lunedì 6 ottobre 2008

L’ANALISI DEL VESCOVO DI CASERTA

Sabato a Caserta 10.000 (qualcuno ha detto il doppio) persone sono sfilate in corteo contro il razzismo e praticamente contro il potere camorrista, visto che la goccia che ha fatto traboccare il vaso colmo dell’indignazione è stata la strage di immigrati di Castelvolturno.

Sul ‘Mattino’ di Napoli sono stati pubblicati stralci di un documento scritto dal Vescovo di Caserta, Nogaro, in occasione della mobilitazione promossa dal Movimento dei migranti ed altre associazioni.

Il quotidiano riferisce che il religioso, uomo da moltissimi anni attivo nel territorio, non “è mai stato così duro.”

Egli afferma prima che “La criminalità organizzata è il potere assoluto delle nostre terre. Fa la politica e l’economia.”

(per il ‘Mattino’ i centri commerciali del casertano sono “tra i più grandi del mondo” e si registra “la presenza di immensi mezzi finanziari procurati da traffico di armi e droga”.)

Poi, approfondendo l’analisi, parla di una diffusione “pervasiva dell’illegalità che va a toccare tutti i ceti sociali ” diventando difficilmente identificabile con una categoria specifica di persone”.

La conclusione è che ”L’illegalità proclama il diritto della forza,escludendo la forza del diritto”

Dietro a questo apparente gioco di parole c’è però un concetto fondamentale:
Se l’illegalità nega il diritto, “nega…. il valore della persona, depositaria del diritto” e diventa ”violazione d’umanità”.


E’ da questa forma di violenza verso le persone che nasce quella che il Vescovo chiama”depressione civile”che si articola” in sfiducia nella vita, ..rassegnazione alla fatalità.”

Dalla sfiducia esistenziale all’agire da criminali, per possedere qualcosa o sentirsi valere un po’ di più, il passo è breve.

Ne consegue per la Chiesa un dovere preciso quello di “contrastare queste forme di avvilimento della società” perché se il cittadino si piega solo ed unicamente al proprio interesse personale e prova ”disinteresse verso il bene comune” si priva di ogni possibilità di un futuro fuori da un tessuto sociale che non sia dominato da quello criminale.

Dal ‘Mattino’ del 4.10.08

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