martedì 31 marzo 2009

L' ALBERO DELLA NOSTRA CRISI

In Grecia (destra al governo) la crisi provoca disordini: l'università è al centro delle proteste, si segnalano da mesi assalti devastanti alle banche ed ai negozi di lusso. Ultima in ordine di tempo un'esplosione che ha prodotto danni in centro ad Atene.

In Francia 'soliti' incidenti nelle banlieaus ma soprattutto la forte protesta sindacale, capace di tenere su di sè i fari dei media europeri con il sequestro simbolico durato molto ore di un dirigente colpevole di aver mal gestito l'industria di cui portava la responsabilità della guida.

Una protesta, quella francese, che riesce a canalizzare lo scontento, a dargli degli obiettivi e dei colpevoli, cercando contemporaneamente vie d'uscita.

Qui da noi le cose sono, al solito, più complicate:

un governo astuto e potente riesce a dividere i sindacati, che da bravi si fanno a loro volta dividere ed impedisce quindi che la protesta per il disastro occupazionale in atto dilaghi.

La protesta porterebbe ad un indebolimento del governo stesso e aprirebbe nuove prospettive, nuove strade, nuove speranze di via d'uscita.

Nulla di tutto ciò accade.

La protesta cieca e violenta qui non ha luogo. E' troppo evidente che la Destra aspetta solo quello per distruggere vieppiù il tessuto democratico già fortemente indebolito in questi mesi.

Ed allora al senza lavoro cosa resta? Solitudine e disperazione.

I risultati li vediamo:
l'uomo che a Roma, la settimana scorsa, sceglie un luogo altamente simbolico: l'Altare della Patria per darsi fuoco.
Un'azione da bonzo birmano che crudamente evidenzia il dramma personale di uno dei tanti disperati.

La notizia viene data e non approfondita, ovviamente, dal loro punto di vista, dai media.

Domenica scorsa un geometra genovese, che vive lo stesso problema, rinuncia anche a scegliere un luogo noto a tutti, tanto chi se ne frega? alla gente si devono servire altre cose come reality etc.
va nei boschi intorno alla città, sceglie un albero e là appeso chiude i suoi giorni.

venerdì 27 marzo 2009

A 10 ANNI DALLA GUERRA DEI BALCANI

RICEVIAMO DA SKOPJE - MACEDONIA

"Ero un pò addormentata questa mattina, al lavoro. Il tepore dell'ufficio mi passava una stranza sensazione di relax, forse anche dovuto al fatto, che qui, attorno a me, alla fine, sono tutti rilassati.

Ma nel cercare notizie ed eventi legati al mio lavoro, e cliccando tra diverse pagine internet, mi sono ritrovata ancora una volta su uno dei miei siti pereferiti, quello che "Osserva i balcani"..

E li, difronte a tante, troppe scritte ed immagini, ho sentito ancora una volta una morsa al cuore.

Mi sono venute in mente le immagini dei bombardamenti della Nato in Kosovo di dieci anni fa, che ieri sera alla tv serba, che qui in Skopje si prende senza alcun problema, mandavano in onda come breve documentario "per non dimenticare".

Mentre le guardavo ero come attonita. Pensavo a cosa stessi facendo io in quell "lontano" 1999.. Andando a scuola, studiando per la maturità, baciando il mio ragazzo al mare dopo una partita di pallone sulla calda sabbia..

E mentre le immagini andavano via libere su quello schermo, e mentre i pensieri andavano via liberi nella mia mente, io mi sentivo come in panico. Ero commossa però. Molto. E triste.

Prendevo tutto ciò che la tv mi proponeva e pensavo alla Nato. Alle bombe. Alle persone che ancora oggi, in troppe attorno a me, qui, stanno soffrendo.

E nel farlo, vivevo tutto questo "bez granici" ovvero, senza confini. Si, perchè i confini sono solo una immensa cazzata geo-politica che accende odi fino a poco prima inesistenti, o comunque poco di poco pochissimo conto.

Dal documentario alla realtà e alla mia idea: non credo proprio che tutte queste persone abbiano dimenticato.

Io penso solamente che queste persone, dai visi scarni e dai lineamenti così tipici loro e così diversi dai nostri, abbiano solo deciso di non pensarci più, di andare oltre, e di uscire ogni mattina di casa, con il sorriso sulla faccia, e con una buona parola "in tasca" per il vicino, piutttosto che con strani ricordi in mente.

Non c'è un gran che qui nei Balcani. E sinceramente non è che ci sia un gran che nemmeno qui in Macedonia.

Le strade sono rotte, le case incolte, tutto sta lì, alla rinfusa, e nessuno sembra curarsene.

Eppure, il clima di vita umanitario e l'unione che si respirano qui, possono fare benissimo concorrenza al miglior ideale di comunità che abbiamo nelle nostre menti, perchè in ogni caso vincerebbero.

E così, alle tristi immagini di ieri sera, di una guerra che a noi sembra così lontana e quasi, è bruttissimo dirlo, quasi addirittura "mai esistita", un paese nuovo e i suoi vicini, mi fanno sentire una parte importante della storia e degli eventi, perchè a differenza di tanti, troppi miei coetanei, penso di capire. Di capire con il cuore. E ne sono grata"..

da J.C. Marzo 2009

giovedì 26 marzo 2009

UNA PROPOSTA PER TUTTI

Tante persone, nell’area progressista, sono attive politicamente e culturalmente in Portogruaro e nei paesi del territorio.

Molte di esse si limitano all’attività associativa, altre sono più o meno vicine alla politica, anche se non figurano nella vita attiva istituzionale.

Ogni gruppo o associazione ed anche qualche singolo ha il suo sito e talvolta anche un suo blog.

Vista la frammentazione diffusa di tali soggetti che, giustamente cercano e difendono il loro spazio e la loro attività, si propone di creare in internet un portale in cui tutte queste realtà che costituiscono la ricchezza del nostro territorio, possano inserirsi, conservando contemporaneamente la propria totale autonomia..

Il portale consente a chiunque, con un clic di accesso, di vedere la mappa di tutto che ciò che esiste qui da noi e di andare a visitarne il sito o leggerne le comunicazioni.

La realizzazione di un portale non comporta né grandi difficoltà e neppure ha costi economici rilevanti.
Può permettere ad un più alto numero di persone di avvicinarsi ai contenuti che ispirano le attività di questi gruppi ed offre una maggiore facilità di diffusione delle comunicazioni e iniziative.

(Gli appuntamenti possono trovar posto in una striscia continua e si può anche immaginare un blog che ospiti i contributi di ogni associazione che fa parte del portale.)

Il risultato atteso, oltre che pratico, può anche profilarsi come un ‘luogo virtuale’ dove esperienze e attività diverse tra loro coesistono, creano rapporti, stimolano interessi.

mercoledì 25 marzo 2009

PORCILAIA E REGIONE VENETO

Una interessante possibilità di disseminare grattacieli random sul territorio del Veneto, in attuazione del decreto berluscones 1. Un’analisi per eddyburg

L'articolo 2, comme 1, del Ddl della Regione Veneto a sostegno del settore edilizio recita così: “[…] in deroga alle previsioni dei regolamenti comunali e degli strumenti urbanistici e territoriali comunali provinciali e regionali, è consentito l'ampliamento degli edifici esistenti nei limiti del 20 per cento del volume se destinati ad uso residenziale e del 20 per cento della superficie coperta se adibiti ad uso diverso (nostra sottolineatura)”.

Unico limite, quello disposto dal comma 2: “L’ampliamento di cui al comma 1 deve essere realizzato in contiguità rispetto al fabbricato esistente; ove ciò risulti materialmente o giuridicamente impossibile potrà essere autorizzata la costruzione di un corpo edilizio separato, di carattere accessorio e pertinenziale”.

Proviamo ad applicare questa regola a uno qualsiasi dei capannoni esistenti nelle migliaia di zone industriali e artigianali del Veneto.

Poiché il "non residenziale" comprende tutte le altre destinazioni, sarà permesso realizzare uffici, centri direzionali o alberghi che non necessariamente devono svilupparsi su un solo livello. Perché dunque non andare all'insù?

Il limite infatti riguarda la superficie coperta, non l'altezza.

5 piani? 10 piani? e perché non 100 piani? basta avere terreno libero all'intorno dell'edificio originario e la superficie utile si può moltiplicare per 5, per 10, per quanto si vuole.

E naturalmente se ne può cambiare l'uso a piacimento perché in nessun punto è stabilito che l'ampliamento debba avere la medesima destinazione del fabbricato originario.

Così leggeremo "offresi, in ampliamento di carrozzeria, palazzo di 20 piani da adibire ad albergo o sede di multinazionale".

Proviamo ad applicare la stessa regola ad una azienda agricola. Si prende una stalla, una porcilaia, una tettoia (la legge è vaga su questo) et voilà. Si amplia e si cambia la destinazione d'uso, senza limiti in altezza.

Se poi, l'edificio, è costruito prima del 1989 e non è adeguato "agli attuali standard qualitativi, architettonici, energetici, tecnologici e di sicurezza" (come è molto probabile che sia una porcilaia...) l'ampliamento è del 30% di superficie coperta, oppure del 35% se si fa ricorso all'energia rinnovabili.

Per usufruire anche di quest'ultima opportunità, basterà installare un pannello solare (costo: 5.000 euro) e il gioco sarà fatto. La porcilaia si trasformerà a piacimento, potendosi ingrandire in pianta del 35% e in altezza fin dove si riesce....

Peraltro, la succitata disposizione consente di derogare alla fastidiosissima regola della distanza dai confini di zona e, a stare ben attenti, alla non meno fastidiosa regola della conformità alle destinazioni di zona.

Tra le conseguenze possibili, mi sembra utile segnalarne una:

se la proprietà di chi costruisce si spinge in zona agricola si potrà costruire anche fuori dai limiti stabiliti dai piani, in campagna. 10 metri? 20 metri? Anche in questo caso non è dato saperlo; e come è noto, in dubis pro reo.

La legge, inoltre, chiede di adeguare le opere di urbanizzazione ai nuovi ampliamenti, ma non fa capire se anche tali opere possano andare in deroga a tutto.

Se così fosse, si potrebbe edificare vicino all'esistente e collocare parcheggi e viabilità negli spazi agricoli retrostanti, senza limiti.

Penso che siano sufficienti questi pochi esempi per dare il senso della devastazione futura. Per quel che mi riguarda, offro consulenza totalmente gratuita a tutti i comuni che vorranno avvalersi della facoltà prevista dal comma 4 dell'articolo 7 di limitare o escludere l'applicazione di questa legge demenziale. Riporto qui di seguito quell’utile comma:

“I comuni, entro il termine perentorio di sessanta giorni dall'entrata in vigore della presente legge, possono escludere l'applicabilità delle norme di cui agli articoli 2 e 3 in relazione a specifici immobili o zone del proprio territorio, sulla base di specifiche valutazioni o ragioni di carattere urbanistico, edilizio, paesaggistico, ambientale, come pure stabilire limiti differenziati in ordine alle possibilità di ampliamento accordate da detti articoli, in relazione alle caratteristiche proprie delle singole”.

dal sito www.eddyburg.it

venerdì 20 marzo 2009

CEMENTIFICARE SEMPRE

Come si fa a difendersi da questo uragano di devastazione di ogni patrimonio comune?

Distruggono la città, scardinando i principi elementari e ormai antichi della regolazione pubblica (attraverso i piani urbanistici) delle trasformazioni urbane e sostituendo al controllo pubblico l’interesse privato.

Distruggono la memoria, la storia, la bellezza dei nostri territori
(le zone archeologiche, i quadri e i musei, i paesaggi più incantati) demonizzando la loro tutela e privilegiandone la commercializzazione rispetto alla custodia e alla fruizione pubblica.

Distruggono i monumenti più insigni, nel migliore dei casi avvolgendoli di megamanifesti di pubblicità, nei peggiori trasformandoli in alberghi di lusso.

Distruggono il lavoro, comprimendo i salari attuali e minacciando quelli differiti (le pensioni), per racimolare un po’ di soldi da dare a chi ha provocato il disastro economico.

Distruggono la convivenza civile creando la paura, il sospetto, l’odio là dove non ci sono (o sono latenti nell’ignoranza).

Distruggono la scuola pubblica, la ricerca disinteressata, il pensiero libero, penalizzando la prima, trasformando le università in aziende, cancellando le opinioni diverse dal pensiero corrente.

Le reazioni sono ancora deboli, il malcontento diffuso ma sterile, gli impegni del movimento generosi ma incostanti e frammentati, il mondo del lavoro diviso, le istituzioni preda – in un modo o nell’altro – del potere dominante, la politica dei partiti lontana dai popoli che dovrebbe guidare.

Che fare? Avere consapevolezza di ciò che accade e della sua gravità.

Cercare di comprenderne le ragioni di fondo.

Resistere dove si può, come si può, alla distruzione dei patrimoni comuni.

Agendo sulle istituzioni: a partire dalle regioni che, dove non sono già feudi di Arcore, possono seguirne o non seguirne i perversi indirizzi; e dai comuni, che possono essere condizionati o conquistati.

FONTE: http://www.eddyburg.it/

martedì 17 marzo 2009

LA BATTAGLIA DI MESTRE

Si è tenuto ieri a Mestre il Consiglio Comunale che aveva all'ordine del giorno la discussione sul referendum, organizzato dalla Lega Nord, relativo al campo sinti in costruzione alla periferia della città.

Nonostante le posizioni pretestuose dei referandari il Consiglio, presieduto dal Sindaco Cacciari ha respinto l'iniziativa leghista, ribadendo i tanti passaggi di un lungo percorso istituzionale che, in tanti anni, aveva raccolto pareri favorevoli di tutte le parti politiche.

Una decisione un pò fuori moda, in tempi di populismo esasperato, da destra, in cui si riconosce chiunque creda nel sistema democratico, fatto di decisioni e delibere che necessitano tempi lunghi ma anche di scelte condivise.

Un momento di respiro nel buio di queste settimane.

Pare utile quindi riproporre al lettore un appello scritto da un gruppo di cittadini mestrini a Giugno quando alla questione si era voluto dare rilevanza assoluta.

Un testo, anch'esso fuori moda, perchè propone un modo di ragionare che è esattamente l'opposto del tenore dei titoli di tanti 'servizi' televisivi e giornalistici.


Appello alle donne e agli uomini di buona volontà

Il progetto Sinti: la città cresce e migliora.


Siamo donne e uomini impegnati in ambiti diversi, convinti che la nostra città possa crescere in integrazione e sicurezza, ricca delle proprie diversità e unita dalla condivisione di un destino comune, senza paura del futuro.

Siamo molto colpiti da quanto sta accadendo intorno al previsto insediamento per la comunità dei Sinti in via Vallenari a Mestre.

Assistiamo con grande preoccupazione alla sistematica denigrazione di una comunità che da decenni, grazie a una generosa e lungimirante intuizione di una grande personalità cittadina, il vicario patriarcale mons.Valentino Vecchi, vive tra noi in modo sempre più integrato, proprio perché realizzato in positivo equilibrio tra la fedeltà alle proprie tradizioni e ai propri stili di vita e la condivisione delle fondamentali regole del vivere insieme, nell’adempimento dei doveri e nella disponibilità dei diritti che distinguono l’effettivo esercizio della cittadinanza.

La costruzione del nuovo insediamento nasce da questo percorso ed è davvero incomprensibile, se non in una logica di mera speculazione politica, che stia suscitando una tale campagna di ostilità e di criminalizzazione.

Una campagna che, ricordiamo, colpisce cittadini italiani, veneziani, che lavorano regolarmente, che mandano regolarmente a scuola i loro figli, che vivono regolarmente (sia pure, naturalmente, con i limiti che tutti possiamo avere e gli errori che tutti possiamo compiere) e che, nel nuovo insediamento, pagheranno regolarmente l’affitto, l’acqua, il gas, la luce, come tutti, e le cui abitazioni, realizzate dall’amministrazione nel rispetto delle loro tradizioni e delle loro libere scelte, costeranno infine alla comunità molto meno di qualsiasi altra soluzione.

Per questo la strada civilissima e razionale scelta dal Comune di Venezia è quella più convincente e costruttiva, e per questo ci sentiamo di sostenerla.

Per questo chiediamo l’appoggio di tutta la città, delle donne e degli uomini di buona volontà, affinché manifestino con noi in modo pubblico, scacciando gli spettri lividi della xenofobia e perchè, al contrario, anche all’opinione pubblica più ampia raggiunta in questi giorni da messaggi di odio, si riveli con forza il volto più maturo e consapevole di una città che sa guardare con lucidità al proprio presente e con fiducia al proprio futuro.

Il Coordinamento Venezia Solidale 2008

domenica 15 marzo 2009

RIEPILOGO DI 10 MESI

Dalle colonne del quotidiano 'La Repubblica' il prof. Zagrebelsky lancia l'ultimo allarme in difesa della Costituzione trovando nelle parole di un libro di Levi: 'Se non ora, quando?' uno slogan incisivo.

Nelle pagine de 'L'Unità' M. Travaglio riepiloga il primo anno del governo della Destra facendo un piccolo errore, forse anche lui influenzatto da ciò che abbiamo dovuto digerire in questi lunghissimi primi mesi di controriforma.

Si sa che la sofferenza fa sentire il tempo dilatato e purtroppo per noi il primo anno non è ancora terminato.

Il riepilogo è però. al solito, puntuale. Eccolo:

Nell’ultimo anno il cavalier Benito Berlusconi ha comunicato che:

1) la sua Augusta Persona non può più essere sottoposta a processo penale, qualunque reato commetta;

2) se una sentenza della Cassazione non gli garba, lui la cambia per decreto;

3) se il capo dello Stato non firma il decreto, è un ostacolo alla governabilità;

4) se la Costituzione gli impedisce di decretare su quel che gli pare, bisogna cambiarla anche a colpi di maggioranza, anche sciogliendo le Camere e «tornando al popolo».

Ora ribadisce che

5) il Parlamento gli fa perder tempo, con tutti quei deputati e senatori (peraltro in gran maggioranza nominati da lui con finte elezioni) che non si sa mai come voteranno e propone

6) di far votare solo i capigruppo per evitare «sorprese». Ci sarebbe pure la Costituzione, che prevede il voto del singolo parlamentare «senza vincolo di mandato», ma che sarà mai.

Intanto

7) i giudici che indagano o arrestano o scarcerano chi non vuole il governo vengono immantinente visitati dagli ispettori di Al Fano.

8) le strade sono pattugliate da militari e ronde di partito, embrione della nuova Milizia Volontaria per la Sicurezza Nazionale.

9) le banche finiscono sotto controllo dei prefetti, cioè del Ministero dell’Interno.

E, per chi protesta, è alle viste

10) una forte riduzione del diritto di sciopero.

11) il governo prepara norme-bavaglio per la stampa e per i blog.

12) pretende di scegliersi anche il presidente della Rai, che spetta all’opposizione.

Domanda ai fini dicitori che invitano sempre a non demonizzare: ci dite, gentilmente, come si chiama questa roba qua?

11.03.09

giovedì 12 marzo 2009

APPUNTAMENTO DA FAR CONOSCERE

Se a livello nazionale le notizie sugli stupri e violenze varie continuano ad occupare grandi spazi nei notiziari, colpisce nel nostro territorio la notizia dell'aggressione ad un uomo di Pordenone da parte di un 43enne e di due ventenni.

La vittima aveva due colpe evidentemente gravi per gli assalitori: esser portatore di una lieve disabilità psichica ed essere omosessuale.

Pare che tanto basti ormai per non poter più passare impuniti tra le pubbliche piazze di una 'tranquilla' cittadina della provincia del 'ricco nordest' del paese.

Non lontano da Pordenone in un'altra città di provincia , ancor più ricca: Treviso, si scopre che 150 persone facoltose, con pingui conti bancari, avevano trovato il modo per non pagare i ticket sanitari.

Una truffa ma ancor più grave perchè fatta da gente che poteva tranquillamente permettersi queste ed altre spese.

Notizie che suscitano sgomento ed indignazione, nonchè preoccupazione, perchè succedono qui vicino.

Proprio per questo assume ancor più valore l'iniziativa che alcune associazioni portogruaresi stanno portando avanti da due settimane:
la raccolta di firme contro l'imbarbarimento della vita pubblica.


Sabato scorso si era superato il numero di 400 e sabato prossimo il banchetto di raccolta sarà presente in Villa Comunale tra le 15 e le 19.

Un'occasione per tutti coloro che hanno a cuore la qualità della convivenza civile nel nostro territorio.

Recarsi a firmare, far conoscere l'iniziativa ad amici e familiari, far sì che altri si attivino per aggiungere la propria firma alle altre.

Un circolo virtuoso che si è aperto e che tutti dobbiamo fare in modo affinchè si dispieghi al massimo delle sue possibilità.

mercoledì 11 marzo 2009

STUDENTI E NON VIOLENZA

Lettera di uno studente di Pisa al blog di B. Grillo

sono Edoardo, ho 22 anni, studio alla facoltà di Scienze Naturali di Pisa e collaboro come free lance con il giornale toscano "il Tirreno".

Venerdì pomeriggio io e un amico ci siamo recati alla facoltà di Giurisprudenza per assistere all'incontro con il senatore Marcello Pera, il quale doveva presentare un libro.

L'idea era quella di provare a fare qualche domanda, ma purtroppo le cose non sono andate così.

Arrivati davanti alla facoltà, ci siamo uniti al sit-in di protesta, poichè la facoltà era stata blindata.

I poliziotti in tenuta antisommossa non hanno permesso a noi studenti di entrare nella facoltà e hanno intimato il dietrofront.

Noi abbiamo fatto un cordone non violento e, a mani alzate, abbiamo continuato a chiedere a gran voce di darci la possibilità di partecipare al dibattito... non l'avessimo mai fatto... come potrà rendersi conto dai video, è bastato un minuto perchè gli animi dei ragazzi della celere si infiammassero.

Abbiamo subito tre cariche e molti ragazzi si sono fatti male. Alcune ragazze hanno ricevuto manganellate sugli arti, io ho una mano lussata e molti giovani che non conoscevo si sono ritrovati con la testa rotta...

...le persone che sono finite negli scontri non erano "facinorosi", bensì giovani studenti che erano li per caso: a pensi che all'ospedale ho incontrato due ragazzi di 18 anni, due studenti calabresi che vivono a Pisa per fare l'università da nenche sei mesi, apolitici, che volevano solo assitere al dibattito....

il fatto è questo ....oltra al danno la beffa.....è vero che nel video alcuni ragazzi hanno acceso un fumogeno....ma da qui a pensare che otto poliziotti si siano feriti mi viene da ridere....io c'ero...e non sono un violento.....più sono saliti i nostri feriti, più aumentavano quelli dei poliziotti.....

il fatto è che dai video si vede che siamo stati aggrediti....eppure stanno incominciando a fioccare le denunce contro di noi (resistenza???) e la stampa nazionale ha riportato solo i feriti della celere ...

io sono sconvolto signor Grillo, qui è sempre peggio... se persino una città con un forte animo di sinistra come Pisa incomincia a vedere queste cose vuol dire che qualcosa è definitivamente cambiato...

... sono tre giorni che non dormo....

Chiedo scusa per al lettera che riporta le notizie senza né capo nè coda ma mi sento ancora molto scosso....sul sito di Pisa notizie potrà visionare i video..."

Edoardo
Leggi Pisa Notizie

lunedì 9 marzo 2009

FOTO RICORDO

Succede spesso di pensare che il paese per cui si è vissuto e lottato ha cambiato volto ed è diventato quasi irriconoscibile.

Una riflessione non individuale se è vero che qualcuno che le parole le sa usare molto bene: Marco Paolini ci ha scritto una canzone.

Un testo che è un pezzo di sotria nostra nostra e della nazione che abbiamo conosciuto e vorremo ritrovare.


L’ ITALIA

Quand’io l’ho conosciuta l’Italia era già donna
e di costituzione robusta sana e forte,
e più che lavorare direi che tribolava
poi, dato che era grassa, madonna se sudava.

Due bestie nella stalla e un coro di galline
a cui tirare il collo per farci stare bene,
per farci fare festa, l’Italia si inventava
storie favolose, chissà come faceva!

Se la portavi in giro, l’Italia maglia rosa,
montava dietro in macchina perché era rispettosa,
mezzo sedile a lei e mezzo a noi fratelli,
non proprio di Mameli, però abbastanza belli.

Si andava a cena fuori e lei mangiava tutto
che poi ci si poteva specchiare dentro al piatto,
poi con la pancia piena di scatto lei si alzava,
faceva un bell’inchino, l’Italia, e poi ballava.

Noi zitti e affascinati dal ritmo dei suoi passi,
ballava proprio bene, come spesso fanno i grassi,
l’Italia nel volteggio sbuffava e si impegnava,
sembrava che cascasse… ma si risollevava.

Quando l’ho conosciuta eravamo compaesani,
puzzava di miseria e aveva modi strani,
con quel vocione forte e un tuono di risata
contenta perché viva e in più sopravvissuta
a guerra e dopoguerra e guerra dopo ancora.

Di indole puttana e in abito da suora,
maestra di furbizia e un po’ voltagabbana,
però rispetto ad altre, più tenera ed umana.

Avevi gli occhi ardenti e un bel gesticolare,
il seno prominente e un’aria familiare,
un corpo molto goffo e un po’ fuori misura
tenuto assieme a stento coi punti di sutura
eppure ancora bella, magnetica, attraente,
una bellezza impudica, a volte sconveniente,
propensa e ben disposta ai vizi del piacere
l’Italia, non lo nego, sapeva anche godere.

Con il passar degli anni ci siam persi di vista:
le scrissi molte volte ma senza mai risposta,
mi dissero che si era messa in certi giri strani
e che si accompagnava con ladri e con ruffiani.

Poi ieri l’ho incontrata dentro a un supermercato,
l’Italia, col carrello al reparto surgelati,
talmente dimagrita che mi pareva un’altra,
gli zigomi rifatti e la frangetta corta.

Avrei voluto dirle che avevo nostalgia
dei tempi in cui godevo della sua compagnia,
che la trovavo bella, davvero seducente
e che, anche se lontano, ero pur sempre un suo parente.

Lei mi ha guardato come si guardano i bambini:
mi ha chiesto se sapevo dov’erano i grissini.
Vedendomi perplesso di scatto s’è voltata
e in men che non si dica l’Italia se n’è andata.

Italia, antico amore, hai perso l’allegria
e forse non ricordi l’antica cortesia,
ebbene si, lo ammetto, ci son rimasto male,
che diamine! Potevi almeno salutare!

Però, malgrado tutto, ti voglio ancora bene,
qualcosa di me stesso ancora ti appartiene.
Ti piace far la stronza e farmi disperare
ma so che un giorno o l’altro ti rivedrò ballare.

(musica Mercanti di Liquore)

sabato 7 marzo 2009

CONTRO GOLIA

Si avverte un vago senso di impotenza o peggio di strisciante depressione nello sfogliare i giornali, anche 'amici', e scoprire che le forze al potere hanno un consenso sempre maggiore mentre chi si batte per le cose giuste sembra contare sempre meno nella società attuale.

Eppure si sa, è noto che mollare l'impegno è ancora peggio, produce effetti negativi ancor più grandi perchè fa sentire le forze, che credono di avere le ricette giuste per risolvere i problemi, ancor più legittimate a proseguire le loro campagne di rifondazione culturale all'insegna di ronde, tolleranza zero e immunità per i furbi nostrani.

Cosa si nasconde dietro l'attuale ondata di titoli ed aperture dei tiggì sulla violenza?

Più o meno un anno fa la campagna sulla sicurezza servì a vincere le elezioni politiche.

E adesso? Le amministrative ed europee non sono vicinissime.

Aldo Grasso procuratore antimafia dichiara che all'ombra della crisi economica la malavita organizzata si sta impadronendo, grazie all'abbondante liquidità in suo possesso, di parti intere di aziende di interesse nazionale.

Sarà questo che si vuol nascondere? Forse, si vedrà.

Intanto resta il quesito sul che fare.

Continuare a difendere le proprie idee sì, ma sembra non bastare.

Ci vuole qualcosa di più.

A Portogruaro, nel piccolo, quattro piccole sigle: Zero Guerre, Emergency, Tribunale dei diritti del malato,Comitato per la Pace sono scesce in piazza a raccogliere firme contro l'imbarbarimento crescente della nostra convivenza civile.

Hanno fatto una piccola cosa grande. Hanno preso l'iniziativa, sono uscite allo scoperto a dire che non c'è solo la città passiva, ma c'è anche una parte della popolazione locale che sa attivarsi.

Non a caso chi era al banchetto ha dovuto sentirsi dire qualche parolaccia da chi, drogato dalle campagne mediatiche, augurava loro di subire qualche violenza da parte degli immigrati.

Segno che il gigante ha i piedi ed i nervi fragili, se non sopporta di vedere per qualche ora qualcuno che afferma qualcosa di diverso dal suo modo di pensare.

Vale nel piccolo, vale a livello più ampio.

Per questo diventa importante aumentare il numero di firme che i gruppi, che oggi tornano in Piazzetta del Duomo, stanno raccogliendo.

Per questo è importante che altri si aggiungano a chi sta ai banchetti.

Diventa utilisssimo il passaparola che infanstidice lor signori.

Azioni minime che hanno grande significato, aiutano ad uscire dall'angolo, a riprendere fiducia, coraggio, capacità d'azione.

giovedì 5 marzo 2009

CORAGGIO ED INGENUITA'

Migliori o peggiori dei Veltroni e D'Alema, Rutelli e Parisi, Bersani e Letta, Bindi e Marini? Giudicheranno i cittadini.

Di certo, diversi. Più curiosi del futuro che del passato. Più simili ai cittadini che dovrebbero votarli. Non è soltanto questione di età, piuttosto di cultura e linguaggio.

Mentre i vecchi leader litigavano sulle rispettive appartenenze, è cresciuta una generazione per la quale le categorie novecentesche hanno perso senso.

.....

Questi altri, i giovani, non sono ex di nulla.

Hanno votato Ulivo già a diciott'anni, sono cresciuti in una casa riformista comune, dove non è difficile trovarsi d'accordo sui valori fondanti.

Cattolici e non cattolici, difensori della laicità dello stato. Moderati e radicali, convinti che il conflitto d'interessi (di Berlusconi, di Pincopallo o del governatore di una regione "rossa") sia un cancro della vita pubblica nazionale.

Milanesi o siciliani, fieri europeisti, con esperienze di studio e lavoro all'estero, contatti quotidiani con coetanei che fanno politica a Berlino o Parigi, Londra o Madrid. In una specie di permanente Erasmus via Internet, dove ci si scambiano idee e informazioni sui temi del qui e dell'oggi, l'ambiente, l'energia, la crisi, i nuovi lavori, l'immigrazione.

Assai più di quanto facciano con i colleghi europei i nostri parlamentari in villeggiatura politica a Strasburgo e Bruxelles, indipendentemente dal gruppo europeo al quale sono iscritti.

Hanno tutti vite che si possono raccontare oltre la sezione di un partito, non sono figli di dirigenti e funzionari, considerano la politica un impegno a termine, almeno per ora.

E dalle esperienze di vita quotidiana hanno maturato quello che forse è mancato in tutti questi anni alle leadership di centrosinistra.

Una visione della società italiana nei fatti alternativa a quella della destra di Berlusconi.

Un'Italia più aperta e tollerante, ben disposta al merito e alla creatività, assai più integrata nel resto d'Europa, meno anomala e autarchica, familista e obbediente ai vescovi.


Ma anche una sinistra meno autarchica e difensiva.

E' una visione dove il coraggio si mescola con l'ingenuità. Ma forse è di coraggio e ingenuità che la sinistra ha bisogno.

Nel suo primo anno di vita il Pd non si è concentrato sulla più grave crisi economica dagli anni Trenta ma sull'annosa questione del dialogo con Berlusconi….

Al massimo il premier ha oggi bisogno di un'opposizione che lo aiuti a far ingoiare all'opinione pubblica irriducibilmente democratica un certo numero di leggi razziali impensabili nel resto del continente, il regolamento di conti finale con la magistratura e qualche raffica di nomine di basso livello alla Rai o negli enti pubblici.

Tutte operazioni alle quali procederà in ogni caso, anche senza la benedizione degli avversari. A questo brutale stravolgimento delle garanzie costituzionali, il centrosinistra ha offerto in questi anni soltanto una resistenza trattabile e poco convinta……

I cittadini chiedono che la politica non si occupi della propria sopravvivenza ma della loro, minacciata dalla crisi.


Dal ritratto dei giovani democratici scritto da Curzio Maltese per

La Repubblica oggi in edicola

martedì 3 marzo 2009

POLITICHE EDITORIALI

L’altro giorno il Corriere riportava in prima pagina la richiesta di archiviazione della procura di Roma per lo scandalo Saccà-Berlusconi.

Dieci giorni prima, invece, la prima pagina del Corriere non dedicava neppure una riga alla condanna di Mills per essere stato corrotto da Berlusconi.

Se Mills fosse stato assolto, saremo tempestati dai consueti editoriali di Battista, o Romano, o Ostellino, o Galli della Loggia, o Panebianco (sono intercambiabili) sul crollo dell’ennesimo «teorema».

Invece, essendo stato il «teorema» confermato, silenzio di tomba.

La regola è questa: le indagini giudiziarie fanno notizia solo quando gli imputati eccellenti ne escono indenni.

Se invece è confermato che sono dei mariuoli, non c’è notizia.

L’altro giorno la Procura di Napoli ha recapitato a Clemente Mastella (candidato Pdl alle europee), alla sua signora Sandra Lonardo (presidente Pd del consiglio regionale), al loro consuocero Carlo Camilleri e a mezza dozzina di esponenti Udeur l’avviso di chiusura indagini per lo scandalo esploso 13 mesi fa a S. Maria Capua Vetere e usato dal voltagabbana ceppalonico per rovesciare Prodi.

Da mesi una losca vulgata riferiva che lo scandalo era finito nel nulla.


In realtà l’indagine, passata a Napoli, è stata convalidata dal Riesame, dalla Cassazione e ora dalla Procura.

Se fosse stata archiviata, i soliti tromboni strillerebbero al crollo del teorema ecc.

Invece è in arrivo la richiesta di rinvio a giudizio (il solo Mastella, ex ministro della Giustizia, deve rispondere di 3 concussioni, 3 abusi d’ufficio, 1 rivelazione di segreto). Ergo tutti zitti.

Da “Zorro” di M.Travaglio pubblicato ieri sull’Unità

lunedì 2 marzo 2009

ELETTORE DEMOCRATICO, DOVE SEI?

Non sono semplicemente delusi e insoddisfatti… vivono da “esuli” nel loro stesso paese.

Lo guardano con distacco. Anzi non lo guardano nemmeno.
Per soffrire di meno, per sopire il disgusto: si sono creati un mondo parallelo.

Non leggono quasi più i giornali. In tivù evitano i programmi di approfondimento politico, ma anche i tiggì (tutti di regime).
Meglio semmai, le inchieste di denuncia, i programmi di satira.
Che ne rafforzano i sentimenti: il disprezzo e l’indignazione.

Queste parole sono tratte dall’articolo di I. Diamanti apparso ieri su Repubblica.
Una fotografia molto chiara nei dettagli dell’elettore medio del PD, ed anche della Sinistra, che si è stancato anche di votare.

In un momento in cui la Destra sta imperversando, forte delle paure che lei stessa suscita ed amplifica attraverso il controllo quasi totale dei media, appare importante per chi la vuole combattere capire cosa sta succedendo tra le persone che animano, ma sarebbe meglio dire animavano, le sue fila.

Impressionanti i numeri dati dal politologo: quasi tre milioni rispetto alle elezioni dell’Aprile 2008 “svaniti. O meglio: invisibili a coloro che fanno sondaggi.

Perché si nascondono. Non rispondono o si dichiarano astensionisti.
Oppure, ancora, non dicono per chi voterebbero: perché non lo sanno.


Per quanto riguarda la sinistra più radicale si ipotizzano due milioni e mezzo di elettori in meno rispetto al 2006.

L’autore aggiunge:
Si riconoscono nei valori della Costituzione. Sono laici e tolleranti … Oggi nutrono una sfiducia totale nei confronti della politica e dei partiti.
Anzitutto verso il Pd, per cui hanno votato.


Per questo, non si sentono traditori, ma semmai traditi. Perché hanno creduto molto in questo soggetto politico. Per cui hanno votato: alle elezioni e alle primarie. E oggi non riescono a guardare altrove, a cercare alternative.

La loro sfiducia, d'altronde, si rivolge oltre il partito di riferimento. Anzi: oltre i partiti. Oltre la politica. Si allarga al resto della società. Agli altri cittadini..

… Guardano insofferenti gli italiani che votano per Berlusconi e per Bossi. Quelli che approvano le ronde e vorrebbero che gli immigrati se ne tornassero tutti a casa loro. La sera. Dopo aver lavorato il resto del giorno nei nostri cantieri.

Gli ex-democratici. Provano fastidio - neppure indignazione - per gli italiani. Che preferiscono il maggiordomo di Berlusconi a Soru. Che guardano Amici e il Festival di Sanremo, il Grande Fratello. Che non si indignano per le interferenze della Chiesa. Né per gli interventi del governo sulla vicenda di Eluana Englaro.


Il testo integrale dell'articolo sarà presente in settimananel link 'approfondimenti'

domenica 1 marzo 2009

TEMPI MODERNI 2

Ma che vita! Voi la chiamate VITA?
Cosa ne sapete davvero e perchè volete saperlo adesso, sono vent'anni che mio marito lotta per la stabilizzazione, ha ormai 50 anni, con in mano l'abilitazione all'insegnamento e un governo che ha solo intenzioni punitive nei confronti di coloro che considera nemici giurati.

Quali speranze di sopravvivenza ha quest'uomo, cosa deve spiegare ai suoi figli andando oltre alla sua evidente ventennale cronica depressione:
che morirà da precario, che i suoi ragazzi vivranno da precari, che non c'è mai fine alla disperazione, che è inutile sperare, che è inutile mettercela tutta, che forse non vale la pena puntare sulla propria dignità (perchè questo sforzo quotidiano non li ripagherebbe)...
Suggeritemi VOI come tirarlo fuori dalla sua angoscia e RESTITUIRGLI LA SUA DIGNITA'.
Aspetto che qualcuno mi dia una mano, fra poco potrebbe essere troppo tardi.
Maria



Lancio un appello: se davvero saremo così in tanti a perdere il posto, perchè non cominciamo a mettere su fondazioni e scuole private?

Probabilmente guadagneremmo di più, faremmo andare le cose meglio, avremmo strutture migliori, genitori più attenti... non lo facciamo perchè siamo stati educati sulla costituzione della repubblica italiana: quando lo stato dorme, nascono gli incubi.

E così cerchiamo tutti di inventarci un ristorante... in bocca al lupo, mondo!
Enrico



Lavoro da 9 anni in una associazione di categoria, di cui gli ultimi 4 senza contratto. Un cocopro rinnovato tacitamente.

All'Ispettorato del lavoro mi dicono di lasciar perdere e di denunciarli quando troverò un altro posto. Qui di altri lavori non ce ne sono, perciò sono costretto ad accettare questo sfruttamento.
Laureato, guadagno meno di un cassaintegrato. La mia pensione sarà più bassa di quella sociale di chi non avrà mai versato un centesimo. E' questa, giustizia?
Giorgio



Non vi laureate in Matematica, sudate come bestie ed alla fine non insegnerete mai la vostra materia.

Quello che dicono della mancaqnza di laureati in matematica è una palla immensa, nelle scuole medie non insegneretemai dato che vi fregheranno il posto tutti i laureati in scienze biologiche visto che ai concorsi fanno domande di biologia.

Siate furbi laurearsi in matematica è una fregatura megagalattica meglio scienze biologiche 1.000.000 di volte, avete il lavoro assicurato.
Dado

Fonte: Lettere all'Unità di ieri (Tempi moderni 1 è qui sotto 27.02.09)