martedì 23 dicembre 2008

SENZA PAROLE

Quello di oggi è l'ultimo post del blog 2008 del Centro Mori.

Questo diario quotidiano, iniziato in Gennaio ha avuto in quest'anno che va a chiudersi vicende alterne: momenti di visite frequenti si sono alternati ad altri in cui il numero di letture era decisamente più basso.

Si apre quindi una fase di riflessione e di valutazione sul se ed eventualmente sul come continuare questa esperienza nel 2009.

L'ultimo contributo riguarda la vicenda dei martiri di Blessaglia e dell'articolo apparso sulle pagine locali del Gazzettino il 19 u.s.

Vi si legge che il parroco del paese ha fatto un intervento dal pulpito della chiesa per esprimere il suo dissenso dalla manifestazione del ricordo.

Poi ancora nel bollettino parrochhiale ha scritto:"Nella Santa Messa di Domenica sera ricorderemo in particolare l'ex-presidente della Carinzia Jorg Haider, deceduto recentemente" richiamando due righe più in sotto la sua disapprovazione per la cerimonia di commemorazione di dieci giovani partigiani impiccati dai nazifascisti nel Portogruarese 64 anni fa.

Si resta senza parole

Viene da chiedersi se viviamo ancora nel posto dove siamo nati o se per caso non stiamo sognando.

Poi subentra la volontà di sforzarsi a ragionare.

Può essere che il parroco abbia esagerato, può anche essere che il Gazzettino abbia, magari involontariamente, enfatizzato qualche momento di stizza del prelato.

Poi però si fanno strada nella mente dei ricordi:

- vecchie letture di articoli che parlano di libri negazionisti, scritti da storici, editi in Germania anni fa.

- un dibattito nazionale che ha portato alla luce violenze dei partigiani messe sullo stesso piano, più o meno in buona fede, di quelle della sponda avversa, evitando di inquadrarle nel progetto sociale e politico e nella loro relatività rispetto a quello che di positivo la lotta di liberazione ha prodotto.

- il risultato delle recenti elezioni in Austria, a due passi da qua, in cui l'uomo politico Haider, era risultato di fatto il trionfatore, avendo riscosso consensi in grado di influenzare gli equilibri nazionali.

- il fatto che ai suoi funerali avessero partecipato le regioni Friuli Venezia Giulia ed il Veneto con il loro gonfaloni, come pure il Comune di Jesolo con il suo stendardo.

Ricordi questi che creano un quadro di un territorio in cui paiono esser presenti, vivi e attivi sentimenti, per usare un aggettivo prudente, profondamente conservatori.

Ma la partecipazione alla cerimonia funebre di Klagenfurt di due tra le regioni più ricche del paese assume anche altri significati come per esempio
l'auspicio che anche qui emerga una figura politica al contempo moderna, nello stile di vita, e preoccupantemente antica nel modello di società che immagina e costruisce.

L'episodio di Pramaggiore può essere inserito in questo contesto.

Ecco allora un motivo in più per preoccuparsi e reagire.

venerdì 19 dicembre 2008

UNA REGIONE UNA LEGGE

La Regione ha approvato una normativa storica in materia ambientale e di sicurezza sul lavoro. Abbassati radicalmente i limiti di diossina e di altre sostanze tossiche che le aziende possono emettere.

Così si rispettano i parametri Ue e si tutela la salute delle persone. Particolare soddisfazione a Taranto, la città più inquinata d'Italia. È la prima proposta del genere in Italia.

La strada intrapresa dalla Regione per tutelare la sicurezza del territorio e di chi lo abita, (troppi i casi di persone che si ammalano di tumori e molto altro) in particolare l'agro di Taranto, martoriato dalle emissioni industriali, si fonda su evidenze scientifiche.

Le stime attestano che la diossina prodotta dall'Ilva a Taranto in un anno e in condizioni routinarie, è pari a 171 grammi - dato rilevato nel 2008 sul camino E312 dello stabilimento -, che moltiplicati per 45 anni di attività del siderurgico, danno oltre 7,7 chili di diossina: tre volte Seveso.

E sono complementari a quelle contenute nel registro Ines, secondo cui a Taranto si produce il 92% della diossina italiana.

Dei paesi europei, in cui il limite di emissioni per metro cubo è fissato in 0,4 nanogrammi in tossicità equivalente, l'Italia è l'unico ad avere una legge che fissa il tetto a 10mila nanogrammi a metro cubo in concentrazione totale: il più alto. Di più. L'Ines stima anche che la fonte principale di diossina a Taranto è l'Ilva.

L'obiettivo della legge è dimezzare le emissioni entro il primo aprile del 2009, per scendere entro il 31 dicembre 2010 al limite europeo. Verranno calcolate soltanto le diossine dannose per l'uomo.

Diverso il discorso per gli impianti già esistenti, come l'Ilva di Taranto. Le emissioni di diossina prodotte dallo stabilimento a febbraio 2008, dati Arpa, oscillavano tra i 4,4 agli 8,1 nanogrammi, ma a giugno, dopo l'impiego di tecnologie Urea (che esercitano una forte funzione inibitrice) si sono ridotte anche a 0,9.

Dal primo aprile del 2009 non dovranno superare i 2,5 e dal 31 dicembre del 2010 dovranno rispettare il limite europeo.

Lunetta Franco, di Legambiente Taranto, aggiunge: «È una legge importante non solo dal punto di vista pratico, ma anche simbolico, perché spiana la strada ad altri provvedimenti di questa natura».

Fonte: Il Manifesto del 18.12.08

giovedì 18 dicembre 2008

IL BALZO DELL' "ONDA"

Eccolo l'atteso balzo degli studenti dell'"onda".
Ideato, probabilmente, in una delle tante riunioni ed assemblee che contestavano i tagli alla scuola ed all'università e preparato da tempo, si è svolto oggi all'università di lettere l'incontro tra i giovani e Roberto Saviano.

Tema della conferenza del giovane scrittore: la moralità nella vita pubblica del Sud.

Un argomento scottante in un momento altrettanto caldo per la pulizia della politica.

Colpisce in primo luogo il pragmatismo del movimento studentesco che, finito il momento della protesta, si aggrega attorno al nodo centrale del conoscere per capire.

E sceglie un interlocutore altettanto pragmatico ed incisivo, colui che a soli 28 anni è già diventato il simbolo di una nuova resistenza: quella contro il malaffare nella vita pubblica.

Rainews 24 ha il merito di trasmettere l'intero incontro. Le Tv ne mandano un breve spezzone.
Ma pochi minuti bastano a 'bucare il teleschermo', a far capire che ci si trova davanti ad una svolta culturale e politica e del movimento studentesco di Roma e nazionale perchè è probabile che poi altre città seguano quanto organizzato nella capitale.

Una generazione di giovani che si è pacificamente ribellata al taglio dei fondi per la scuola salta ogni mediazione e va alla fonte più pulita per capire il modo in cui lo 'sporco' soffoca il loro futuro.

E le parole di Roberto, attraverso Rainews 24, 'bucano' una seconda volta lo schermo.

Trasmettono il brivido che attraversa chi dice nomi e cognomi, rischiando la propria vita.

Fanno capire il gioco gigantesco che condiziona l'esistenza di milioni di persone.

Spiegano come è difficilissimo per il serio e l'onesto agire in modo coerente.


Articolano ragionamenti sulle culture: quella camorrista, quella del politico del Sud, quella della gente del territorio.

Snocciolano le cifre economiche con cui il potere camorrista governa.

Chiariscono come un ganglo vitale sia anche per i malavitosi quello costituito dai media.

Ricordano i tanti bravi giornalisti che combattono da soli in oscuri giornali di provincia clan camorristi che temono solo i grandi quotidiani nazionali.

Indicano le strade da percorrere per riuscire ad incidere in una realtà che è, apparentemente, immodificabile.

Fonte Rainews 24 di oggi

mercoledì 17 dicembre 2008

LAVORI IN CORSO

Il parlamento europeo ha respinto in seconda lettura la proposta di portare la settimana di lavoro nell'ue fino a 65 ore, accogliendo tutti gli emendamenti della commissione lavoro.

Il Parlamento europeo ha bocciato il compromesso faticosamente raggiunto dai ventisette per consentire un orario di lavoro fino a 65 ore nell'Unione europea.

La proposta di revisione dell'attuale direttiva sull'orario di lavoro ha portato a Strasburgo e alle porte dell'Europarlamento migliaia di lavoratori provenienti da tutta Europa e che hanno sfilato per le strade della città con lo slogan "no alle 65 ore" e "sì a condizioni di lavoro decenti".

Ora si riaprirà la procedura di conciliazione col Consiglio.

Una prospettiva che di fatto rimetterebbe in discussione la possibilità per la direttiva di essere approvata perchè i tempi del negoziato arriverebbero proprio a ridosso delle elezioni europee, che si terranno a giugno del prossimo anno.

Dopo la direttiva sulla liberalizzazione dei servizi, la cosiddetta direttiva Bolkestein, i sindacati europei si sono nuovamente mobilitati per contrastare questa proposta sull'orario di lavoro, che giudicano il primo passo verso un arretramento dell'Europa sociale, proprio in un momento di particolare crisi economica.

Obiettivo dell'Europarlamento, ha spiegato il relatore Alejandro Cercas, è mettersi di traverso al compromesso raggiunto a giugno fra i ventisette, in base al quale un lavoratore può dare il suo consenso a lavorare da 60 fino a 65 ore come media trimestrale, in presenza di un contratto collettivo, rispetto al tetto di 48 ore.

«C'è in quest'aula un'ampia maggioranza per dire che gli uomini non sono macchine e che la salute, la sicurezza e la vita famigliare vengono prima di tutto», ha affermato il relatore.

Fonte: Unità di oggi

martedì 16 dicembre 2008

FUORIPORTA

Confindustria parla oggi di 600.000 posti di lavoro che saranno permanentemente persi nel paese a causa della crisi economica.

Il governatore della Banca d'Italia dice che ci vuole un piano B per l'Italia per impedire che la crisi diventi un disastro.
Evita, garbatamente, di aggiungere che in Inghilterra, Francia e Germania si è già avanti su questa strada.

Dare un occhio al di là del confine ogni tanto fa bene. Aiuta a comprendere meglio una realtà che l'astuta orchestrazione dei media talvolta impedisce di vedere con chiarezza.

Se quindi Sarkozy, leader della destra francese, va da Brown, leader laburista inglese, per capire bene le misure da lui approntate per arginare i problemi dell'economia (azione che in poche settimane ha portato la sua popolarità di nuovo al top e sopra il livello del leader conservatore), dall'altra parte la leader cristiano-democratica tedesca sta già predisponendo ulteriori interventi.

Tutte azioni ispirate non ad un economia di mercato liberista, ma ad un'azione stabilizzatrice dello stato in un quadro economico devastato da anni di liberismo sfrenato.

Aiuti quindi alle fasce più deboli della popolazione, difesa del potere d'acquisto di salari e pensioni.

Quello che qui da noi solo la Cgil chiede con chiarezza e con uno sciopero generale.

Non basta. In Francia Sarkozy, che aveva attuato una riforma di tagli nelle scuole superiori, è costretto a rimangiarsela totalmente. Merito della rivolta degli studenti medi francesi, ma anche della comprensione che, in questo momento, non ha senso tagliare dove bisogna investire sul lungo periodo.

In Spagna il leader socialista Zapatero avvia un programma di acquisto dei terreni di propietà delle immobiliari e vara un programma di costruzione di case popolari sulle stesse aree.

Se riusciremo anche qui a salvarci dal terremoto economico in atto, lo dovremo anche a questa giovane Europa così bistrattata da tante parti ed al suo Euro.

Fonti: Rai News 24 e www.eddyburg.it


lunedì 15 dicembre 2008

IL GRANDE ED IL PICCOLO

L'"onda" degli studenti, insorti contro i tagli alla scuola pubblica e scesi in piazza con ripetute manifestazioni assieme a famiglie e sindacati, sembrava aver avuto come unici risultati grandi effetti emotivi (gli entusiasmi di quelle settimane) e l'acquisizione di consapevolezza di tanti giovani delle politiche di distruzione della scuola pubblica.

L'energia prodotta dalla ribellione pacifica di tanti giovani ha avuto però a settimane di distanza dall'apice delle proteste un effetto che ha sorpreso più di qualcuno: una marcia indietro del governo sui punti più contestati.

Quanto concreto sarà questo dietrofront lo si vedrà.

Ma un risultato tangibile l'onda lo ha prodotto e non è poco considerato il momento politico ed economico.

Venerdì uno sciopero riuscito della Cgil per politiche di sostegno alle fasce più deboli della popolazione, praticamente inermi davanti alla crisi, è stato di fatto ignorato dai media e chi avesse voluto cercare traccia del milione e mezzo di manifestanti in 108 città nei giornali di ieri, avrebbe cercato invano.

Ma nonostante il coprifuoco mediatico pare che anche qui ci sarà qualche cambiamento, magari non subito.

Un segno che agendo su giuste istanze si riesce a raggiungere qualcosa e che, proposte operative concrete hanno seguito tra i cittadini.

Nel nostro territorio parlano da soli i numeri di presenze delle persone ad un'assemblea pubblica a Concordia (500) su una questione locale, alla cerimonia di commemorazione dei martiri di Blessaglia (150), al discorso di Don Ciotti a Portogruaro (200) e alla conferenza di Gherardo Colombo (250) sempre a Portogruaro.

Sono segni di vitalità di un tessuto democratico che le tante sconfitte non hanno ancora debellato e che, vedasi la partrecipazione giovanile alla fondazione di Libera, sa produrre nuove energie.

Sono segni di speranza e di fiducia da raccogliere e da far crescere.

venerdì 12 dicembre 2008

108 MA NON BASTA

Oggi c'è lo sciopero generale indetto dalla Cgil per un sostegno alle fasce più deboli della società contro la violenza dell'attuale crisi economica.

Manifestazioni e cortei in 108 - centootto città. 200.000 persone a Bologna, 40.000 a Cagliari, 30.000 a Torino.

Non sono i numeri massimi di uno sciopero generale, ma non sono neanche numeri piccoli.

Pensionati, studenti, disoccupati, precari hanno affollato le piazze di un paese flagellato dal maltempo. Molti tra questi hanno dato una giornata di lavoro per la riuscita della manifestazione.

Con i tempi, e i salari che corrono, è uno sforzo non comune
.

Chiunque apra i maggiori quotidiani nazionali di oggi on-line non trova però questa notizia ai primi posti. Deve cercarla ben oltre la prima shermata.

Ci sono un sacco di argomenti più importanti per La Repubblica, il Corriere della Sera e la Stampa.

Più o meno la stessa cosa si può dire dei quotidiani in edicola e dei tg televisivi che sfoggiano inquadrature dal basso del corteo di Bologna.

Dall'alto il telespettatore si potrebbe rendere conto del numero di persone presenti.

Pochissimi minuti e via. Di manifestazioni in 108 città non una parola o solo un rapido accenno.

Il ruolo normanlizzatore dei mass media pare voler dispiegare tutto il suo potere per far passare in secondo piano la protesta degli strati più esposti alla crisi del paese.

Se c'è qualcuno che ha ancora dei dubbi sul livello di guardia in cui versa la democrazia italiana, costui oggi può provare a darsi una risposta più precisa.

giovedì 11 dicembre 2008

L'ALTRO VOLTO DEL CALCIO

Seedorf (calciatore di colore del Milan), vogliamo parlare un po' di calcio e responsabilità sociale?

"Volentieri. Partiamo da un dato innegabile: il calcio dà una visibilità enorme e consente di lanciare segnali molto forti. C'è chi sfrutta questa possibilità, chi no, chi vorrebbe ma non sa come.
Io credo che noi dobbiamo dare l'esempio e comportarci bene in campo, soprattutto pensando che ci guardano i bambini e che per natura i bambini sono portati a imitare i gesti. …
Finché siamo sotto i riflettori, il comportamento dev'essere serio e responsabile
.
Basta perdere il controllo per due secondi e si finisce su You Tube".

Ho letto della fondazione (playground) che ha realizzato in Olanda e mi ha colpito il fatto che ci siano spazi per i bambini e anche per i vecchi.

"Mi sembra una cosa logica. I ragazzi giocano a calcio o a basket, i vecchi a bocce. Sono partito dall'idea di riavvicinare le persone. Qui in Italia voi pensate che l'Olanda sia un paradiso per l'integrazione, invece è dura. Il playground è attaccato alla scuola dove ho studiato dai 6 ai 12 anni ad Almere, vicino Amsterdam.

La città è cresciuta in fretta, con relativi problemi di malessere sociale. Dopo tre mesi di playground, il tasso di criminalità era calato del 30%. Adesso è frequentato anche dai musulmani, un po' restii all'inizio.

Altri progetti in cantiere: quello, già avviato, di Malmberg, vicino Capetown, In Sudafrica. Poi, forse, Djibuti e il Vietnam. Certamente Milano.”

Il calcio qui da noi?

"Intorno al calcio in Italia c'è troppo odio, come in una guerra non dichiarata. Su una vittoria o una sconfitta si ricama per mesi. Per me non esistono nemici, solo avversari, e solo per il tempo della partita.”

Parliamo degli altri, allora. Secondo lei l'Italia è un paese razzista?

"Secondo me l'Italia è un bellissimo paese popolato in gran parte da bellissime persone. Non è un paese razzista, bisogna stare attenti a usare questa parola a proposito. Più circola la parola "razzismo" più si fa propaganda al razzismo. Io farei circolare la parola "integrazione".

In Italia semmai c'è una forma di stupidità culturale che porta alcuni, insoddisfatti della propria vita, a un comportamento spregiativo e aggressivo nei confronti dei più deboli.

Stupidi sì, ma non fino al punto di prendersela coi più forti. S'è visto mai, questo? I più deboli sono gli zingari, gli immigrati dai paesi poveri d'Europa, quelli che vengono dall'Africa, ma sono anche gli italiani poveri, i senzatetto come quello che è stato bruciato a Rimini. Non è razzismo".

Nel caso del ragazzo ghanese pestato a Parma dai vigili urbani, lei di che parlerebbe?

"In quel caso, di razzismo. Ma io sono contrario, se vuole saperlo, alle sanzioni dell'Uefa per i campi dove qualche spettatore intona cori razzisti…. non trovo giusto che tutta una tifoseria paghi per il comportamento di pochi.
Trovo giusto che si educhi uno stupido affinché perda un po' della sua stupidità. Aiutare, non punire. Oppure sì, punire, ma quando s'è fatto di tutto per aiutare".

Intervista di G. Mura da 'Repubblica' di oggi

mercoledì 10 dicembre 2008

LA LETTERA DI FRANCA

Valentina, Francesco, Luca, Gaia, Daniele, Laura, Roberto, Martina...

Sarebbe interminabile la lista dei giovani “cervelli” italiani costretti ad emigrare presso Centri, Istituti e Università straniere a causa dei continui tagli governativi alla ricerca scientifica, diventati una definitiva mannaia su quella che dovrebbe essere riconosciuta, invece, come la risorsa più preziosa di un Paese che aspiri a definirsi civile e avanzato.

E così può accadere che sia il privato cittadino a dare l’esempio contrario e virtuoso, rimediando clamorosamente alle mancanze dello Stato:

Franca Rame, donna-simbolo dell’impegno sociale e della coscienza civile più autentica in questa Italia disastrata dalla cattiva politica, ha deciso di donare alla ricerca sull’Aids la bellezza di centomila E. destinati a trattenere nel nostro Paese (e precisamente all’Istituto di Genetica Molecolare di Pavia) almeno uno dei giovani ricercatori, promettenti e preparatissimi, che in numero impressionante se ne vanno all’estero per costruire la loro carriera e contribuire al progresso della medicina e della scienza.

Lungi da Franca l’intenzione di ostentare la sua straordinaria generosità, ma il suo gesto doveva essere reso pubblico, perché risulti di esempio per tutti ...;

e dovrebbe anche suonare come uno schiaffo morale alla vergognosa politica del ...“risparmiare risorse finanziarie” a danno della scuola pubblica, dell’Università e per l’appunto della ricerca.

«Con la presente Le confermo la mia volontà di donare 35.000 euro all’anno per tre anni - per un totale di € 105.000 finalizzati all’assunzione per un periodo di tre anni di un giovane e promettente ricercatore, da associare al gruppo di ricerca del Dott. Maga presso l’Istituto di Genetica Molecolare del CNR a Pavia.

Lo scopodella mia donazione è quello di sostenere un giovane che si occupi delle ricerche tese a sviluppare nuovi approcci farmacologici al trattamento dell’infezione del virus HIV-1.

La mia donazione dovrà essere considerata come una erogazione liberale e verrà effettuata secondo i termini da concordare con gli uffici preposti del CNR. Cordiali saluti, Franca Rame».

www.radicalsocialismo.it

martedì 9 dicembre 2008

UN LIBRO SUL NEOFASCISMO ANNI '70

Il libro di Nicola Rao, Il sangue e la celtica, che non è certo il primo ad affrontare il sanguinoso ciclo delle stragi e dei sogni golpisti che va dal 1969 al 1974, ma è in compenso il primo ad addentrarsi in quel continente misterioso facendosi guidare dagli «indigeni», dando cioè la parola ai neofascisti che di quella fase furono, a diverso titolo, protagonisti.
….
Per molti versi, il lavoro di Nicola Rao arriva alle stesse conclusioni cui era giunto il giudice milanese Guido Salvini.

Dalle testimonianze raccolte dal giornalista esce più che mai confermato l'impianto storico-analitico sul quale era basato l'atto di accusa dell'ultimo processo per la strage di piazza Fontana.

Emergono ad esempio in evidenza lampante, attraverso i ricordi dei diretti interessati, le connessioni strettissime tra il neofascismo veneto e quello lombardo, elemento di fondamentale importanza ma rimasto per decenni celato, individuato proprio da Salvini e dimostrato qui in maniera inoppugnabile.

È bene peraltro ricordare che l'ultimo processo per la strage di piazza Fontana ..ha sancito la responsabilità certa dell'area neofascista veneta, e in particolare di Franco Freda e Giovanni Ventura, nella «madre di tutte le stragi».
……..
L'Italia dei primi anni Settanta è un proscenio in cui, sullo sfondo della guerra fredda, si intrecciano disegni diversi….

Le testimonianze qui raccolte rivelano anche l'inconsistenza dell'equazione eversione nera-golpismo-stragismo.

Per quanto i tre livelli si siano intrecciati, la scelta dell'azione violenta contro lo Stato non comportava affatto, di per sé, un'automatica adesione al golpismo, né quest'ultima postulava di necessità il ricorso alle stragi.

La realtà è che il neofascismo italiano dei primi anni Settanta è in larga misura ancora sconosciuto, anche perché in campo democratico si contano quelli che davvero si sono presi la briga di conoscerlo.

Fonte: www.isole.ecn.org/antifa (dove l’articolo è pubblicato integralmente)

venerdì 5 dicembre 2008

SOPRAVVIVERE GRAZIE AL TERZO MONDO

Secondo l’ISTAT nel 2007 2 milioni 653 mila famiglie italiane (11,1%) si trovavano in condizioni di povertà relativa ovvero erano caratterizzate da una spesa per consumi inferiore a quella che viene convenzionalmente individuata come soglia di povertà.

Nel complesso gli individui poveri erano 7 milioni 542 mila pari al 12,8% dell’intera popolazione.

L’attuale crisi economica internazionale è destinata ad aggravare le condizioni sociali di larga parte della popolazione alimentando un fenomeno che già da tempo è emerso all’attenzione degli studiosi:

quello dell’impoverimento di fasce crescenti della popolazione che tende ad interessare classi sociali e ambienti culturali non abitualmente monitorati.

Si tratta del processo attraverso il quale individui economicamente attivi vedono ridurre le proprie capacità di risparmio e incontrano difficoltà crescenti a trovare situazioni di sviluppo per sè e i propri familiari nonché a finanziare la spesa per consumi.

Davanti ad una situazione di questo tipo si è pensato di utilizzare anche qui da noi una forma di sostegno sperimentata ampiamente e con successo nel terzo mondo:

il microcredito.

Un sistema che consente piccoli finanziamenti a chi è in difficoltà, sia privati che piccole imprese, a tassi di interessi diversi da quelli delle banche.
Con condizioni di erogazione in termini di tempi, costi e garanzie richieste, decisamente meno onerose.

Per proporre forme di sostegno di questo tipo ai più deboli il prossimo 9 dicenbre si svolgerà a Roma un convegno organizzato dall’Assessorato al Bilancio della Regione Lazio e dalla campagna Sbilanciamoci!.

Verranno messe a confronto le diverse forme di sostegno ad un’economia alternativa e identificate le priorità di un’azione comune non più rinviabile.

La Regione Lazio è la prima regione in Italia ad aver abbracciato lo strumento microcredito adottandone il metodo come contributo ad una comunità coesa, fatta di persone, microimprese e collettività finanziarie (condomini, mutue, cooperative) a cui è dato soprattutto credito relazionale dai punti di riferimento regionali.

Fonte: www.sbilanciamoci.org

giovedì 4 dicembre 2008

LA LEZIONE DEI GIOVANI PORTOGRUARESI

La sala ha più di cento posti a sedere, ma alle 8.30 sono già tutti occupati. La gente entra, si pigia, cerca spazi, si intrufola dove può. Alle 21 anche il
corridoio centrale è completamente occupato da persone che non hanno trovato altro posto dove stare.

All'o.d.g. non c'è uno spettacolo o una qualche performance bensì una serata contro tutte le mafie alla presenza del fondatore dell'associazione Libera Don Ciotti.

Il luogo è la sala consiliare del Comune di Portogruaro ed il pubblico è quanto di più eterogeneo si possa immaginare.: studenti di scuola superiore, scout di tutte le età, universitari. Giovani, tante persone con i capelli bianchi e anche gente di mezza età.

Le parole dell'atteso relatore sono seguite con attenzione, non si vede qualcuno che scambia una parola con qualcun altro, come succede normalmente, neanche sottovoce.
Una sola persona ha dimenticato di spegnere il cellulare e si deve affrettare a farlo sotto gli sguardi nervosi degli astanti.

Applausi scandisono alcuni passaggi, ma l'atteggiamento prevalente è quello di un rispettoso silenzio che sembra quasi cordoglio per il dolore delle tante vittime di mafia che Don Ciotti ricorda.

Una serata d'altri tempi, piena di impegno e di speranza, di stimoli e di impulsi ad agire. Un ritrovarsi per ripartire.


Una smentita forte e chiara per chi è ancora convinto che il qualunquismo mediatico e televisivo abbia distrutto ogni forma di partecipazione attiva alla vita sociale.

La testimonianza che un tessuto sociale sano è presente e forte anche nel nostro territorio e che aspetta solo il giusto segnale per mobilitarsi.

Non a caso il relatore ha sottolineato il carattere trasversale di 'Libera' che si dà come compito quello di unire sigle diverse, anche lontane tra loro, attorno all'obbiettivo di perseguire la legalità, la partecipazione 'responsabile' dei cittadini alla vita pubblica.

Il merito di una simile serata è dei ragazzi portogruaresi che hanno dato vita al presidio locale di 'Libera'.

Al loro coraggio ed attivismo va il grazie di tutti coloro che hanno a cuore la qualità della vita democratica del paese
.

mercoledì 3 dicembre 2008

IL VALORE SIMBOLICO DI UN 'NO'.

Negli anni settanta, una quarantina di anni fa, quando il nostro Paese era attraversato o scosso da un problema attorno al quale le forze politiche si accapigliavano senza trovarne o vederne la soluzione, si alzava dalle pagine dei quotidiani più diffusi la voce di un intellettuale, che riusciva a sferzare tutti i contendenti e a riportare la bussola del ragionamento sulla giusta rotta.

Pasolini, Moravia in Italia, Boell in Germania, Sartre in Francia assieme a molti altri erano capaci di correggere i governi con la sola forza di un loro breve scritto per un giornale.

Un potere che derivava loro da una vita condotta in modo coerente e da un impegno per la società civile che non conosceva steccati politici.

Ciò dava alle opinioni da loro espresse un'autorevolezza che spesso passava i confini nazionali, anche allora che Europa e globalizzazione erano concetti praticamente inesistenti.

Nel vuoto culturale di questi anni si sente molto la mancanza del potere mediatico che una grande 'intellighenzia' riesce ad esprimere.

Camilleri, Fo, Zanzotto, Margherita Hack sono ultraottantenni che reggono ancora, ma le loro voci sono come affievolite.

Nel silenzio dei pochi cinquantenni: Moretti e Benigni, un giovane intellettuale come R. Saviano (anni 28) si trova a sostenere da solo un ruolo che avrebbe bisogno di molte altre spalle per essere sopportato in modo adeguato.

Di qui l'indignazione e per le minacce di morte che il ragazzo campano ha ricevuto e per la decisione del Comune di Milano che non ha voluto conferirgli la cittadinanza onoraria.

Ma qualche volta capita quello che non ti aspetti.

A Dicembre la città di Milano, in occasione di S. Ambrogio, offre un riconoscimento ambito a dei cittadini benemeriti: il cosiddetto AMBROGINO.

Tra gli assegnatari del premio quest'anno figura un gruppo musicale molto noto ai più giovani: Elio e le Storie Tese.

Bene, creando scandalo e scalpore il gruppo non ha accettato il riconoscimento motivando la rinuncia con il rifiuto del Comune a dare la cittadinanza onoraria a Saviano e l'Ambrogino alla memoria di E. Biagi.

Un No che costerà caro ad Elio ed amici. La classe politica farà loro pagare, in termini di possibilità di tenere concerti o di apparire in TV, la scelta fatta.

Ma pagando in prima persona il gruppo sosterrà almeno per qualche giorno il pesante ruolo di coscienza civile di un paese che non riesce ad essere una democrazia normale.

La scelta che hanno fatto è un gesto che ci si augura venga imitato da altri, dai tanti che nelle fila dello spettacolo, del giornalismo, della società civile si spendono quotidianamente perchè l'Italia venga guidata in modo diverso.

Fonte: Corriere della Sera di oggi

martedì 2 dicembre 2008

MEMORIA 'STELLARE'

Una recente sentenza della Cassazione, firmata da Edoardo Fazzioli ha assolto un immigrato macedone il quale era stato denunciato e processato per essersi fatto raggiungere in Italia dalla famiglia.

La colpa del Sig. Ristoc era quella di non essersi accontentato di portare nel nostro la moglie e la piccola Silvana, ma addirittura un’altra figlia di dodici anni!

Anche se i documenti ed i permessi di tutti erano regolari, il processo è stato fatto lo stesso.

Stando ai quotidiani la sentenza della Cassazione ha fatto infuriare la Destra con dichiarazioni che esprimevano dubbi sulla capacità della magistratura di essere baluardo della legalità.

G. Antonio Stella, ben noto coautore del libro ‘La Casta’ ricorda quanto corta sia la memoria storica di questi esponenti politici.

Scrive oggi:..” non conoscono niente della grande emigrazione italiana. Niente. Non sanno che larga parte dei nostri emigrati, almeno quattro milioni di persone, è stata clandestina.

Lo ricordano molte copertine della Domenica del Corriere, il capolavoro di Pietro Germi «Il cammino della speranza», decine di studi ricchi di dettagli o lo strepitoso reportage in cui Egisto Corradi raccontò sul Corriere d'Informazione del 1947 come aveva attraversato il Piccolo San Bernardo sui sentieri dei «passeur» e degli illegali.

Non conoscono storie come quella di Paolo Iannillo, che fu costretto ad assumere sua moglie come domestica per portarla a vivere con lui a Zurigo.

Ma ignorano in particolare, come dicevamo, che la Svizzera ospitò per decenni decine di migliaia di bambini italiani clandestini.

Un razzista svizzero James Schwarzenbach dichiarava allora, anni settanta cioè 40 anni fa, …le mogli e i bambini degli immigrati? «Sono braccia morte che pesano sulle nostre spalle. Che minacciano nello spettro d'una congiuntura lo stesso benessere dei cittadini. Dobbiamo liberarci del fardello».

Marina Frigerio e Simone Burgherr, due studiosi elvetici, hanno scritto un libro in tedesco intitolato «Versteckte Kinder» (Bambini nascosti) per raccontare la storia di quei piccoli italiani.

Costretti a vivere come Anna Frank. Sepolti vivi, per anni, nei loro bugigattoli alle periferie delle città industriali.

Coi genitori che, terrorizzati dalle denunce dei vicini, raccomandavano loro: non fare rumore, non ridere, non giocare, non piangere.

Trentamila erano, a metà degli anni Settanta, i bambini italiani clandestini in Svizzera: trentamila.

Al punto che l'ambasciata e i consolati organizzavano attraverso le parrocchie e certe organizzazioni umanitarie addirittura delle scuole clandestine.

Osserva G.A. Stella che “non si ammanettano i poveri perché sono poveri” e ricorda che più di un milione di Italiani vive in condizioni di sovraffollamento nelle case popolari, mentre all’immigrato che si vuol far raggiungere dalla famiglia, la nostra legge, impone obblighi di reddito e metri quadri di spazio disponibile che molti connazionali non possono permettersi.

Fonte Corriere della sera di oggi.

lunedì 1 dicembre 2008

2000 EURO

Si è parlato nei giorni scorsi di un’iniziativa del Comune di Spresiano (Tv) rivolta ai lavoratori extracomunitari che perdono il lavoro.

In breve si propone di dare a queste persone 2000 euro affinché lascino il territorio e cerchino fortuna altrove.

Il tutto nasce dalla crisi economica che sta mettendo in difficoltà tutti i paesi produttori ed, in Italia, anche il nucleo più dinamico nel nord-est, cioè l’area trevigiana, costringendo le aziende a rivedere la produzione e di conseguenza il personale.

Tanti lavoratori rischiano o hanno già perso il posto, molti altri, lo perderanno nel prossimo anno.

Ciò comporta dei costi per la collettività. E a livello nazionale e a livello locale.

Il Comune di Spresiano pare averli fatti bene i conti:
sborsare una cifra subito che consenta l’acquisto di un biglietto aereo per l’extracomunitario e la famiglia e possa coprire qualche altro loro onere eliminando in questo modo la loro presenza in paese.

Una presenza, che nell’analisi degli amministratori, può comportare problemi: richieste di aiuto, di sussidi, lavoro supplementare per gli impiegati del Comune, ulteriori grattacapi per gli assessori che già devono pensare ai disoccupati autoctoni.

Sullo sfondo il timore che poi ne derivi anche qualche questione di ordine pubblico, come furti, spaccio e così via.

Un modo di pensare ed amministrare molto pratico e funzionale che cerca il consenso dei cittadini:

“con questi soldi vogliamo aiutarli a trovare una sistemazione più adeguata” è stato dichiarato.

Vengono in mente delle considerazioni:

La ricchezza del nord-est non è stata creata dall’opportunità di avere a disposizione manodopera a buon prezzo quando a livello locale, non si trovava nessun giovane disposto a fare i lavori manuali più pesanti?

Cosa hanno ricevuto questi extracomunitari oltre alla loro paga mensile?

Con i soldi dei loro salari non hanno allargato il mercato locale degli affitti creando ulteriore ricchezza sul territorio?

L’investimento che loro stessi hanno fatto, facendosi magari raggiungere dalla famiglia, non vale?

Tutta la ricchezza accumulata a livello imprenditoriale dove è finita?

Una parte non dovrebbe essere destinata a misure di sostegno per i tempi di crisi?

Come si deve definire l’atteggiamento di chi ora, che c’è meno lavoro, propone di escluderli, pagando i duemila euro, da questo percorso che vale per tutti gli altri operai?