone.

In Kenya le lanterne solari sono un'ottima alternativa ai fili della luce (che non ci sono) e alle puzzolenti lampade a kerosene:
il pannello fotovoltaico di giorno carica la batteria della lampada, che può anche dare energia a una piccola radio.

Ecco un giro del mondo in mille tecnologie semplici, economiche ed ecologiche, risparmia-risorse e risparmia-fatica, applicabili anche nel Nord del mondo ma finora studiate per quelle zone dove lo scarso accesso ai combustibili fossili o la carenza di infrastrutture rende difficile conservare alimenti, costruire, cucinare, illuminare, pompare acqua, potabilizzare acqua, produrre energia elettrica, produrre gas, produrre macchinari semplici, purificare l'aria, trattare rifiuti.

mercoledì 15 aprile 2009

IMPRESE ITALIANE: IMPREGILO

....
Bene, questi giganti della Confindustria hanno nel loro palmarés anche l'ospedale de L'Aquila, quello nuovo inaugurato 12 anni fa;

perché quello vecchio è ancora in piedi, mentre quello nuovo, dove ci hanno messo la zampa anche loro, è venuto giù.

Naturalmente, c'è un comunicato che è stato sufficiente alla cosiddetta informazione per non nominare l'Impregilo.

L'Impregilo dice: “noi non abbiamo fatto la struttura dell'ospedale de L'Aquila, l'abbiamo solo messo in funzione” avete visto come funzionava bene.

Peccato però che fino al giorno del terremoto, nel sito Impregilo alla voce “business units” si legge tra le varie opere di cui l'Impregilo si vanta:

“edilizia ospedaliera: in questo settore ha realizzato sia in Italia che all'estero importanti e moderni complessi ospedalieri che vengono di seguito dettagliati”.

Ce ne sono alcuni e in fondo all'elenco si legge:

“ospedali a L'Aquila, Cerignola e Menaggio”. Chissà se c'è ancora sul sito, bisognerebbe controllare.

E ancora, sempre sito Impregilo: comunicati stampa, 12 settembre 2000:

“aumentano le acquisizioni, crescono gli investimenti...”

tra le acquisizioni effettuate giova ricordare
“ospedale San Salvatore, L'Aquila”. Se ne vantavano, all'epoca.

In compenso una chicca:

sempre nel sito Impregilo c'è scritto:

“Algeria, biblioteca nazionale d'Algeria. Hanno fatto pure la biblioteca nazionale d'Algeria, questa però – scrivono -

“l'edificio che si estende su una superficie di 60.000 mq e ripartito su 13 piani è stato realizzato secondo le norme vigenti in materia di stabilità strutturale antisismica”.

Ecco, in Algeria gli edifici, l'Impregilo, li costruisce secondo le norme antisismiche...

Da Passaparola di M. Travaglio

venerdì 10 aprile 2009

LA FUNZIONE DELL' OSCENITA'

Chiedersi a chi possa giovare, politicamente, l'orrore è indegno...

Tuttavia, anche le catastrofi naturali producono effetti politici.

Si pensi ancora, per usare un esempio noto, alle alluvioni che devastarono la Germania nell'estate del 2002.

In piena campagna elettorale. Il cancelliere Gerhard Schröder, allora, pareva giunto al capolinea. Insieme ai socialdemocratici tedeschi, di cui era il leader. La SPD. Strabattuta - secondo tutti i sondaggi - dai popolari della CDU.

Ma la gestione efficiente e visibile dell'emergenza gli permise di risalire in fretta. Fino a vincere le elezioni, rovesciando le previsioni.

Dunque, chiedersi se questa catastrofe avrà effetti politici - e quali: è osceno. Ma non più di quanto lo sia interrogarsi sugli effetti che produrrà dal punto di vista mediatico.

Quanto faranno salire gli ascolti le ore e ore di tivù dedicate allo spettacolo del dolore e della morte.

Su tutte le reti. Talk show e salotti televisivi. Dirette a tempo pieno.

Inviati speciali, ma speciali veramente.

Addosso agli sfollati, ai disperati, di fronte alle rovine, chiusi nelle loro auto trasformate in rifugi.

"Signora, Lei che ha perso? Chi ha perso?".

"Cosa prova ora che non ha più una casa? Un figlio? Una sorella? Un amico? La nonna?".


Lo spettacolo offerto dallo spettacolo del dolore.

E' osceno.

Come i dati di ascolto delle edizioni speciali dei Tg, esibiti quasi fossero trofei
(lo ha denunciato nei giorni scorsi Aldo Grasso).

Come l'aggiornamento ossessivo del numero dei morti. Quasi che la catena delle vittime, allungandosi, infinita, protraesse anche l'orrore.

E lo spettacolo. Perché il dolore fa ascolto.

Come la morte, come la paura. Soprattutto quando si mischiano i generi.

D'altra parte, tempo due giorni,

la diretta in mezzo agli sfollati e nelle città ferite dal sisma si affianca e si alterna al Grande Fratello. Due reality uno accanto all'altro.

Quello dall'Abruzzo, veramente vero.

Per cui è meglio non indignarsi troppo se (sottovoce, piano piano) viene sollevata la questione circa gli effetti politici della catastrofe.

Rafforzerà la fiducia nel governo, per reazione all'insicurezza, che spinge tutti a stringersi intorno agli uomini delle istituzioni che vegliano su di noi.

O per simpatia nei confronti del premier e dei ministri, in visita permanente ai luoghi del disastro?

Oppure avverrà il contrario e la catastrofe alimenterà angoscia e insicurezza, generando un clima di sfiducia nel governo?

Perché, com'è noto, l'insicurezza mina la legittimità delle istituzioni e di chi comanda.

Indugiare su questi dilemmi è osceno. Ma, credetemi, c'è chi se li pone.

Di certo non le decine di migliaia di protagonisti involontari di questa tragedia.

Né i mille e mille volontari della solidarietà.

Ma la questione appare, ben chiara, nei pensieri di chi fa politica e informazione. E anche oltre.

D'altronde il campo politico ormai coincide largamente con quello mediatico.

E se uno stupro o una catena di piccoli omicidi possono condizionare in modo sensibile il clima d'opinione e le scelte degli elettori, figurarsi una tragedia enorme, una catastrofe immensa.

Trasformata in uno spettacolo colossale, che agita i sentimenti delle persone. E ci rende tutti diversi da come eravamo ieri.

(9 aprile 2009)
Ilvo Diamanti (La Repubblica)

mercoledì 8 aprile 2009

ESSERE RESPONSABILI

La natura è stata più svelta del governo e ha presentato il suo piano casa.

È una fortuna che gli edifici crollati non fossero stati ancora ingranditi del 20-30 per cento, secondo i dettami del Cavaliere e dei suoi corifei, altrimenti il bilancio dei morti sarebbe più cospicuo.

E non osiamo immaginare il bilancio dei danni se, nel paese più sismico d’Europa, fossero già in piedi le cinque centrali nucleari e il Ponte di Messina (una delle zone più martoriate da terremoti) minacciati dal governo.

Per capire in che mani siamo, ecco un comunicato della Protezione civile (1° aprile 2009):

«Ieri si è riunita all’Aquila, nella sede della Regione Abruzzo, la Commissione Nazionale per la Previsione e la Prevenzione dei Grandi Rischi…

per fornire ai cittadini tutte le informazioni disponibili alla comunità scientifica sull’attività sismica delle ultime settimane in Abruzzo:

attività che viene costantemente monitorata, pur non essendoci nessun allarme in corso».

Il vicecapo della Protezione civile, Bernardo De Bernardinis, filosofeggiava:

«Bisogna saper convivere con le caratteristiche dei territori».

La «comunità scientifica» confermava

«che non c’è pericolo perché il continuo scarico di energia riduce la possibilità di eventi particolarmente intensi».

Quanto all’allarme di Giampaolo Giuliani, tecnico dei laboratori del Gran Sasso, su un imminente «terremoto disastroso», Guido Bertolaso si scagliava contro «quegli imbecilli che si divertono a diffondere notizie false», chiedeva una punizione esemplare e denunciava Giuliani per «procurato allarme».

Ecco, siamo in buone mani.

Marco Travaglio (Unità 8.4.09)

martedì 7 aprile 2009

IL TERRREMOTO CHE NON SI POTEVA PREVEDERE

«La situazione dei Comuni è stata sottovalutata».

A sostenerlo è Stefania Pezzopane, Presidente della Provincia dell'Aquila, secondo quanto riporta il sito Anci.

Pezzopane ha parlato dal Comune di Onna, uno tra i 26 Comuni più colpiti dal terremoto, piccola realtà di 350 abitanti dove finora si contano 8 vittime e circa 30 dispersi.

Il presidente della Provincia è andata nelle aree interessate seriamente dal sisma per registrare il numero delle vittime e riscontrare i danni, «spesso incalcolabili.....

La Pezzopane contesta in particolare l'operato di Bertolaso.

"Da settimane - racconte - avvertivamo queste scosse. Ci è stato detto che dovevamo rimanere tranquilli. Così tranquilli che siamo rimasti nelle nostre case trasformate in trappole".

Pezzopane racconta di una situazione tragica. «A Onna ci sono otto cadaveri avvolti in lenzuola, nel loro sudario, stesi su un prato. Sembra uno scenario di guerra.

Questo è un paese di anziani. Se non arrivano i figli a dire chi è scomparso, magari nemmeno lo si sa».

... In piedi è rimasto l'asilo, ad esempio, ma la scuola, no. La scuola è crollata. Anche il cemento armato ha ceduto. Ora sono davanti a un palazzo in costruzione. È crollato anche questo».

«Anche all'Aquila - racconta Pezzopane - il cemento armato ha ceduto.

Da L'Unità di oggi

lunedì 6 aprile 2009

E L' INIZIATIVA FUNZIONA

Dopo il pane venduto a un euro al chilo, i gap (gruppi d’ acquisto popolare) promossi da Rifondazione Comunista a Torino, lanciano la pasta a 85 centesimi e il riso a 95.

Da sabato 11 aprile - informa la segreteria cittadina del partito - saranno disponibili, in diversi punti della città, quattro tonnellate di pasta campana e due riso della Lomellina.

Il primo bilancio della vendita del pane a 1 euro è di 10 tonnellate in sette mesi.

Nei giorni scorsi la Provincia di Torino, Cgil Cisl e Uil, Coop e Crai hanno sottoscritto un accordo per una serie di prodotti, tra cui il pane, a prezzi calmierati.

«Quest’intesa - commenta Reato Patrito, segretario del Prc - dimostra chiaramente come fosse possibile tradurre nella realtà di atti concreti la nostra richiesta di azioni forti di contrasto del carovita».

«Con la nostra iniziativa - prosegue Patrito - spesso contrastata da tentativi infruttuosi da parte delle forze dell’ordine di soffocarla, abbiamo ottenuto un evidente risultato calmierante sui prezzi, smascherando rendite e speculazioni spesso scandalose a danno delle fasce più deboli».

Da:"La Stampa" di oggi

venerdì 3 aprile 2009

LAVORARE ALL' ESTERO

venerdì, 27 marzo 2009

Una giornata al lavoro..viaggio da casa al ufficio..

Questa mattina, come tante altre fino ad oggi, mi sono recata al lavoro a piedi.

Lo stabile in cui abito, dichiaratamente considerato fatiscente credo, in Italia, dentro, non è poi così male come si possa pensare.

Certo, non siamo ai livelli dei nostri condomini o altro ( e per nostri intendo al Nord Italia, che poi al Sud, sinceramente non so..) ma comunque sia..

Non si sta affatto male, anzi, a me in particolare, se posso dirlo, piace veramente tantissimo, perchè in un modo o nell'altro, mi fa stare bene. E questo è l'importante.

Appena apro la porta di casa, alla mattina, la prima cosa che sento sul viso, è l'aria fredda che proviene da fuori.

Per quanto all'ingresso dello stabile ci siano due grandi porte di ferro, sul rumoroso andante, in generale lungo tutto lo "spazio comune", la temperatura è quasi pari a quella esterna, che in questi giorni, non è affatto delle più alte o calde del mese.

Specialmente la sera, quando nemmeno il riscaldamento pubblico del condominio sembra bastare per farmi sentire al caldo mentre siedo sul mio divano.

All'uscita di casa, il sole incontra i miei occhi, riflettendosi qui e la tra le ancora grandi macchie di neve liquefatta rimaste dopo le abbondanti nevicate degli ultimi giorni.

Vicino al piccolo parcheggio del condominio, una baracca, se possiamo definirla così. con buh, "delle cose dentro" e delle persone fuori.

"Delle cose dentro", nel senso che qui, in Macedonia, come in tanti altri posti "a Est" o in Russia, esistono questi piccoli spazi "strani" che ricordando vecchie botteghe italiane anni cinquanta di borgata, ti propongono le più svariate merci:

dalla frutta, di casa ovviamente, alle sigarette, o alla birra, che non manca mai..

Continuando nel mio percorso, e facendo attenzione qua e là a dove mettere i piedi, per non inciampare in qualche dismesso pezzo di marciapiede, incontro diverse cose:

una scuola, una casa con alcuni operai macedoni, forse turchi, o albanesi dalle faccie, non so.. ma comunque sempre gli stessi, e si, anche una serie di negozietti agglomerati al piano terra di alcuni condomini dai "colori vivi", grigio e nero.. o simili.

Camminando tra questi negozietti, dalle scritte antiquate in cirillico, a tratti mi sento più in Russia che in Macedonia.

Grazie a Dio però poi, le targhe delle macchine riportanti una chiara SK di Skopje, mi riportano in qua e mi fanno capire che si, sono ancora in Europa, e no, non parlano russo qui.

L'attraversamento pedonale, segnalato sia strisce bianche che con un grande pannello blu sopra la mia testa, è abbastanza lungo, e lì, le macchine, difficilmente fermano con cautela, per cui, ogni volta è meglio fare "un'italianata" e letteralmente "lanciarsi" tra le auto, piuttosto che aspettare come bravi e diligenti tedeschi che qualcuno si fermi perchè ti ha visto e ti lasci quindi passare.

Una volta attraversato il tutto, il mio lavoro è a poco da me. Qualche minuto credo. Lo stabile dell'Unione Europea brilla per le grandi vetrate azzurre che ne ricoprono la facciata. Io vi entro, e il mio lavoro incomincia..

Da Skopjie: J.C.

giovedì 2 aprile 2009

GIANCARLO

Giancarlo, laureato in lettere ha 26 anni e trova un'occupazione precaria presso una sede periferica di un giornale regionale.

Deve occuparsi di cronaca nera. Ha la faccia pulita, modi di fare gentili ma determinati, un corpo esile che contrasta con la risolutezza e forza di carattere.

Ha una ragazza ed un amico: insieme passano qualche bella giornata di tempo libero.

Il lavoro non manca, la quotidianità offre molto per chi deve scrivere di furti, rapine ed omicidi.

Lentamente il giovane, forse futuro giornalista, dal volto da adolescente inizia a rendersi conto che, dietro alla 'nera' di ogni giorno di cui parla, ci sono risvolti ben più inquietanti e difficili da decodificare.

Cerca di capirne di più, ma trova un muro di gomma, qualche mezza parola, segni e messaggi in codice gli fanno capire che con i suoi articoli chiari, lucidi e puliti
sta toccando interessi economici rilevanti nel territorio, in cui gli è capitato di operare.

In quel paesino del napoletano, Torre Annunziata, la malvita è la padrona riconosciuta della vita dei cittadini.

Giancarlo non ne sembra intimorito, capisce che è solo anche se un capitano dei carabinieri gli passa delle notizie ed un giornalista più anziano di un altro settore gli inizia a spiegare come funzionano i rapporti tra potere politico locale e criminalità.

Va avanti con le sue inchieste ed i suoi articoli diventano così scomodi che si trova improvvisamente, casualmente?, trasferito alla sede principale del giornale: Il Mattino di Napoli.

Là deve occuparsi di disoccupati e sindacati.

Fa bene il suo lavoro, ma continua in solitudine a seguire il filone d'inchiesta che
lo aveva affascinato a Torre Annunziata.

Lo chiamano a parlare nelle scuole, dove con candore rivela più o meno tutto quello che ha capito e riceve i primi 'avvertimenti'.

Poi un fatto inatteso lo porta a chiudere il cerchio della sua ricerca.

Ha materiale scottante tra le mani. Qualcuno lo viene a sapere e a 26 anni la sua giovane vita viene spenta a colpi di pistola. E' il 2 settembre 1985.

Il film finisce e nella sala gremita si avverte la commozione generale, i titoli scorrono lenti, nessuno si alza perchè dopo parleranno il regista e l'interprete principale.

Libero di Rienzo, l'attore, è timido e si schermisce, fa capire che è meglio intervistare Marco Risi, figlio dell'indimenticato Dino.

Marco svela particolari della preparazione: la difficoltà a girare alcune scene nei luoghi dove la camorra è regina, l'aiuto avuto dalla famiglia di G. Siani, la gratitudine della ragazza di Giancarlo che tramite il film 'FORTAPASC' ha visto rivivere il suo compagno e la sua lotta solitaria.

Ricorda Risi che nulla è cambiato laggiù dal 1985. Parla di R. Saviano e della vita da recluso che, a 30 anni, è costretto a condurre. Cita la serata che Rai 3, nel deserto e disastro dell'informazione in Italia, gli ha dedicato ed il successo che ha avuto.

Lo stesso favore di pubblico che sembra incontrare il suo film, non certo favorito dal ben più celebre 'Gomorra'.

Gli applausi sono frequenti, le domande sembrano non finire, finchè il conduttore a mezzanotte e passa non decide di augurare a tutti la buona notte, dopo che Risi ha ricordato al pubblico di Pordenone e di Cinema Zero, quanto siano fortunati i friulani a vivere in terre dove la malvita di Torre Annunziata e di tante altre zone del Paese, non c'è.

martedì 31 marzo 2009

L' ALBERO DELLA NOSTRA CRISI

In Grecia (destra al governo) la crisi provoca disordini: l'università è al centro delle proteste, si segnalano da mesi assalti devastanti alle banche ed ai negozi di lusso. Ultima in ordine di tempo un'esplosione che ha prodotto danni in centro ad Atene.

In Francia 'soliti' incidenti nelle banlieaus ma soprattutto la forte protesta sindacale, capace di tenere su di sè i fari dei media europeri con il sequestro simbolico durato molto ore di un dirigente colpevole di aver mal gestito l'industria di cui portava la responsabilità della guida.

Una protesta, quella francese, che riesce a canalizzare lo scontento, a dargli degli obiettivi e dei colpevoli, cercando contemporaneamente vie d'uscita.

Qui da noi le cose sono, al solito, più complicate:

un governo astuto e potente riesce a dividere i sindacati, che da bravi si fanno a loro volta dividere ed impedisce quindi che la protesta per il disastro occupazionale in atto dilaghi.

La protesta porterebbe ad un indebolimento del governo stesso e aprirebbe nuove prospettive, nuove strade, nuove speranze di via d'uscita.

Nulla di tutto ciò accade.

La protesta cieca e violenta qui non ha luogo. E' troppo evidente che la Destra aspetta solo quello per distruggere vieppiù il tessuto democratico già fortemente indebolito in questi mesi.

Ed allora al senza lavoro cosa resta? Solitudine e disperazione.

I risultati li vediamo:
l'uomo che a Roma, la settimana scorsa, sceglie un luogo altamente simbolico: l'Altare della Patria per darsi fuoco.
Un'azione da bonzo birmano che crudamente evidenzia il dramma personale di uno dei tanti disperati.

La notizia viene data e non approfondita, ovviamente, dal loro punto di vista, dai media.

Domenica scorsa un geometra genovese, che vive lo stesso problema, rinuncia anche a scegliere un luogo noto a tutti, tanto chi se ne frega? alla gente si devono servire altre cose come reality etc.
va nei boschi intorno alla città, sceglie un albero e là appeso chiude i suoi giorni.

venerdì 27 marzo 2009

A 10 ANNI DALLA GUERRA DEI BALCANI

RICEVIAMO DA SKOPJE - MACEDONIA

"Ero un pò addormentata questa mattina, al lavoro. Il tepore dell'ufficio mi passava una stranza sensazione di relax, forse anche dovuto al fatto, che qui, attorno a me, alla fine, sono tutti rilassati.

Ma nel cercare notizie ed eventi legati al mio lavoro, e cliccando tra diverse pagine internet, mi sono ritrovata ancora una volta su uno dei miei siti pereferiti, quello che "Osserva i balcani"..

E li, difronte a tante, troppe scritte ed immagini, ho sentito ancora una volta una morsa al cuore.

Mi sono venute in mente le immagini dei bombardamenti della Nato in Kosovo di dieci anni fa, che ieri sera alla tv serba, che qui in Skopje si prende senza alcun problema, mandavano in onda come breve documentario "per non dimenticare".

Mentre le guardavo ero come attonita. Pensavo a cosa stessi facendo io in quell "lontano" 1999.. Andando a scuola, studiando per la maturità, baciando il mio ragazzo al mare dopo una partita di pallone sulla calda sabbia..

E mentre le immagini andavano via libere su quello schermo, e mentre i pensieri andavano via liberi nella mia mente, io mi sentivo come in panico. Ero commossa però. Molto. E triste.

Prendevo tutto ciò che la tv mi proponeva e pensavo alla Nato. Alle bombe. Alle persone che ancora oggi, in troppe attorno a me, qui, stanno soffrendo.

E nel farlo, vivevo tutto questo "bez granici" ovvero, senza confini. Si, perchè i confini sono solo una immensa cazzata geo-politica che accende odi fino a poco prima inesistenti, o comunque poco di poco pochissimo conto.

Dal documentario alla realtà e alla mia idea: non credo proprio che tutte queste persone abbiano dimenticato.

Io penso solamente che queste persone, dai visi scarni e dai lineamenti così tipici loro e così diversi dai nostri, abbiano solo deciso di non pensarci più, di andare oltre, e di uscire ogni mattina di casa, con il sorriso sulla faccia, e con una buona parola "in tasca" per il vicino, piutttosto che con strani ricordi in mente.

Non c'è un gran che qui nei Balcani. E sinceramente non è che ci sia un gran che nemmeno qui in Macedonia.

Le strade sono rotte, le case incolte, tutto sta lì, alla rinfusa, e nessuno sembra curarsene.

Eppure, il clima di vita umanitario e l'unione che si respirano qui, possono fare benissimo concorrenza al miglior ideale di comunità che abbiamo nelle nostre menti, perchè in ogni caso vincerebbero.

E così, alle tristi immagini di ieri sera, di una guerra che a noi sembra così lontana e quasi, è bruttissimo dirlo, quasi addirittura "mai esistita", un paese nuovo e i suoi vicini, mi fanno sentire una parte importante della storia e degli eventi, perchè a differenza di tanti, troppi miei coetanei, penso di capire. Di capire con il cuore. E ne sono grata"..

da J.C. Marzo 2009

giovedì 26 marzo 2009

UNA PROPOSTA PER TUTTI

Tante persone, nell’area progressista, sono attive politicamente e culturalmente in Portogruaro e nei paesi del territorio.

Molte di esse si limitano all’attività associativa, altre sono più o meno vicine alla politica, anche se non figurano nella vita attiva istituzionale.

Ogni gruppo o associazione ed anche qualche singolo ha il suo sito e talvolta anche un suo blog.

Vista la frammentazione diffusa di tali soggetti che, giustamente cercano e difendono il loro spazio e la loro attività, si propone di creare in internet un portale in cui tutte queste realtà che costituiscono la ricchezza del nostro territorio, possano inserirsi, conservando contemporaneamente la propria totale autonomia..

Il portale consente a chiunque, con un clic di accesso, di vedere la mappa di tutto che ciò che esiste qui da noi e di andare a visitarne il sito o leggerne le comunicazioni.

La realizzazione di un portale non comporta né grandi difficoltà e neppure ha costi economici rilevanti.
Può permettere ad un più alto numero di persone di avvicinarsi ai contenuti che ispirano le attività di questi gruppi ed offre una maggiore facilità di diffusione delle comunicazioni e iniziative.

(Gli appuntamenti possono trovar posto in una striscia continua e si può anche immaginare un blog che ospiti i contributi di ogni associazione che fa parte del portale.)

Il risultato atteso, oltre che pratico, può anche profilarsi come un ‘luogo virtuale’ dove esperienze e attività diverse tra loro coesistono, creano rapporti, stimolano interessi.

mercoledì 25 marzo 2009

PORCILAIA E REGIONE VENETO

Una interessante possibilità di disseminare grattacieli random sul territorio del Veneto, in attuazione del decreto berluscones 1. Un’analisi per eddyburg

L'articolo 2, comme 1, del Ddl della Regione Veneto a sostegno del settore edilizio recita così: “[…] in deroga alle previsioni dei regolamenti comunali e degli strumenti urbanistici e territoriali comunali provinciali e regionali, è consentito l'ampliamento degli edifici esistenti nei limiti del 20 per cento del volume se destinati ad uso residenziale e del 20 per cento della superficie coperta se adibiti ad uso diverso (nostra sottolineatura)”.

Unico limite, quello disposto dal comma 2: “L’ampliamento di cui al comma 1 deve essere realizzato in contiguità rispetto al fabbricato esistente; ove ciò risulti materialmente o giuridicamente impossibile potrà essere autorizzata la costruzione di un corpo edilizio separato, di carattere accessorio e pertinenziale”.

Proviamo ad applicare questa regola a uno qualsiasi dei capannoni esistenti nelle migliaia di zone industriali e artigianali del Veneto.

Poiché il "non residenziale" comprende tutte le altre destinazioni, sarà permesso realizzare uffici, centri direzionali o alberghi che non necessariamente devono svilupparsi su un solo livello. Perché dunque non andare all'insù?

Il limite infatti riguarda la superficie coperta, non l'altezza.

5 piani? 10 piani? e perché non 100 piani? basta avere terreno libero all'intorno dell'edificio originario e la superficie utile si può moltiplicare per 5, per 10, per quanto si vuole.

E naturalmente se ne può cambiare l'uso a piacimento perché in nessun punto è stabilito che l'ampliamento debba avere la medesima destinazione del fabbricato originario.

Così leggeremo "offresi, in ampliamento di carrozzeria, palazzo di 20 piani da adibire ad albergo o sede di multinazionale".

Proviamo ad applicare la stessa regola ad una azienda agricola. Si prende una stalla, una porcilaia, una tettoia (la legge è vaga su questo) et voilà. Si amplia e si cambia la destinazione d'uso, senza limiti in altezza.

Se poi, l'edificio, è costruito prima del 1989 e non è adeguato "agli attuali standard qualitativi, architettonici, energetici, tecnologici e di sicurezza" (come è molto probabile che sia una porcilaia...) l'ampliamento è del 30% di superficie coperta, oppure del 35% se si fa ricorso all'energia rinnovabili.

Per usufruire anche di quest'ultima opportunità, basterà installare un pannello solare (costo: 5.000 euro) e il gioco sarà fatto. La porcilaia si trasformerà a piacimento, potendosi ingrandire in pianta del 35% e in altezza fin dove si riesce....

Peraltro, la succitata disposizione consente di derogare alla fastidiosissima regola della distanza dai confini di zona e, a stare ben attenti, alla non meno fastidiosa regola della conformità alle destinazioni di zona.

Tra le conseguenze possibili, mi sembra utile segnalarne una:

se la proprietà di chi costruisce si spinge in zona agricola si potrà costruire anche fuori dai limiti stabiliti dai piani, in campagna. 10 metri? 20 metri? Anche in questo caso non è dato saperlo; e come è noto, in dubis pro reo.

La legge, inoltre, chiede di adeguare le opere di urbanizzazione ai nuovi ampliamenti, ma non fa capire se anche tali opere possano andare in deroga a tutto.

Se così fosse, si potrebbe edificare vicino all'esistente e collocare parcheggi e viabilità negli spazi agricoli retrostanti, senza limiti.

Penso che siano sufficienti questi pochi esempi per dare il senso della devastazione futura. Per quel che mi riguarda, offro consulenza totalmente gratuita a tutti i comuni che vorranno avvalersi della facoltà prevista dal comma 4 dell'articolo 7 di limitare o escludere l'applicazione di questa legge demenziale. Riporto qui di seguito quell’utile comma:

“I comuni, entro il termine perentorio di sessanta giorni dall'entrata in vigore della presente legge, possono escludere l'applicabilità delle norme di cui agli articoli 2 e 3 in relazione a specifici immobili o zone del proprio territorio, sulla base di specifiche valutazioni o ragioni di carattere urbanistico, edilizio, paesaggistico, ambientale, come pure stabilire limiti differenziati in ordine alle possibilità di ampliamento accordate da detti articoli, in relazione alle caratteristiche proprie delle singole”.

dal sito www.eddyburg.it

venerdì 20 marzo 2009

CEMENTIFICARE SEMPRE

Come si fa a difendersi da questo uragano di devastazione di ogni patrimonio comune?

Distruggono la città, scardinando i principi elementari e ormai antichi della regolazione pubblica (attraverso i piani urbanistici) delle trasformazioni urbane e sostituendo al controllo pubblico l’interesse privato.

Distruggono la memoria, la storia, la bellezza dei nostri territori
(le zone archeologiche, i quadri e i musei, i paesaggi più incantati) demonizzando la loro tutela e privilegiandone la commercializzazione rispetto alla custodia e alla fruizione pubblica.

Distruggono i monumenti più insigni, nel migliore dei casi avvolgendoli di megamanifesti di pubblicità, nei peggiori trasformandoli in alberghi di lusso.

Distruggono il lavoro, comprimendo i salari attuali e minacciando quelli differiti (le pensioni), per racimolare un po’ di soldi da dare a chi ha provocato il disastro economico.

Distruggono la convivenza civile creando la paura, il sospetto, l’odio là dove non ci sono (o sono latenti nell’ignoranza).

Distruggono la scuola pubblica, la ricerca disinteressata, il pensiero libero, penalizzando la prima, trasformando le università in aziende, cancellando le opinioni diverse dal pensiero corrente.

Le reazioni sono ancora deboli, il malcontento diffuso ma sterile, gli impegni del movimento generosi ma incostanti e frammentati, il mondo del lavoro diviso, le istituzioni preda – in un modo o nell’altro – del potere dominante, la politica dei partiti lontana dai popoli che dovrebbe guidare.

Che fare? Avere consapevolezza di ciò che accade e della sua gravità.

Cercare di comprenderne le ragioni di fondo.

Resistere dove si può, come si può, alla distruzione dei patrimoni comuni.

Agendo sulle istituzioni: a partire dalle regioni che, dove non sono già feudi di Arcore, possono seguirne o non seguirne i perversi indirizzi; e dai comuni, che possono essere condizionati o conquistati.

FONTE: http://www.eddyburg.it/

martedì 17 marzo 2009

LA BATTAGLIA DI MESTRE

Si è tenuto ieri a Mestre il Consiglio Comunale che aveva all'ordine del giorno la discussione sul referendum, organizzato dalla Lega Nord, relativo al campo sinti in costruzione alla periferia della città.

Nonostante le posizioni pretestuose dei referandari il Consiglio, presieduto dal Sindaco Cacciari ha respinto l'iniziativa leghista, ribadendo i tanti passaggi di un lungo percorso istituzionale che, in tanti anni, aveva raccolto pareri favorevoli di tutte le parti politiche.

Una decisione un pò fuori moda, in tempi di populismo esasperato, da destra, in cui si riconosce chiunque creda nel sistema democratico, fatto di decisioni e delibere che necessitano tempi lunghi ma anche di scelte condivise.

Un momento di respiro nel buio di queste settimane.

Pare utile quindi riproporre al lettore un appello scritto da un gruppo di cittadini mestrini a Giugno quando alla questione si era voluto dare rilevanza assoluta.

Un testo, anch'esso fuori moda, perchè propone un modo di ragionare che è esattamente l'opposto del tenore dei titoli di tanti 'servizi' televisivi e giornalistici.


Appello alle donne e agli uomini di buona volontà

Il progetto Sinti: la città cresce e migliora.


Siamo donne e uomini impegnati in ambiti diversi, convinti che la nostra città possa crescere in integrazione e sicurezza, ricca delle proprie diversità e unita dalla condivisione di un destino comune, senza paura del futuro.

Siamo molto colpiti da quanto sta accadendo intorno al previsto insediamento per la comunità dei Sinti in via Vallenari a Mestre.

Assistiamo con grande preoccupazione alla sistematica denigrazione di una comunità che da decenni, grazie a una generosa e lungimirante intuizione di una grande personalità cittadina, il vicario patriarcale mons.Valentino Vecchi, vive tra noi in modo sempre più integrato, proprio perché realizzato in positivo equilibrio tra la fedeltà alle proprie tradizioni e ai propri stili di vita e la condivisione delle fondamentali regole del vivere insieme, nell’adempimento dei doveri e nella disponibilità dei diritti che distinguono l’effettivo esercizio della cittadinanza.

La costruzione del nuovo insediamento nasce da questo percorso ed è davvero incomprensibile, se non in una logica di mera speculazione politica, che stia suscitando una tale campagna di ostilità e di criminalizzazione.

Una campagna che, ricordiamo, colpisce cittadini italiani, veneziani, che lavorano regolarmente, che mandano regolarmente a scuola i loro figli, che vivono regolarmente (sia pure, naturalmente, con i limiti che tutti possiamo avere e gli errori che tutti possiamo compiere) e che, nel nuovo insediamento, pagheranno regolarmente l’affitto, l’acqua, il gas, la luce, come tutti, e le cui abitazioni, realizzate dall’amministrazione nel rispetto delle loro tradizioni e delle loro libere scelte, costeranno infine alla comunità molto meno di qualsiasi altra soluzione.

Per questo la strada civilissima e razionale scelta dal Comune di Venezia è quella più convincente e costruttiva, e per questo ci sentiamo di sostenerla.

Per questo chiediamo l’appoggio di tutta la città, delle donne e degli uomini di buona volontà, affinché manifestino con noi in modo pubblico, scacciando gli spettri lividi della xenofobia e perchè, al contrario, anche all’opinione pubblica più ampia raggiunta in questi giorni da messaggi di odio, si riveli con forza il volto più maturo e consapevole di una città che sa guardare con lucidità al proprio presente e con fiducia al proprio futuro.

Il Coordinamento Venezia Solidale 2008

domenica 15 marzo 2009

RIEPILOGO DI 10 MESI

Dalle colonne del quotidiano 'La Repubblica' il prof. Zagrebelsky lancia l'ultimo allarme in difesa della Costituzione trovando nelle parole di un libro di Levi: 'Se non ora, quando?' uno slogan incisivo.

Nelle pagine de 'L'Unità' M. Travaglio riepiloga il primo anno del governo della Destra facendo un piccolo errore, forse anche lui influenzatto da ciò che abbiamo dovuto digerire in questi lunghissimi primi mesi di controriforma.

Si sa che la sofferenza fa sentire il tempo dilatato e purtroppo per noi il primo anno non è ancora terminato.

Il riepilogo è però. al solito, puntuale. Eccolo:

Nell’ultimo anno il cavalier Benito Berlusconi ha comunicato che:

1) la sua Augusta Persona non può più essere sottoposta a processo penale, qualunque reato commetta;

2) se una sentenza della Cassazione non gli garba, lui la cambia per decreto;

3) se il capo dello Stato non firma il decreto, è un ostacolo alla governabilità;

4) se la Costituzione gli impedisce di decretare su quel che gli pare, bisogna cambiarla anche a colpi di maggioranza, anche sciogliendo le Camere e «tornando al popolo».

Ora ribadisce che

5) il Parlamento gli fa perder tempo, con tutti quei deputati e senatori (peraltro in gran maggioranza nominati da lui con finte elezioni) che non si sa mai come voteranno e propone

6) di far votare solo i capigruppo per evitare «sorprese». Ci sarebbe pure la Costituzione, che prevede il voto del singolo parlamentare «senza vincolo di mandato», ma che sarà mai.

Intanto

7) i giudici che indagano o arrestano o scarcerano chi non vuole il governo vengono immantinente visitati dagli ispettori di Al Fano.

8) le strade sono pattugliate da militari e ronde di partito, embrione della nuova Milizia Volontaria per la Sicurezza Nazionale.

9) le banche finiscono sotto controllo dei prefetti, cioè del Ministero dell’Interno.

E, per chi protesta, è alle viste

10) una forte riduzione del diritto di sciopero.

11) il governo prepara norme-bavaglio per la stampa e per i blog.

12) pretende di scegliersi anche il presidente della Rai, che spetta all’opposizione.

Domanda ai fini dicitori che invitano sempre a non demonizzare: ci dite, gentilmente, come si chiama questa roba qua?

11.03.09

giovedì 12 marzo 2009

APPUNTAMENTO DA FAR CONOSCERE

Se a livello nazionale le notizie sugli stupri e violenze varie continuano ad occupare grandi spazi nei notiziari, colpisce nel nostro territorio la notizia dell'aggressione ad un uomo di Pordenone da parte di un 43enne e di due ventenni.

La vittima aveva due colpe evidentemente gravi per gli assalitori: esser portatore di una lieve disabilità psichica ed essere omosessuale.

Pare che tanto basti ormai per non poter più passare impuniti tra le pubbliche piazze di una 'tranquilla' cittadina della provincia del 'ricco nordest' del paese.

Non lontano da Pordenone in un'altra città di provincia , ancor più ricca: Treviso, si scopre che 150 persone facoltose, con pingui conti bancari, avevano trovato il modo per non pagare i ticket sanitari.

Una truffa ma ancor più grave perchè fatta da gente che poteva tranquillamente permettersi queste ed altre spese.

Notizie che suscitano sgomento ed indignazione, nonchè preoccupazione, perchè succedono qui vicino.

Proprio per questo assume ancor più valore l'iniziativa che alcune associazioni portogruaresi stanno portando avanti da due settimane:
la raccolta di firme contro l'imbarbarimento della vita pubblica.


Sabato scorso si era superato il numero di 400 e sabato prossimo il banchetto di raccolta sarà presente in Villa Comunale tra le 15 e le 19.

Un'occasione per tutti coloro che hanno a cuore la qualità della convivenza civile nel nostro territorio.

Recarsi a firmare, far conoscere l'iniziativa ad amici e familiari, far sì che altri si attivino per aggiungere la propria firma alle altre.

Un circolo virtuoso che si è aperto e che tutti dobbiamo fare in modo affinchè si dispieghi al massimo delle sue possibilità.

mercoledì 11 marzo 2009

STUDENTI E NON VIOLENZA

Lettera di uno studente di Pisa al blog di B. Grillo

sono Edoardo, ho 22 anni, studio alla facoltà di Scienze Naturali di Pisa e collaboro come free lance con il giornale toscano "il Tirreno".

Venerdì pomeriggio io e un amico ci siamo recati alla facoltà di Giurisprudenza per assistere all'incontro con il senatore Marcello Pera, il quale doveva presentare un libro.

L'idea era quella di provare a fare qualche domanda, ma purtroppo le cose non sono andate così.

Arrivati davanti alla facoltà, ci siamo uniti al sit-in di protesta, poichè la facoltà era stata blindata.

I poliziotti in tenuta antisommossa non hanno permesso a noi studenti di entrare nella facoltà e hanno intimato il dietrofront.

Noi abbiamo fatto un cordone non violento e, a mani alzate, abbiamo continuato a chiedere a gran voce di darci la possibilità di partecipare al dibattito... non l'avessimo mai fatto... come potrà rendersi conto dai video, è bastato un minuto perchè gli animi dei ragazzi della celere si infiammassero.

Abbiamo subito tre cariche e molti ragazzi si sono fatti male. Alcune ragazze hanno ricevuto manganellate sugli arti, io ho una mano lussata e molti giovani che non conoscevo si sono ritrovati con la testa rotta...

...le persone che sono finite negli scontri non erano "facinorosi", bensì giovani studenti che erano li per caso: a pensi che all'ospedale ho incontrato due ragazzi di 18 anni, due studenti calabresi che vivono a Pisa per fare l'università da nenche sei mesi, apolitici, che volevano solo assitere al dibattito....

il fatto è questo ....oltra al danno la beffa.....è vero che nel video alcuni ragazzi hanno acceso un fumogeno....ma da qui a pensare che otto poliziotti si siano feriti mi viene da ridere....io c'ero...e non sono un violento.....più sono saliti i nostri feriti, più aumentavano quelli dei poliziotti.....

il fatto è che dai video si vede che siamo stati aggrediti....eppure stanno incominciando a fioccare le denunce contro di noi (resistenza???) e la stampa nazionale ha riportato solo i feriti della celere ...

io sono sconvolto signor Grillo, qui è sempre peggio... se persino una città con un forte animo di sinistra come Pisa incomincia a vedere queste cose vuol dire che qualcosa è definitivamente cambiato...

... sono tre giorni che non dormo....

Chiedo scusa per al lettera che riporta le notizie senza né capo nè coda ma mi sento ancora molto scosso....sul sito di Pisa notizie potrà visionare i video..."

Edoardo
Leggi Pisa Notizie

lunedì 9 marzo 2009

FOTO RICORDO

Succede spesso di pensare che il paese per cui si è vissuto e lottato ha cambiato volto ed è diventato quasi irriconoscibile.

Una riflessione non individuale se è vero che qualcuno che le parole le sa usare molto bene: Marco Paolini ci ha scritto una canzone.

Un testo che è un pezzo di sotria nostra nostra e della nazione che abbiamo conosciuto e vorremo ritrovare.


L’ ITALIA

Quand’io l’ho conosciuta l’Italia era già donna
e di costituzione robusta sana e forte,
e più che lavorare direi che tribolava
poi, dato che era grassa, madonna se sudava.

Due bestie nella stalla e un coro di galline
a cui tirare il collo per farci stare bene,
per farci fare festa, l’Italia si inventava
storie favolose, chissà come faceva!

Se la portavi in giro, l’Italia maglia rosa,
montava dietro in macchina perché era rispettosa,
mezzo sedile a lei e mezzo a noi fratelli,
non proprio di Mameli, però abbastanza belli.

Si andava a cena fuori e lei mangiava tutto
che poi ci si poteva specchiare dentro al piatto,
poi con la pancia piena di scatto lei si alzava,
faceva un bell’inchino, l’Italia, e poi ballava.

Noi zitti e affascinati dal ritmo dei suoi passi,
ballava proprio bene, come spesso fanno i grassi,
l’Italia nel volteggio sbuffava e si impegnava,
sembrava che cascasse… ma si risollevava.

Quando l’ho conosciuta eravamo compaesani,
puzzava di miseria e aveva modi strani,
con quel vocione forte e un tuono di risata
contenta perché viva e in più sopravvissuta
a guerra e dopoguerra e guerra dopo ancora.

Di indole puttana e in abito da suora,
maestra di furbizia e un po’ voltagabbana,
però rispetto ad altre, più tenera ed umana.

Avevi gli occhi ardenti e un bel gesticolare,
il seno prominente e un’aria familiare,
un corpo molto goffo e un po’ fuori misura
tenuto assieme a stento coi punti di sutura
eppure ancora bella, magnetica, attraente,
una bellezza impudica, a volte sconveniente,
propensa e ben disposta ai vizi del piacere
l’Italia, non lo nego, sapeva anche godere.

Con il passar degli anni ci siam persi di vista:
le scrissi molte volte ma senza mai risposta,
mi dissero che si era messa in certi giri strani
e che si accompagnava con ladri e con ruffiani.

Poi ieri l’ho incontrata dentro a un supermercato,
l’Italia, col carrello al reparto surgelati,
talmente dimagrita che mi pareva un’altra,
gli zigomi rifatti e la frangetta corta.

Avrei voluto dirle che avevo nostalgia
dei tempi in cui godevo della sua compagnia,
che la trovavo bella, davvero seducente
e che, anche se lontano, ero pur sempre un suo parente.

Lei mi ha guardato come si guardano i bambini:
mi ha chiesto se sapevo dov’erano i grissini.
Vedendomi perplesso di scatto s’è voltata
e in men che non si dica l’Italia se n’è andata.

Italia, antico amore, hai perso l’allegria
e forse non ricordi l’antica cortesia,
ebbene si, lo ammetto, ci son rimasto male,
che diamine! Potevi almeno salutare!

Però, malgrado tutto, ti voglio ancora bene,
qualcosa di me stesso ancora ti appartiene.
Ti piace far la stronza e farmi disperare
ma so che un giorno o l’altro ti rivedrò ballare.

(musica Mercanti di Liquore)

sabato 7 marzo 2009

CONTRO GOLIA

Si avverte un vago senso di impotenza o peggio di strisciante depressione nello sfogliare i giornali, anche 'amici', e scoprire che le forze al potere hanno un consenso sempre maggiore mentre chi si batte per le cose giuste sembra contare sempre meno nella società attuale.

Eppure si sa, è noto che mollare l'impegno è ancora peggio, produce effetti negativi ancor più grandi perchè fa sentire le forze, che credono di avere le ricette giuste per risolvere i problemi, ancor più legittimate a proseguire le loro campagne di rifondazione culturale all'insegna di ronde, tolleranza zero e immunità per i furbi nostrani.

Cosa si nasconde dietro l'attuale ondata di titoli ed aperture dei tiggì sulla violenza?

Più o meno un anno fa la campagna sulla sicurezza servì a vincere le elezioni politiche.

E adesso? Le amministrative ed europee non sono vicinissime.

Aldo Grasso procuratore antimafia dichiara che all'ombra della crisi economica la malavita organizzata si sta impadronendo, grazie all'abbondante liquidità in suo possesso, di parti intere di aziende di interesse nazionale.

Sarà questo che si vuol nascondere? Forse, si vedrà.

Intanto resta il quesito sul che fare.

Continuare a difendere le proprie idee sì, ma sembra non bastare.

Ci vuole qualcosa di più.

A Portogruaro, nel piccolo, quattro piccole sigle: Zero Guerre, Emergency, Tribunale dei diritti del malato,Comitato per la Pace sono scesce in piazza a raccogliere firme contro l'imbarbarimento crescente della nostra convivenza civile.

Hanno fatto una piccola cosa grande. Hanno preso l'iniziativa, sono uscite allo scoperto a dire che non c'è solo la città passiva, ma c'è anche una parte della popolazione locale che sa attivarsi.

Non a caso chi era al banchetto ha dovuto sentirsi dire qualche parolaccia da chi, drogato dalle campagne mediatiche, augurava loro di subire qualche violenza da parte degli immigrati.

Segno che il gigante ha i piedi ed i nervi fragili, se non sopporta di vedere per qualche ora qualcuno che afferma qualcosa di diverso dal suo modo di pensare.

Vale nel piccolo, vale a livello più ampio.

Per questo diventa importante aumentare il numero di firme che i gruppi, che oggi tornano in Piazzetta del Duomo, stanno raccogliendo.

Per questo è importante che altri si aggiungano a chi sta ai banchetti.

Diventa utilisssimo il passaparola che infanstidice lor signori.

Azioni minime che hanno grande significato, aiutano ad uscire dall'angolo, a riprendere fiducia, coraggio, capacità d'azione.

giovedì 5 marzo 2009

CORAGGIO ED INGENUITA'

Migliori o peggiori dei Veltroni e D'Alema, Rutelli e Parisi, Bersani e Letta, Bindi e Marini? Giudicheranno i cittadini.

Di certo, diversi. Più curiosi del futuro che del passato. Più simili ai cittadini che dovrebbero votarli. Non è soltanto questione di età, piuttosto di cultura e linguaggio.

Mentre i vecchi leader litigavano sulle rispettive appartenenze, è cresciuta una generazione per la quale le categorie novecentesche hanno perso senso.

.....

Questi altri, i giovani, non sono ex di nulla.

Hanno votato Ulivo già a diciott'anni, sono cresciuti in una casa riformista comune, dove non è difficile trovarsi d'accordo sui valori fondanti.

Cattolici e non cattolici, difensori della laicità dello stato. Moderati e radicali, convinti che il conflitto d'interessi (di Berlusconi, di Pincopallo o del governatore di una regione "rossa") sia un cancro della vita pubblica nazionale.

Milanesi o siciliani, fieri europeisti, con esperienze di studio e lavoro all'estero, contatti quotidiani con coetanei che fanno politica a Berlino o Parigi, Londra o Madrid. In una specie di permanente Erasmus via Internet, dove ci si scambiano idee e informazioni sui temi del qui e dell'oggi, l'ambiente, l'energia, la crisi, i nuovi lavori, l'immigrazione.

Assai più di quanto facciano con i colleghi europei i nostri parlamentari in villeggiatura politica a Strasburgo e Bruxelles, indipendentemente dal gruppo europeo al quale sono iscritti.

Hanno tutti vite che si possono raccontare oltre la sezione di un partito, non sono figli di dirigenti e funzionari, considerano la politica un impegno a termine, almeno per ora.

E dalle esperienze di vita quotidiana hanno maturato quello che forse è mancato in tutti questi anni alle leadership di centrosinistra.

Una visione della società italiana nei fatti alternativa a quella della destra di Berlusconi.

Un'Italia più aperta e tollerante, ben disposta al merito e alla creatività, assai più integrata nel resto d'Europa, meno anomala e autarchica, familista e obbediente ai vescovi.


Ma anche una sinistra meno autarchica e difensiva.

E' una visione dove il coraggio si mescola con l'ingenuità. Ma forse è di coraggio e ingenuità che la sinistra ha bisogno.

Nel suo primo anno di vita il Pd non si è concentrato sulla più grave crisi economica dagli anni Trenta ma sull'annosa questione del dialogo con Berlusconi….

Al massimo il premier ha oggi bisogno di un'opposizione che lo aiuti a far ingoiare all'opinione pubblica irriducibilmente democratica un certo numero di leggi razziali impensabili nel resto del continente, il regolamento di conti finale con la magistratura e qualche raffica di nomine di basso livello alla Rai o negli enti pubblici.

Tutte operazioni alle quali procederà in ogni caso, anche senza la benedizione degli avversari. A questo brutale stravolgimento delle garanzie costituzionali, il centrosinistra ha offerto in questi anni soltanto una resistenza trattabile e poco convinta……

I cittadini chiedono che la politica non si occupi della propria sopravvivenza ma della loro, minacciata dalla crisi.


Dal ritratto dei giovani democratici scritto da Curzio Maltese per

La Repubblica oggi in edicola

martedì 3 marzo 2009

POLITICHE EDITORIALI

L’altro giorno il Corriere riportava in prima pagina la richiesta di archiviazione della procura di Roma per lo scandalo Saccà-Berlusconi.

Dieci giorni prima, invece, la prima pagina del Corriere non dedicava neppure una riga alla condanna di Mills per essere stato corrotto da Berlusconi.

Se Mills fosse stato assolto, saremo tempestati dai consueti editoriali di Battista, o Romano, o Ostellino, o Galli della Loggia, o Panebianco (sono intercambiabili) sul crollo dell’ennesimo «teorema».

Invece, essendo stato il «teorema» confermato, silenzio di tomba.

La regola è questa: le indagini giudiziarie fanno notizia solo quando gli imputati eccellenti ne escono indenni.

Se invece è confermato che sono dei mariuoli, non c’è notizia.

L’altro giorno la Procura di Napoli ha recapitato a Clemente Mastella (candidato Pdl alle europee), alla sua signora Sandra Lonardo (presidente Pd del consiglio regionale), al loro consuocero Carlo Camilleri e a mezza dozzina di esponenti Udeur l’avviso di chiusura indagini per lo scandalo esploso 13 mesi fa a S. Maria Capua Vetere e usato dal voltagabbana ceppalonico per rovesciare Prodi.

Da mesi una losca vulgata riferiva che lo scandalo era finito nel nulla.


In realtà l’indagine, passata a Napoli, è stata convalidata dal Riesame, dalla Cassazione e ora dalla Procura.

Se fosse stata archiviata, i soliti tromboni strillerebbero al crollo del teorema ecc.

Invece è in arrivo la richiesta di rinvio a giudizio (il solo Mastella, ex ministro della Giustizia, deve rispondere di 3 concussioni, 3 abusi d’ufficio, 1 rivelazione di segreto). Ergo tutti zitti.

Da “Zorro” di M.Travaglio pubblicato ieri sull’Unità

lunedì 2 marzo 2009

ELETTORE DEMOCRATICO, DOVE SEI?

Non sono semplicemente delusi e insoddisfatti… vivono da “esuli” nel loro stesso paese.

Lo guardano con distacco. Anzi non lo guardano nemmeno.
Per soffrire di meno, per sopire il disgusto: si sono creati un mondo parallelo.

Non leggono quasi più i giornali. In tivù evitano i programmi di approfondimento politico, ma anche i tiggì (tutti di regime).
Meglio semmai, le inchieste di denuncia, i programmi di satira.
Che ne rafforzano i sentimenti: il disprezzo e l’indignazione.

Queste parole sono tratte dall’articolo di I. Diamanti apparso ieri su Repubblica.
Una fotografia molto chiara nei dettagli dell’elettore medio del PD, ed anche della Sinistra, che si è stancato anche di votare.

In un momento in cui la Destra sta imperversando, forte delle paure che lei stessa suscita ed amplifica attraverso il controllo quasi totale dei media, appare importante per chi la vuole combattere capire cosa sta succedendo tra le persone che animano, ma sarebbe meglio dire animavano, le sue fila.

Impressionanti i numeri dati dal politologo: quasi tre milioni rispetto alle elezioni dell’Aprile 2008 “svaniti. O meglio: invisibili a coloro che fanno sondaggi.

Perché si nascondono. Non rispondono o si dichiarano astensionisti.
Oppure, ancora, non dicono per chi voterebbero: perché non lo sanno.


Per quanto riguarda la sinistra più radicale si ipotizzano due milioni e mezzo di elettori in meno rispetto al 2006.

L’autore aggiunge:
Si riconoscono nei valori della Costituzione. Sono laici e tolleranti … Oggi nutrono una sfiducia totale nei confronti della politica e dei partiti.
Anzitutto verso il Pd, per cui hanno votato.


Per questo, non si sentono traditori, ma semmai traditi. Perché hanno creduto molto in questo soggetto politico. Per cui hanno votato: alle elezioni e alle primarie. E oggi non riescono a guardare altrove, a cercare alternative.

La loro sfiducia, d'altronde, si rivolge oltre il partito di riferimento. Anzi: oltre i partiti. Oltre la politica. Si allarga al resto della società. Agli altri cittadini..

… Guardano insofferenti gli italiani che votano per Berlusconi e per Bossi. Quelli che approvano le ronde e vorrebbero che gli immigrati se ne tornassero tutti a casa loro. La sera. Dopo aver lavorato il resto del giorno nei nostri cantieri.

Gli ex-democratici. Provano fastidio - neppure indignazione - per gli italiani. Che preferiscono il maggiordomo di Berlusconi a Soru. Che guardano Amici e il Festival di Sanremo, il Grande Fratello. Che non si indignano per le interferenze della Chiesa. Né per gli interventi del governo sulla vicenda di Eluana Englaro.


Il testo integrale dell'articolo sarà presente in settimananel link 'approfondimenti'

domenica 1 marzo 2009

TEMPI MODERNI 2

Ma che vita! Voi la chiamate VITA?
Cosa ne sapete davvero e perchè volete saperlo adesso, sono vent'anni che mio marito lotta per la stabilizzazione, ha ormai 50 anni, con in mano l'abilitazione all'insegnamento e un governo che ha solo intenzioni punitive nei confronti di coloro che considera nemici giurati.

Quali speranze di sopravvivenza ha quest'uomo, cosa deve spiegare ai suoi figli andando oltre alla sua evidente ventennale cronica depressione:
che morirà da precario, che i suoi ragazzi vivranno da precari, che non c'è mai fine alla disperazione, che è inutile sperare, che è inutile mettercela tutta, che forse non vale la pena puntare sulla propria dignità (perchè questo sforzo quotidiano non li ripagherebbe)...
Suggeritemi VOI come tirarlo fuori dalla sua angoscia e RESTITUIRGLI LA SUA DIGNITA'.
Aspetto che qualcuno mi dia una mano, fra poco potrebbe essere troppo tardi.
Maria



Lancio un appello: se davvero saremo così in tanti a perdere il posto, perchè non cominciamo a mettere su fondazioni e scuole private?

Probabilmente guadagneremmo di più, faremmo andare le cose meglio, avremmo strutture migliori, genitori più attenti... non lo facciamo perchè siamo stati educati sulla costituzione della repubblica italiana: quando lo stato dorme, nascono gli incubi.

E così cerchiamo tutti di inventarci un ristorante... in bocca al lupo, mondo!
Enrico



Lavoro da 9 anni in una associazione di categoria, di cui gli ultimi 4 senza contratto. Un cocopro rinnovato tacitamente.

All'Ispettorato del lavoro mi dicono di lasciar perdere e di denunciarli quando troverò un altro posto. Qui di altri lavori non ce ne sono, perciò sono costretto ad accettare questo sfruttamento.
Laureato, guadagno meno di un cassaintegrato. La mia pensione sarà più bassa di quella sociale di chi non avrà mai versato un centesimo. E' questa, giustizia?
Giorgio



Non vi laureate in Matematica, sudate come bestie ed alla fine non insegnerete mai la vostra materia.

Quello che dicono della mancaqnza di laureati in matematica è una palla immensa, nelle scuole medie non insegneretemai dato che vi fregheranno il posto tutti i laureati in scienze biologiche visto che ai concorsi fanno domande di biologia.

Siate furbi laurearsi in matematica è una fregatura megagalattica meglio scienze biologiche 1.000.000 di volte, avete il lavoro assicurato.
Dado

Fonte: Lettere all'Unità di ieri (Tempi moderni 1 è qui sotto 27.02.09)

venerdì 27 febbraio 2009

PER NON IMBARBARIRE LA NOSTRA CONVIVENZA CIVILE

Appello contro il razzismo

Premessa

Esprimiamo pubblicamente il nostro allarme per quanto sta maturando sul piano istituzionale in riferimento alla marginalità, accompagnato da una crescente indifferenza della società civile, apparentemente dimentica della sua storia e della tradizionale disponibilità all’accoglienza.

Appena ieri migliaia e migliaia di nostri concittadini hanno vissuto in terra di emigrazione in Europa e oltreoceano una storia di rifiuto e di criminalizzazione analoga a quella che ora si abbatte sugli odierni immigrati che percorrono le nostre strade alla ricerca di più vivibili condizioni di vita:

i cognomi dei connazionali emigranti a partire da fine Ottocento sono gli stessi che ritroviamo oggi sulle guide telefoniche del Portogruarese, del Sandonatese, dell’Europa e del mondo.

A spingere lontani dalla patria i nostri nonni sono state le stesse motivazioni che oggi portano da noi i nuovi immigrati: la fame, l’ingiusta divisione delle risorse del pianeta, l’insicurezza sociale e politica.

Chi si esprime con “cattiveria”di fronte a questo nuovo ed antico volto del cosiddetto “diverso”, dimentica la storia e i principi basilari della convivenza civile.

Chi guarda a questi uomini, anche se forniti di regolare permesso, come a dei potenziali nemici, secondo la logica della provenienza geografica, chi teme la loro concorrenza nel lavoro, nei servizi sociali e nella sanità, ignora che si tratta di persone che, in quanto tali, hanno i nostri stessi diritti.

Puntualizziamo quanto segue:

Lavoro: gli immigrati sono una risorsa per la nostra economia e non un pericolo. Essi, oltre a produrre ricchezza per il nostro Paese, pagano tasse e contributi in quantità maggiore di quanto non viene loro restituito in termini di servizi, previdenza e stato sociale.

Clandestinità: preoccupa l’introduzione del reato di clandestinità, nei confronti di moltissimi esseri umani che approdano nel nostro paese e per i quali vanno attivate strategie di legale, civile soluzione, non preventivamente discriminatorie. Essere “clandestini “non è mai una scelta, ma una condizione di vita da cui si vorrebbe uscire nel rispetto di leggi ispirate al senso dell’umana dignità.

Sicurezza: esprimiamo condanna degli episodi di violenza, riferiti spesso, però, in modo enfatico e tendenzioso, trasformati da colpe personali in colpe collettive. La colpa è sempre personale, mai collettiva, cioè riferita superficialmente ad un intero popolo o etnia: è questo un principio cardine del diritto che, se non rispettato, apre inesorabilmente le porte al razzismo di cui c’è inquietante testimonianza nella storia trascorsa.

Ronde e similari: dall’insicurezza e dalla paura, spesso usate politicamente per aumentare il consenso elettorale, non si esce con le ronde alimentate da diversi colori, con l’uso ambiguo di volontari pagati privatamente o con l’impiego dell’esercito, ma con le forze dell’ordine istituzionali.

Salute: i medici sono chiamati a curare e non a denunciare gli ammalati, anche se stranieri e momentaneamente sprovvisti del permesso di soggiorno. A questo sono tenuti dal giuramento di Ippocrate e dall’articolo 32 della Costituzione.
Con la minaccia di denuncia si provoca la fuga dai presidi sanitari di cura e di prevenzione delle malattie infettive. Quest’ultime non conoscono le barriere del colore della pelle e della provenienza geografica e mettono in pericolo la salute di tutti.

Schedatura dei marginali: ci sgomenta l’intenzione di schedatura riferita a barboni, rom e sinti (compresi i bambini) spacciata come utile e salvifica, in realtà suscettibile di essere utilizzata, come è avvenuto di frequente nella storia, come strumento di discriminazione. Costoro rischiano di divenire utili capri espiatori su cui scaricare ben altre responsabilità.

Classi- ponte: neghiamo, sulla scorta della memoria storica che ha abolito ancora negli anni settanta del secolo scorso le scuole speciali, l’istituzione di luoghi separati per bambini stranieri. L’educazione anche linguistica si compie in un ambiente stimolante di accoglienza, attivando strategie didattiche di confronto tra parlanti coetanei, anche perché le diversità, calate in un ambiente culturale corretto, stimolano ed arricchiscono e favoriscono una reale integrazione.

Ricongiungimenti familiari, tassa sul permesso di soggiorno, permesso a punti, diritto di cittadinanza basato sullo ius soli e non, come attualmente, sullo ius sanguinis, diritto di voto, …: auspichiamo che su queste questioni e sulle altre sopra indicate riferite ai problemi cardine della convivenza civile, il nostro territorio trovi spazi di pubblico confronto.


APPELLO
Si chiede all’Amministrazione comunale di Portogruaro di accogliere questa nostra istanza, confermando scelte di inclusione e di uguaglianza fra tutte le persone presenti nel nostro territorio.

Chiediamo al Governo in carica di rivedere provvedimenti suscettibili di favorire discriminazione, odio razziale, disuguaglianza sociale e più insicurezza per tutti.


Proponenti: comitato per la pace di Portogruaro
Zeroguerre
Emergency
Associazione “Nessuno è straniero”
Sindacato C.G.I.L

TEMPI MODERNI

Dal prossimo primo settembre sarò, con buone probabilità, non più insegnante precaria, ma semplicemente disoccupata!

A giorni compio 46 anni e dopo 10 anni di precariato nell'università e 11 nella scuola, a mia figlia dovrò dire che forse dovrò rinunciare a parecchie cose, visto che in casa entrerà uno stipendio in meno.

Sarò infatti una delle vittime del taglio drastico delle cattedre d'italiano, Storia e Geografia alle medie. Molto drastico, perché si tratta, grazie ai provvedimenti Gelmini/Tremonti, del 25% delle cattedre, che sugli alunni avranno l'effetto di 2 ore in meno d'Italiano la settimana (le ore scenderanno a 5, lo stesso numero propongono per Inglese).

... In tutto siamo stati 2000 a condividere la stessa sorte... 2000 persone destinate per quest'anno ancora alla precarietà e per il prossimo, insieme purtroppo a tante altre (svariate migliaia), alla non occupazione.

Ho passato un'estate nello sconforto, con mia figlia che vedendomi piangere (sono, ti assicuro, una donna risoluta e pratica, ma sono stata presa da una disperazione che mi ha disarmato) mi ripeteva «ma dai mamma, vedrai che le cose andranno meglio».

In una di queste giornate nere mi sono decisa a presentare la domanda come collaboratrice scolastica, bidella per capirci.

E due settimane fa sono uscite le graduatorie definitive e ho ricevuto moltissime chiamate per incarichi annuali fino al 30 giugno. Ho risposto che per quest'anno ancora facevo la prof, ma di tenermi in considerazione per il prossimo anno.

Da una scuola mi hanno risposto «Mi scusi, ma non pensa che una laureata dovrebbe avere altre aspirazioni?», da un'altra «Poverina ha ragione, abbiamo appena verificato che qui l'anno prossimo si perderanno 4 posti della sua classe di concorso».

Una possibilità di occupazione? No, neanche su questo posso farmi illusioni, la iattura dei tagli sarà terrificante anche per il personale Ata e quindi, neanche la bidella mi faranno fare.

Sono stanca, molto stanca... Nel frattempo mia figlia cresce e da grande vuole fare la professoressa come me, ma ormai aggiunge «se me la faranno fare». L'anno prossimo inizierà il liceo... verrebbe da chiedere se fosse possibile farle ereditare la mia posizione in graduatoria, almeno il mio infinito precariato avrebbe un senso..

Da una lettera firmata pubblicata oggi dall'Unità

lunedì 23 febbraio 2009

TESTAMENTO BIOLOGICO

Dopo la manifestazione di sabato contro il Disegno di legge del Governo le associazioni in indirizzo hanno divulgato il testo del testamento biologico:


Chi vuole sottoscriverlo può farlo totalmente o in alcune sue parti e poi
inviarlo ai destinatari che lo faranno avere ai presidenti di Camera e Senato.

LUIGI MANCONI presidente di «A Buon Diritto»
abuondiritto@buondiritto.it - Via dei Laghi, 12 – 00198 Roma

MARCO CAPPATO segretario dell’Associazione Coscioni
info@lucacoscioni.it - Via di Torre Argentina, 76 – 00186 Roma



DICHIARAZIONE DI VOLONTÀ ANTICIPATA
PER I TRATTAMENTI SANITARI


Io sottoscritto/a
nato/a il a prov.
residente a prov.
indirizzo
nel pieno delle mie facoltà mentali, in totale libertà di scelta, dispongo quanto segue in merito alle decisioni da
assumere nel caso necessiti di cure mediche.
CONSENSO INFORMATO
1. Non voglio Voglio essere informato sul mio stato di salute e sulle mie aspettative di vita, anche se fossi
affetto da malattia grave e non guaribile
2. Nel caso decidessi di non essere informato sul mio stato di salute e sugli esami diagnostici e le terapie da adottare,
delego a essere informato e a decidere in mia vece il signor
nato/a il a prov.
residente a prov.
indirizzo
3. Voglio essere informato sui vantaggi e sui rischi degli esami diagnostici e delle terapie
4. Autorizzo i medici curanti ad informare le seguenti persone:

DISPOSIZIONI GENERALI
In caso di perdita della capacità di decidere o nel caso di impossibilità di comunicare, temporaneamente
o permanentemente le mie decisioni ai medici, formulo le seguenti disposizioni riguardo i trattamenti sanitari.

Disposizioni che perderanno di validità se, in piena coscienza, decidessi di annullarle o sostituirle.
Dispongo che i trattamenti:
1. Siano iniziati e continuati anche se il loro risultato fosse il mantenimento in uno stato di incoscienza
permanente non suscettibile di recupero.
Non siano iniziati e continuati se il loro risultato fosse il mantenimento in uno stato di incoscienza permanente
e senza possibilità di recupero.
2. Siano iniziati e continuati anche se il loro risultato fosse il mantenimento in uno stato di demenza avanzata non
suscettibile di recupero.
Non siano iniziati e continuati se il loro risultato fosse il mantenimento in uno stato di demenza avanzata senza
possibilità di recupero.
3. Siano iniziati e continuati anche se il loro risultato fosse il mantenimento in uno stato di paralisi con incapacità
totale di comunicare verbalmente, per iscritto o grazie all’ausilio di mezzi tecnologici.

Non siano iniziati e continuati se il loro risultato fosse il mantenimento in uno stato di paralisi con incapacità
totale di comunicare verbalmente, per iscritto o grazie all’ausilio di mezzi tecnologici.

DICHIARAZIONE DI VOLONTÀ ANTICIPATA
PER I TRATTAMENTI SANITARI
DISPOSIZIONI PARTICOLARI

Qualora io avessi una malattia allo stadio terminale, o una lesione cerebrale invalidante e irreversibile, o una malattia
che necessiti l’utilizzo permanente di macchine o se fossi in uno stato di permanente incoscienza (coma o persistente
stato vegetativo) che secondo i medici sia irreversibile dispongo che:
1. Siano Non siano intrapresi tutti i provvedimenti volti ad alleviare le mie sofferenze (come l’uso di farmaci
oppiacei) anche se il ricorso a essi rischiasse di anticipare la fine della mia vita.
2. In caso di arresto cardiorespiratorio (nelle situazioni sopra descritte) sia non sia praticata su di me la
rianimazione cardiopolmonare se ritenuta possibile dai curanti.
3. Voglio Non voglio che mi siano praticate forme di respirazione meccanica.
4. Voglio Non voglio essere idratato o nutrito artificialmente.
5. Voglio Non voglio essere dializzato.
6. Voglio Non voglio che mi siano praticati interventi di chirurgia d’urgenza.
7. Voglio Non voglio che mi siano praticate trasfusioni di sangue
8. Voglio Non voglio che mi siano somministrate terapie antibiotiche.

NOMINA FIDUCIARIO
Qualora io perdessi la capacità di decidere o di comunicare le mie decisioni, nomino mio rappresentante fiduciario
che si impegna a garantire lo scrupoloso rispetto delle mie volontà espresse nella presente carta, il signor
nato/a il a prov.
residente a prov.
indirizzo

Nel caso in cui il mio rappresentante fiduciario sia nell’impossibilita’ di esercitare la sua funzione delego a sostituirlo
in questo compito il signor
nato/a il a prov.
residente a prov.
indirizzo

ASSISTENZA RELIGIOSA
1. Desidero Non desidero l’assistenza religiosa della seguente confessione:
2. Desidero Non desidero un funerale.
3. Desidero un funerale religioso secondo la confessione da me professata.
4. Desidero un funerale non religioso.

DISPOSIZIONI DOPO LA MORTE
1. Autorizzo Non autorizzo la donazione dei miei organi per trapianti.
2. Autorizzo Non autorizzo la donazione del mio corpo per scopi scientifici o didattici.
3. Dispongo che il mio corpo sia inumato/cremato.
In fede,
Autorizzo il trattamento dei dati al solo fine dell'iniziativa
pubblica "Inviaci il tuo Testamento".

Firma

Scarica questo testo

domenica 22 febbraio 2009

L' APPELLO DEL COMITATO PER LA PACE E DI ZERO GUERRE

Appello agli spiriti liberi e modesta proposta per prevenire.

Quale piccola espressione della società civile portogruarese, vogliamo esprimere pubblicamente il nostro allarme per quanto sta maturando sul piano istituzionale in riferimento alla marginalità, cui si contrappone una crescente ipnosi della società civile, apparentemente dimentica della sua storia e della tradizionale disponibilità all’accoglienza.

Appena ieri migliaia e migliaia di nostri concittadini hanno vissuto in terra di emigrazione in Europa e oltreoceano una storia di rifiuto e di criminalizzazione analoga a quella che ora si abbatte sugli odierni immigrati che percorrono le nostre strade alla ricerca di più vivibili condizioni di vita:

i cognomi dei connazionali emigranti a partire da fine Ottocento sono gli stessi che ritroviamo oggi sulle guide telefoniche del Portogruarese, del Sandonatese, dell’Europa e del mondo.

A spingere lontani dalla patria i nostri nonni sono state le stesse motivazioni che oggi portano da noi i nuovi immigrati: la fame, l’ingiusta divisione delle risorse del pianeta, l’insicurezza sociale e politica.

Chi si esprime con “cattiveria”di fronte a questo nuovo ed antico volto del cosiddetto “diverso”, dimentica la storia e i principi basilari della convivenza civile.

Chi guarda a questi uomini , anche se forniti di regolare permesso, come a dei potenziali nemici, secondo la mera logica della provenienza geografica, chi teme la loro concorrenza nel lavoro, nei servizi sociali e nella sanità, ignora che si tratta di persone che, in quanto tali, hanno i nostri stessi diritti.

Ci umilia l’introduzione del reato di clandestinità, premessa inquietante di una persecuzione permanente verso migliaia di esseri umani che approdano nel nostro paese e per i quali vanno attivate strategie di legale, civile soluzione, non preventivamente discriminatorie.

Essere “clandestini “non è mai una scelta, ma una condizione di vita da cui si vorrebbe uscire nel rispetto di leggi ispirate al senso dell’umana dignità.

Esprimiamo profondo disagio di fronte alla giusta condanna degli episodi di violenza, riferiti, però, in termini spesso scorretti, trasformati da colpe personali in colpe collettive imputate ad una intera etnia, (rom, rumena, exracomunitaria, ecc).

La colpa è, invece, sempre personale, mai collettiva: è questo un principio cardine del diritto che, se non rispettato, apre inesorabilmente le porte al razzismo di cui c’è inquietante testimonianza nella storia trascorsa.

Suscita uguale disagio il progetto di legalizzazione delle ronde, che trasformano i cittadini in pseudo poliziotti.

Riteniamo che i medici debbano curare, non denunciare gli ammalati, pur se stranieri e clandestini, per non tradire il giuramento di Ippocrate cui sono tenuti e per non favorire la fuga dai presidi di cura e di prevenzione delle malattie infettive.

Ci sgomenta la prevista schedatura di barboni e di marginali, spacciata come utile e salvifica, in realtà suscettibile di essere utilizzata, come è avvenuto di frequente nella storia, come strumento di discriminazione istituzionale.

Ci rattrista che centinaia di concittadini abbiamo firmato per un preventivo allontanamento di qualche decina di rom, additati come minaccia dell’ordine pubblico ed improbabile causa delle presenti difficoltà sociali, al di fuori di ogni reale conoscenza delle loro problematiche e ripetendo, inconsapevolmente, scelte già tragicamente praticate nel passato, approdate, poi, allo sterminio.

Neghiamo sulla scorta della memoria storica, che ha abolito ancora negli anni settanta del secolo scorso le scuole speciali, l’istituzione di luoghi separati per bambini giudicati “diversi”:

a nostro parere l’educazione si compie in un ambiente stimolante di accoglienza, attivando strategie didattiche di confronto tra diversi perché le diversità, calate in un ambiente culturale corretto, stimolano ed arricchiscono, non separano.


Auspichiamo che su queste e altre problematiche ( ricongiungimenti familiari, tassa sul permesso di soggiorno, permesso a punti, diritto di cittadinanza basato sullo ius soli e non, come attualmente, sullo ius sanguinis…) che si riferiscono ai problemi cardine della convivenza civile, il nostro territorio esprima adesione, trovi spazi di pubblico confronto e di dibattito unitario per non approdare ad un futuro imbarbarimento della comune convivenza civile.

Per il Comitato per la pace e per Zeroguerre
P.Leder - I.R.Pellegrini


Portogruaro 19 febbraio 2009

sabato 21 febbraio 2009

QUOTIDIANITA' 2009

Dal blog di Beppe Grillo riprendiamo la lettera che segue:

Sono un' infermiera di un'Azienda Ospedaliera, poche settimane fa mi è successo uno spiacevole incidente, nel quale ho riportato una frattura dello stiloide radiale e dello scafoide, con una prognosi di 90 giorni.

Immaginerete che questa situazione è di per se assai disagevole, ma dato che al peggio non c'è mai fine si aggiunge la nuova legge Brunetta. La suddetta legge sottolinea tre punti importanti:

1- Dare la reperibilità per la visita fiscale dalle 8:00 alle 20:00 con solo "un'ora d'aria al giorno" (dalle 13:00 alle 14:00)
2- Dare comunicazioni solo per via fax ad ogni spostamento per visite di controllo ed altro.
3- Decurtazione degli incentivi dallo stipendio.

Primo punto:
Vorrei sapere dall'On. Brunetta se ha mai letto la Costituzione Italiana ,in particolare gli art.13 e art.14 (rapporti civili) dove viene trattato il principio inviolabile della libertà personale e un individuo non può essere relegato contro la sua volontà a differenza della nuova legge Brunetta che impone una sorta di arresti domiciliari.

Secondo punto comunicazioni via fax.
Io vivo da sola e non posseggo un fax nell'incidente ho riportato anche una distorsione al piede che non mi permette la deambulazione. Il primo negozio provvisto di fax dalla mia abitazione dista circa 3km, non posso guidare,vorrei sapere come posso inviare antecedentemente i vari fax che mi dovrebbero garantire gli spostamenti senza incorrere in sanzioni.

Terzo punto detrazioni sullo stipendio.

Mi viene negata la mia libertà;non posso tornare a lavorare per via della frattura. Come un detenuto devo comunicare tutti i miei spostamenti e per finire in più vengo anche penalizzata sullo stipendio.

Mi sembra che questa penalizzi solo chi ha dei veri problemi di salute e i soliti "furbetti del quartierino" riusciranno comunque a farla franca

A questo punto faccio un appello per trovare a livello mediatico qualcuno che mi sostenga per una provocazione: essere riammessa al lavoro come "portatrice di gesso". Questo perché non voglio rimanere in "carcere"per ben 3 mesi con solo la colpa di essermi infortunata. Saluti

giovedì 19 febbraio 2009

SPAZI

In qualche giornale e sul canale televisivo della 7 si è parlato della 'dimenticanza della Rai' che non ha mandato nessuno a Milano al processo Mills, in cui il corruttore condannato apparteneva a un'azienda di propietà del premier.

Non stupisce che il servizio pubblico nazionale sia assente là dove i network più importanti sono presenti.

Si è orami troppo assuefatti all'arroganza del potere ed alla subordinazione dei media ai suoi dettati.

Colpisce che qualcuno ne abbia parlato e che la notizia (quella dell'assenza Rai) sia uscita. Che ci sia ancora qualche spazio?

Recentemente è andata in onda sulla rete ammiraglia, la 1, una trasmissione in cui il direttore del Tg: G. Riotta parlava della gravità della crisi economica con due pezzi da 90: un membro italiano dell'esecutivo della BCE di nome Bini Smaghi, ed una penna da prima pagina del quotidiano della Confindustria, Il Sole 24 Ore.

Nel corso della conversazione venivano confermate tutte quelle notizie più o meno catastrofiche che purtroppo ci si è abituati a digerire quotidianamente, ma soprattutto c'era unanimità sul modo per uscire dalla crisi:

Alzare il potere di acquisto di salari e pensioni, aumentare i soldi per gli ammortizzatori sociali allo scopo di aiutare che perde il lavoro ed altre misure simili per proteggere i giovani a progetto o a tempo determinato che non hanno diritti.

Appariva chiara dalla discussione la scarsa incisività, se non insufficenza, delle misure prese dal governo nazionale.

E questo veniva detto non da Rifondazione, ma da persone che hanno altre collocazioni politiche.

Particolare: tutto questo lavoro giornalistico, ben articolato e comunicato in modo non tecnico, ma comprensibile dal pubblico più vasto, è andato in onda dalle ore 23.30 alle 0.30 di venerdì scorso.

Altro esempio: Ricorderete tutti che qualche settimana fa l'on. Di Pietro venne additato da ogni organo di comunicazione come colui che aveva osato insultare il Capo dello Stato nel corso di una manifestazione sulla giustizia.

Ci fu modo di scrivere qui che la corale indignazione consentiva di non parlare dei contenuti della manifestazione.

Bene, i giornali dei giorni socrsi hanno messo in una breve delle pagine interne la notizia che veniva archiviato ogni provvedimento contro Di Pietro perchè il fatto - le offese - non sussisteva.

Spazio: Tre righe.

Colpiva oggi l'insistenza del Tg2 e di Canale 5, in apertura di giornale, sulla notizia della cattura dei due romeni, colpevoli dell'ultimo crimine di stupro, e sulla rivolta nel centro immigrati di Lampedusa.

Minuti e minuti di trasmissione con primi piani, immagini ferme sui volti dei delinquenti o sui resti dell'edificio dato alle fiamme nell'isola.

Veniva spontanea la domanda. Cosa stanno nascondendo?