mercoledì 29 aprile 2009

QUESTO BLOG

Chi ha animato queste pagine fino ai giorni scorsi non lo può più fare.

In attesa che qualcuno si proponga all'associazione per continuarne il lavoro si sospende il blog.

venerdì 24 aprile 2009

TERREMOTO: TESTIMONIANZA DALL' ABRUZZO

>
>
> Vi scrivo da Colle di Roio (AQ) uno dei paesini colpiti dal sisma del 6
> aprile 2009.
>
Il mio paese.
> Trovo molto difficile fare ordine nel turbinio di pensieri che mi gonfiano la
> testa, ma ci proverò.
> E scrivo questa nota perchè credo che solo uno strumento quale la rete
> permetta di conoscere altre verità, senza mediazioni se non dell'autore.
>
> Il nostro campo è abitato da circa trecento persone, distribuite in una
> quarantina di tende.
> Tornati da una vacanza mai iniziata, assieme a Pierluigi, abbiamo cercato di
> dare un contributo alle attività di gestione della tendopoli che, nel
> frattempo, (era passata già una settimana dall'inaspettato evento), era andata
> sviluppandosi.
>
> Come sapete non sono un tecnico, nè ho una qualche esperienza di gestione
> logistica e di personale in situazioni di emergenza e quanto vi racconto può
> essere viziato da uno stato di fragilità emotiva (immagino mi si potrà
> perdonare).

Il fatto è, che a fronte di uno sforzo impagabile profuso da molte
> delle persone presenti nel nostro campo, (volontari della protezione civile,
> della croce verde/rossa, vigili del fuoco, forze di polizia etc...) ,
> inarrestabili fino allo sfinimento, ci siamo trovati, o sarebbe meglio dire ci
> siamo purtroppo imbattuti, nella struttura ufficiale della Protezione Civile
> stessa e nel suo sistema organizzativo
.
>
> La splendida macchina degli aiuti, per quanto ho visto io, poggia le sue
> solide e certamente antisismiche basi, sulle spalle e sulle palle dei
> volontari; il resto da' l'impressione di drammatica improvvisazione. E non
> perchè non si sappia lavorare o non si abbiano strumenti e mezzi, ma
> semplicemente ed a mio parere, perchè si è follemente sottovalutato il problema
> fin dall'inizio
.
>
Se vero che il terremoto non è prevedibile è altrettanto vero che tutte le
> scosse precedenti (circa trecento più o meno violente prima dell'inaspettato
> evento) dovevano rappresentare un serio monito.


Perchè non è servito il fatto
> che due settimane prima del sisma alcuni palazzi presenti in via XX settembre a
> L'Aquila, poi miseramente sventrati, erano già stati transennati perchè le
> scosse che si erano susseguite fino a quel momento (la più alta di 4° grado,
> quindi poca cosa...) avevano fatto cadere parte degli intonaci e dei
> cornicioni...

> Una persona minimamante intelligente, a capo di una struttura così grande
> quale la protezione civile, avrebbe dovuto schierare i propri uomini alle porte
> della città, come un esercito, pronto a qualsiasi evenienza
.
>
> Ed invece mi trovo a dover raccontare che le prime venti tende del nostro
> campo se le sono dovute montare i cittadini del paese (ancora stravolti del
> sisma), con l'aiuto di una manciata di instancabili volontari,


che manca un
> coordinamento tra i singoli gruppi presenti, che la segreteria del campo (che
> cerchiamo di far funzionare), è rimasta attiva fino a ieri con un Pc portatile
> di proprietà di mia proprietà, acquistato "sia mai dovesse servire", e con
> quello di un volontario;

che siamo stati dotati di stampante e telefono ma per
> la linea Adsl (in Italia ancora uno strano coso...) stiamo ancora aspettando e
> quello che siamo riusciti a mettere in piedi è merito dell'intelligenza di
> qualche giovane del posto e dei suoi strumenti tecnici; che abbiamo dovuto
> chiamare chi disinfettasse e portasse via mucchi di vestiti perchè arrivati
> sporchi e non utilizzabili;

che che fino dieci giorni dal sisma avevamo un
> rubinetto per trecento persone, nessuna doccia, circa 20 bagni chimici e nessun
> tipo di riscaldamento per le tende.


Vi ricordo che in Abruzzo ed a L'Aquila in
> particolare la primavera fatica ad arrivare e che anche in queste notti la
> temperatura continua ad essere prossima prossima allo zero. Non ci si può
> quindi stupire che molte persone, la maggior parte delle quali anziane (e non
> tutte con la dentiera...), cocciutamente ed in barba alle direttive che vietano
> di rientrare nelle case, contiunano a fare la spola dalla tenda al bagno di
> casa.
>
Potreste obbiettare che tutto sommato e visti i risultati raggiunti nel
> seguire più di quarantamila sfollati questi problemi sono inevitabili e bisogna
> solo avere pazienza.
> Condivido il ragionamento.
>
> Quello che mi lascia stupito, che la gente non sa e che gli organi di
> informazione si guardano bene dal dire è che tutta la macchina si basa all'atto
> pratico, sulla volontà ed il cuore di persone che lasciano le loro case e le
> loro famiglie e che non pagate, cercano di ridare un minimo di dignità e
> conforto a chi, a partire dalla propria intimità, ha perso tutto o quasi.



> La protezione civile che molti immaginano (alla Bertolaso per intenderci) non
> esiste nei campi, almeno non nel nostro. I volontari si alternano, perchè
> obbligati ad andarsene dopo circa 7 giorni.
>
> Cosa comporta tutto questo?
> Che ogni settimana si vedono facce nuove con la necessità di ricominciare a
> conoscersi ed imparare a coordinarsi, che il capo campo cambia anche lui con
> gli altri e quindi può avere esperienza o meno, che spesso, ed è il nostro
> caso, la gestione di alcune attività è affidata ai terremotati perchè non viene
> inviato personale apposito, con inevitabili problemi, invidie acrimonie e
> litigate tra...poveri.
>
Volete un esempio cristallino della disorganizzazione?
>
La nostra psicologa, giunta al campo per propria cocciuta volontà, è rimasta
> anche lei solo una settimana. Vi immaginate quale può essere l'aiuto ed il
> sostegno che una persona addetta può dare e quale fiducia può risquotere per
> permettere alle persone di aprirsi, se cambia con cadenza domenicale???

>
A questo si aggiungano l'inesperienza di molte persone (spesso e per fortuna
sconfitta dalla volontà di far bene) e le tristi e umilianti dimostrazioni di
> miseria umana che ci caratterizzano e che risultano ancora più indecenti ed
> inaccettabili in casi di emergenza.
>
> Qualcosa di buono però ragazzi l'ho imparato.
>
> Ho imparato che per la richiesta di materiale devo inviare un modulo apposito
> e che a firmare lo stesso non deve essere il capo campo, la cui responsabilità,
> fortuna sua, è solo quella di gestire trecento vite, trecento anime, più tutti
> coloro che ci aiutano dalla sera alla mattina, ma serve il visto del Sindaco,
> oppure del presidente di circoscrizione oppure di un loro delegato (pubblico
> ufficiale).

Noi dopo aver speso due giorni per individuare chi dovesse firmare
> questi benedetti moduli, sappiamo che dobbiamo prendere la macchina e quando
> serve (ovviamente più volte al giorno), raggiungerlo al comune
.
>
> Un'ultima noticina.
> Due giorni fa la Protezione civile si è riunita con gli esperti, ed ha
> ritenuto che non vi siano motivi di preoccupazione relativamente alle dighe
> abruzzesi (la terra trema ogni giorno).

Ora ricordandomi che analoga sicurezza
> era stata espressa all'alba di una scossa di quarto grado e pochi giorni prima
> che il nostro inaspettato evento facesse trecento morti e azzerasse l'economia
> e la vita di migliaia di persone...ho provveduto, poco elegantemente, ad
> eseguire il noto gesto scaramantico...
>
> Però dei regali li ho ricevuti.
> Sono le lacrime di molte delle persone che hanno lavorato alla tendopoli,
> trattenute a stento nel momento dei saluti; sono le parole e gli sguardi dei
> vecchi del paese, che mescolano dignità e paura, coraggio e rassegnazione,
> senza mai un lamento.
>
> Un'altra cosa.
> Vi prego chiunque di voi possa, prenda il treno l'aereo o la macchina e si
> faccia un giro per L'Aquila e d'intorni. Le tendopoli non sono tutte come
> quelle a Collemaggio.

Scoprirete il livello di falsità che viene profuso a
> piene mani dagli organi di comunicazione oramai supini e del livello di
> indecenza del ns presidente del consiglio che prima con lacrime alla cipolla e
> poi con sorrisi di plastica distribuisce garanzie e futuro a chi, vivendo in
> tenda e saggiando sulla pelle la situazione sa, che sono tutte palle.


I morti sono serviti subito per mostrarsi umano e vicino alle famiglie, ma
> ora è meglio dimenticarli in fretta..Via via..nessuna responsabilità, nessun
> dolo.

I pm sono dei malvagi.. ricostruiamo in fretta.. forza la vità e bella,
> vedrete, tra un mese sarete tutti a casa...
> Conoscete i nomi delle famiglie che doveva ospitare nelle sue ville?
>
> Le virtù umane travalicano gli eventi, le sue miserie non hanno confini.
>
> Se volete vi prego fortemente di inviare questa mail a quanti vi sono amici.
> La stampa nazionale si è guardata bene dal pubblicarla
.

mercoledì 22 aprile 2009

ESCETH EKOS

Quali titoloni se fosse stata italiana la ragazza di 18 anni morta...con quanto ... parolone i nostri viscidi giornalisti televisivi ...avrebbero commentato ....i psicofilosofi avrebbero riempito di frasi il porta a porta della nostra televisione di m......


e invece una scarna notizia...... morta una ragazza incinta durante il suo viaggio della speranza in un traghetto della morte......mentre italia e malta giocavano a scaricabarile....

SI CHIAMAVA ESCETH EKOS AVEVA 18 ANNI VENIVA DALLA NIGERIA......AVEVA SOGNI.....SPERANZE DI UN FUTURO MIGLIORE........E UN BAMBINO IN GREMBO ....... DA CULLARE E STRINGERE AL PETTO........

è una nostra figlia......e per la sua morte mi indigno......e piango..come un padre .... come un nonno ......di qualsiasi parte del mondo dovrebbe fare........


Messaggio ricevuto oggi via e-mail da Valentino

lunedì 20 aprile 2009

RESTIAMO UMANI

Cari Hermanos,
il nostro adagio "RESTIAMO UMANI" ,
diventa un libro.

E all'interno del libro il racconto di tre settimane di massacro,
scritto al meglio delle mie possibilità,
in situazioni di assoluta precarietà,
spesso trascrivendo l'inferno circostante su un taccuino sgualcito
piegato sopra un'ambulanza in corsa a sirene spiegate,
o battendo ebefrenico i tasti su di un computer di fortuna
all'interno di palazzi scossi come pendoli impazziti da esplosioni tutt'attorno.

Vi avverto che solo sfogliare questo libro potrebbe risultare pericoloso,
sono infatti pagine nocive, imbrattate di sangue,
impregnate di fosforo bianco,
taglienti di schegge d'esplosivo.

Se letto nella quiete delle vostre camere da letto rimbomberanno i muri
delle nostre urla di terrore,
e mi preoccupo per le pareti dei vostri cuori
che conosco come non ancora insonorizzate dal dolore.

Mettete quel volume al sicuro,
vicino alla portata dei bambini,
di modo che possano sapere sin da subito di un mondo a loro poco distante, dove l'indifferenza e il razzismo fanno a pezzi loro coetanei come fossero bambole di pezza.
In modo tale che possano vaccinarsi già in età precoce
contro questa epidemia di violenza verso il diverso e ignavia dinnanzi all'ingiustizia.
Per un domani poter restare umani.

I proventi dell'autore,
vale dire Vittorio Arrigoni,
me medesimo,
andranno INTERAMENTE alla causa dei bambini di Gaza sopravvissuti all'orrenda strage,
affinché le loro ferite possano rimarginarsi presto (devolverò i miei utili e parte di quelli de Il Manifesto al Palestinian Center for Democracy and Conflict Resolution, sito web: http://www.pcdcr.org/eng/ , per finanziare una
serie di progetti ludico-socio-assistenziali rivolti ai bimbi rimasti gravemente feriti o traumatizzati ).

Nonostante offerte allettanti come una tournee in giro per l'Italia con Noam Chomsky, ho deciso di rimanere all'inferno, qui a Gaza.
Non esclusivamente perché comunque mi è molto difficile evacuare da questa prigione a cielo aperto (un portavoce del governo israeliano ha affermato :"e' arrivato via mare, dovrà uscire dalla Striscia via mare"), ma soprattutto perché qui ancora c'è da fare, e molto, in difesa dei diritti umani violati su queste lande spesso dimenticate.

Non avremo certo gli stessi spazi promozionali di un libro su Cogne di Bruno Vespa o una collezione di lodi al padrone di Emilio Fede,
da qui nasce la mia scommessa,
sperando si riveli vincente.

Promuovere il mio libro da qui, con il supporto di tutti coloro che mi hanno
dimostrato amicizia, fratellanza, vicinanza, empatia.
Vi chiedo di comprare alcuni volumi e cercare di rivenderli se non porta a porta quasi, ad amici e conoscenti, colleghi di lavoro, compagni di università, compagni di
volontariato, di vita, di sbronza.
E più in là ancora, proporlo a biblioteche,
agguerrite librerie interessate ad un progetto di verità e solidarietà.
Andarlo a presentare ai centri sociali e alle associazioni culturali vicino a dove state.


Si potrebbero organizzare dei readings nelle varie città, (io potrei intervenire telefonicamente, gli eventi sarebbero pubblicizzati su Il Manifesto, sui nostri blog e aggiro per internet)
e questo potrebbe essere anche una interessante occasione per contarsi, conoscersi,
legarsi.
Non siamo pochi, siamo tanti,
e possiamo davvero contare,
credetemi.

Il libro lo trovate fin d'oggi nelle edicole con Il Manifesto,
e fra due settimane nelle librerie.
Confido in voi,
che confidate in me,
non per i morti
ma per i feriti a morte di questa orrenda strage.

Un abbraccio grande come il Mediterraneo che separandoci, ci unisce.

Restiamo umani.

vostro mai domo

Vik

domenica 19 aprile 2009

CIRO UCCISO DAI FASCISTI 18.04.79

... Ed eravamo una comunità di giovani comunisti che viveva in una più ampia comunità di persone, a Torpignattara, in Certosa, alla Maranella, al Pigneto, dentro la quale ancora non si erano frantumati i rapporti ed i legami sociali.

I processi di diffusione dell’egoismo sociale covavano sotto la pelle ma non avevano preso, come sarebbe accaduto a partire dagli anni '80, il sopravvento.


E all’epoca si stava per strada e noi stavamo sulla piazzetta di via dei Savorgnan, insieme a quelli più grandi e si parlava e si ragionava e si raccontava (perché all’epoca c'erano tante cose da raccontare e c’era pure voglia di stare a sentire i racconti).

Erano gli anni di piombo, ogni giorno moriva qualcuno…..

Ma chi era Ciro? Mi concedete la licenza retorica di poter dire che
era un ragazzo che voleva riscattare una vita di minorità sociale e di disagio e che ci stava riuscendo grazie al suo meraviglioso carattere ed alla scoperta della bella politica?

Di quel gruppo di amici io ero il solo ad aver avuto l’opportunità di studiare.

Ma la cosa straordinaria è che dopo tanti anni molti di questi miei amici si sono iscritti alle superiori e da grandi hanno preso la maturità.

Ed è incredibile pensare che Ciro Principessa, un giovane con solo la terza media, sia morto ucciso dai fascisti per recuperare un libro che uno di loro aveva sottratto nella libreria che noi ragazzi avevamo attrezzato nella sezione.

Ciro e la Certosa erano la stessa cosa, e la Certosa era un paese nella città.
Erano i tempi in cui le microcittà esistevano per davvero ancora e non solo negli studi propedeutici al Piano Regolatore Generale.

Erano i tempi in cui Ciro, Ivano, Paolo, Celeste, Danilo mi raccontavano di quando avevano 13 anni e correvano a trovare il «regista» in una baracchetta della borgata degli angeli a due passi da Villa Certosa.

Ed i tempi in cui ancora speravamo ingenuamente in una Italia migliore, criticavamo quell’Italia d’allora ma non sapevamo di quella peggiore che ci sarebbe capitata negli anni a venire.

Ed ero solo quella notte in ospedale insieme alla sorella. Ero accanto a lui quando finì di vivere e in quegli ultimi istanti capì che aveva avvertito, mentre lo carezzavo, la mia presenza.
Nelle cose che ho fatto in seguito non c’è stato momento in cui non abbia pensato a lui.

L’Unità
18 aprile 2009

giovedì 16 aprile 2009

da: www.spegnilospreco.org

Solar Chill è un frigorifero fotovoltaico che permette la conservazione di vaccini o di cibo, senza fili della luce e centrali elettriche.

Nato da un'idea di Greenpeace, è stato realizzato dall'Istituto danese di Tecnologia e alcuni prototipi sono stati testati con successo in Senegal, Indonesia e Cuba.

Con una temperatura ambiente superiore ai 32 gradi Celsius, Solar Chill ha sempre mantenuto la temperatura interna tra i 2 e gli 8 gradi.

Il Tile Tasuma in Mali è un «fuoco solare» che permette, come dichiarano i promotori, di «salvaguardare l'ambiente ed economizzare denaro», riducendo l'uso di legna da ardere, come molti altri modelli di cucine solari ormai diffuse in Africa come in Asia e America Latina.

In Benin funziona, senza uso di energia elettrica, un distributore d'acqua a gettone tarato a 35 litri... no, non è una multinazionale a gestirlo, ma un comitato di villaggio che si occupa delle fontanelle rifornite da un nuovo acquedotto;

il prezzo del gettone è minimo ma serve a coprire le spese di manutenzione e permette il prelievo 24 ore su 24.

La pompa manuale a tazze «noria», che funziona anche per pozzi di 50 metri, riprende sotto sembianze moderne un antichissimo metodo di estrazione d'acqua da pozzi e acquitrini ed è stata elaborata e prodotta in Ciad nel 1980, per poi essere applicata in Camerun, Benin e Burkina Faso.

Acuaclor solar è un apparecchio per potabilizzare l'acqua: un pannello fotovoltaico fornisce l'energia necessaria all'elettrolisi di una soluzione diluita di sale per produrre ipoclorito di sodio:
in una giornata di sole si fornisce acqua potabilizzata a 400-800 persone.

In Kenya le lanterne solari sono un'ottima alternativa ai fili della luce (che non ci sono) e alle puzzolenti lampade a kerosene:
il pannello fotovoltaico di giorno carica la batteria della lampada, che può anche dare energia a una piccola radio.

Ecco un giro del mondo in mille tecnologie semplici, economiche ed ecologiche, risparmia-risorse e risparmia-fatica, applicabili anche nel Nord del mondo ma finora studiate per quelle zone dove lo scarso accesso ai combustibili fossili o la carenza di infrastrutture rende difficile conservare alimenti, costruire, cucinare, illuminare, pompare acqua, potabilizzare acqua, produrre energia elettrica, produrre gas, produrre macchinari semplici, purificare l'aria, trattare rifiuti.

mercoledì 15 aprile 2009

IMPRESE ITALIANE: IMPREGILO

....
Bene, questi giganti della Confindustria hanno nel loro palmarés anche l'ospedale de L'Aquila, quello nuovo inaugurato 12 anni fa;

perché quello vecchio è ancora in piedi, mentre quello nuovo, dove ci hanno messo la zampa anche loro, è venuto giù.

Naturalmente, c'è un comunicato che è stato sufficiente alla cosiddetta informazione per non nominare l'Impregilo.

L'Impregilo dice: “noi non abbiamo fatto la struttura dell'ospedale de L'Aquila, l'abbiamo solo messo in funzione” avete visto come funzionava bene.

Peccato però che fino al giorno del terremoto, nel sito Impregilo alla voce “business units” si legge tra le varie opere di cui l'Impregilo si vanta:

“edilizia ospedaliera: in questo settore ha realizzato sia in Italia che all'estero importanti e moderni complessi ospedalieri che vengono di seguito dettagliati”.

Ce ne sono alcuni e in fondo all'elenco si legge:

“ospedali a L'Aquila, Cerignola e Menaggio”. Chissà se c'è ancora sul sito, bisognerebbe controllare.

E ancora, sempre sito Impregilo: comunicati stampa, 12 settembre 2000:

“aumentano le acquisizioni, crescono gli investimenti...”

tra le acquisizioni effettuate giova ricordare
“ospedale San Salvatore, L'Aquila”. Se ne vantavano, all'epoca.

In compenso una chicca:

sempre nel sito Impregilo c'è scritto:

“Algeria, biblioteca nazionale d'Algeria. Hanno fatto pure la biblioteca nazionale d'Algeria, questa però – scrivono -

“l'edificio che si estende su una superficie di 60.000 mq e ripartito su 13 piani è stato realizzato secondo le norme vigenti in materia di stabilità strutturale antisismica”.

Ecco, in Algeria gli edifici, l'Impregilo, li costruisce secondo le norme antisismiche...

Da Passaparola di M. Travaglio

venerdì 10 aprile 2009

LA FUNZIONE DELL' OSCENITA'

Chiedersi a chi possa giovare, politicamente, l'orrore è indegno...

Tuttavia, anche le catastrofi naturali producono effetti politici.

Si pensi ancora, per usare un esempio noto, alle alluvioni che devastarono la Germania nell'estate del 2002.

In piena campagna elettorale. Il cancelliere Gerhard Schröder, allora, pareva giunto al capolinea. Insieme ai socialdemocratici tedeschi, di cui era il leader. La SPD. Strabattuta - secondo tutti i sondaggi - dai popolari della CDU.

Ma la gestione efficiente e visibile dell'emergenza gli permise di risalire in fretta. Fino a vincere le elezioni, rovesciando le previsioni.

Dunque, chiedersi se questa catastrofe avrà effetti politici - e quali: è osceno. Ma non più di quanto lo sia interrogarsi sugli effetti che produrrà dal punto di vista mediatico.

Quanto faranno salire gli ascolti le ore e ore di tivù dedicate allo spettacolo del dolore e della morte.

Su tutte le reti. Talk show e salotti televisivi. Dirette a tempo pieno.

Inviati speciali, ma speciali veramente.

Addosso agli sfollati, ai disperati, di fronte alle rovine, chiusi nelle loro auto trasformate in rifugi.

"Signora, Lei che ha perso? Chi ha perso?".

"Cosa prova ora che non ha più una casa? Un figlio? Una sorella? Un amico? La nonna?".


Lo spettacolo offerto dallo spettacolo del dolore.

E' osceno.

Come i dati di ascolto delle edizioni speciali dei Tg, esibiti quasi fossero trofei
(lo ha denunciato nei giorni scorsi Aldo Grasso).

Come l'aggiornamento ossessivo del numero dei morti. Quasi che la catena delle vittime, allungandosi, infinita, protraesse anche l'orrore.

E lo spettacolo. Perché il dolore fa ascolto.

Come la morte, come la paura. Soprattutto quando si mischiano i generi.

D'altra parte, tempo due giorni,

la diretta in mezzo agli sfollati e nelle città ferite dal sisma si affianca e si alterna al Grande Fratello. Due reality uno accanto all'altro.

Quello dall'Abruzzo, veramente vero.

Per cui è meglio non indignarsi troppo se (sottovoce, piano piano) viene sollevata la questione circa gli effetti politici della catastrofe.

Rafforzerà la fiducia nel governo, per reazione all'insicurezza, che spinge tutti a stringersi intorno agli uomini delle istituzioni che vegliano su di noi.

O per simpatia nei confronti del premier e dei ministri, in visita permanente ai luoghi del disastro?

Oppure avverrà il contrario e la catastrofe alimenterà angoscia e insicurezza, generando un clima di sfiducia nel governo?

Perché, com'è noto, l'insicurezza mina la legittimità delle istituzioni e di chi comanda.

Indugiare su questi dilemmi è osceno. Ma, credetemi, c'è chi se li pone.

Di certo non le decine di migliaia di protagonisti involontari di questa tragedia.

Né i mille e mille volontari della solidarietà.

Ma la questione appare, ben chiara, nei pensieri di chi fa politica e informazione. E anche oltre.

D'altronde il campo politico ormai coincide largamente con quello mediatico.

E se uno stupro o una catena di piccoli omicidi possono condizionare in modo sensibile il clima d'opinione e le scelte degli elettori, figurarsi una tragedia enorme, una catastrofe immensa.

Trasformata in uno spettacolo colossale, che agita i sentimenti delle persone. E ci rende tutti diversi da come eravamo ieri.

(9 aprile 2009)
Ilvo Diamanti (La Repubblica)

mercoledì 8 aprile 2009

ESSERE RESPONSABILI

La natura è stata più svelta del governo e ha presentato il suo piano casa.

È una fortuna che gli edifici crollati non fossero stati ancora ingranditi del 20-30 per cento, secondo i dettami del Cavaliere e dei suoi corifei, altrimenti il bilancio dei morti sarebbe più cospicuo.

E non osiamo immaginare il bilancio dei danni se, nel paese più sismico d’Europa, fossero già in piedi le cinque centrali nucleari e il Ponte di Messina (una delle zone più martoriate da terremoti) minacciati dal governo.

Per capire in che mani siamo, ecco un comunicato della Protezione civile (1° aprile 2009):

«Ieri si è riunita all’Aquila, nella sede della Regione Abruzzo, la Commissione Nazionale per la Previsione e la Prevenzione dei Grandi Rischi…

per fornire ai cittadini tutte le informazioni disponibili alla comunità scientifica sull’attività sismica delle ultime settimane in Abruzzo:

attività che viene costantemente monitorata, pur non essendoci nessun allarme in corso».

Il vicecapo della Protezione civile, Bernardo De Bernardinis, filosofeggiava:

«Bisogna saper convivere con le caratteristiche dei territori».

La «comunità scientifica» confermava

«che non c’è pericolo perché il continuo scarico di energia riduce la possibilità di eventi particolarmente intensi».

Quanto all’allarme di Giampaolo Giuliani, tecnico dei laboratori del Gran Sasso, su un imminente «terremoto disastroso», Guido Bertolaso si scagliava contro «quegli imbecilli che si divertono a diffondere notizie false», chiedeva una punizione esemplare e denunciava Giuliani per «procurato allarme».

Ecco, siamo in buone mani.

Marco Travaglio (Unità 8.4.09)

martedì 7 aprile 2009

IL TERRREMOTO CHE NON SI POTEVA PREVEDERE

«La situazione dei Comuni è stata sottovalutata».

A sostenerlo è Stefania Pezzopane, Presidente della Provincia dell'Aquila, secondo quanto riporta il sito Anci.

Pezzopane ha parlato dal Comune di Onna, uno tra i 26 Comuni più colpiti dal terremoto, piccola realtà di 350 abitanti dove finora si contano 8 vittime e circa 30 dispersi.

Il presidente della Provincia è andata nelle aree interessate seriamente dal sisma per registrare il numero delle vittime e riscontrare i danni, «spesso incalcolabili.....

La Pezzopane contesta in particolare l'operato di Bertolaso.

"Da settimane - racconte - avvertivamo queste scosse. Ci è stato detto che dovevamo rimanere tranquilli. Così tranquilli che siamo rimasti nelle nostre case trasformate in trappole".

Pezzopane racconta di una situazione tragica. «A Onna ci sono otto cadaveri avvolti in lenzuola, nel loro sudario, stesi su un prato. Sembra uno scenario di guerra.

Questo è un paese di anziani. Se non arrivano i figli a dire chi è scomparso, magari nemmeno lo si sa».

... In piedi è rimasto l'asilo, ad esempio, ma la scuola, no. La scuola è crollata. Anche il cemento armato ha ceduto. Ora sono davanti a un palazzo in costruzione. È crollato anche questo».

«Anche all'Aquila - racconta Pezzopane - il cemento armato ha ceduto.

Da L'Unità di oggi

lunedì 6 aprile 2009

E L' INIZIATIVA FUNZIONA

Dopo il pane venduto a un euro al chilo, i gap (gruppi d’ acquisto popolare) promossi da Rifondazione Comunista a Torino, lanciano la pasta a 85 centesimi e il riso a 95.

Da sabato 11 aprile - informa la segreteria cittadina del partito - saranno disponibili, in diversi punti della città, quattro tonnellate di pasta campana e due riso della Lomellina.

Il primo bilancio della vendita del pane a 1 euro è di 10 tonnellate in sette mesi.

Nei giorni scorsi la Provincia di Torino, Cgil Cisl e Uil, Coop e Crai hanno sottoscritto un accordo per una serie di prodotti, tra cui il pane, a prezzi calmierati.

«Quest’intesa - commenta Reato Patrito, segretario del Prc - dimostra chiaramente come fosse possibile tradurre nella realtà di atti concreti la nostra richiesta di azioni forti di contrasto del carovita».

«Con la nostra iniziativa - prosegue Patrito - spesso contrastata da tentativi infruttuosi da parte delle forze dell’ordine di soffocarla, abbiamo ottenuto un evidente risultato calmierante sui prezzi, smascherando rendite e speculazioni spesso scandalose a danno delle fasce più deboli».

Da:"La Stampa" di oggi

venerdì 3 aprile 2009

LAVORARE ALL' ESTERO

venerdì, 27 marzo 2009

Una giornata al lavoro..viaggio da casa al ufficio..

Questa mattina, come tante altre fino ad oggi, mi sono recata al lavoro a piedi.

Lo stabile in cui abito, dichiaratamente considerato fatiscente credo, in Italia, dentro, non è poi così male come si possa pensare.

Certo, non siamo ai livelli dei nostri condomini o altro ( e per nostri intendo al Nord Italia, che poi al Sud, sinceramente non so..) ma comunque sia..

Non si sta affatto male, anzi, a me in particolare, se posso dirlo, piace veramente tantissimo, perchè in un modo o nell'altro, mi fa stare bene. E questo è l'importante.

Appena apro la porta di casa, alla mattina, la prima cosa che sento sul viso, è l'aria fredda che proviene da fuori.

Per quanto all'ingresso dello stabile ci siano due grandi porte di ferro, sul rumoroso andante, in generale lungo tutto lo "spazio comune", la temperatura è quasi pari a quella esterna, che in questi giorni, non è affatto delle più alte o calde del mese.

Specialmente la sera, quando nemmeno il riscaldamento pubblico del condominio sembra bastare per farmi sentire al caldo mentre siedo sul mio divano.

All'uscita di casa, il sole incontra i miei occhi, riflettendosi qui e la tra le ancora grandi macchie di neve liquefatta rimaste dopo le abbondanti nevicate degli ultimi giorni.

Vicino al piccolo parcheggio del condominio, una baracca, se possiamo definirla così. con buh, "delle cose dentro" e delle persone fuori.

"Delle cose dentro", nel senso che qui, in Macedonia, come in tanti altri posti "a Est" o in Russia, esistono questi piccoli spazi "strani" che ricordando vecchie botteghe italiane anni cinquanta di borgata, ti propongono le più svariate merci:

dalla frutta, di casa ovviamente, alle sigarette, o alla birra, che non manca mai..

Continuando nel mio percorso, e facendo attenzione qua e là a dove mettere i piedi, per non inciampare in qualche dismesso pezzo di marciapiede, incontro diverse cose:

una scuola, una casa con alcuni operai macedoni, forse turchi, o albanesi dalle faccie, non so.. ma comunque sempre gli stessi, e si, anche una serie di negozietti agglomerati al piano terra di alcuni condomini dai "colori vivi", grigio e nero.. o simili.

Camminando tra questi negozietti, dalle scritte antiquate in cirillico, a tratti mi sento più in Russia che in Macedonia.

Grazie a Dio però poi, le targhe delle macchine riportanti una chiara SK di Skopje, mi riportano in qua e mi fanno capire che si, sono ancora in Europa, e no, non parlano russo qui.

L'attraversamento pedonale, segnalato sia strisce bianche che con un grande pannello blu sopra la mia testa, è abbastanza lungo, e lì, le macchine, difficilmente fermano con cautela, per cui, ogni volta è meglio fare "un'italianata" e letteralmente "lanciarsi" tra le auto, piuttosto che aspettare come bravi e diligenti tedeschi che qualcuno si fermi perchè ti ha visto e ti lasci quindi passare.

Una volta attraversato il tutto, il mio lavoro è a poco da me. Qualche minuto credo. Lo stabile dell'Unione Europea brilla per le grandi vetrate azzurre che ne ricoprono la facciata. Io vi entro, e il mio lavoro incomincia..

Da Skopjie: J.C.

giovedì 2 aprile 2009

GIANCARLO

Giancarlo, laureato in lettere ha 26 anni e trova un'occupazione precaria presso una sede periferica di un giornale regionale.

Deve occuparsi di cronaca nera. Ha la faccia pulita, modi di fare gentili ma determinati, un corpo esile che contrasta con la risolutezza e forza di carattere.

Ha una ragazza ed un amico: insieme passano qualche bella giornata di tempo libero.

Il lavoro non manca, la quotidianità offre molto per chi deve scrivere di furti, rapine ed omicidi.

Lentamente il giovane, forse futuro giornalista, dal volto da adolescente inizia a rendersi conto che, dietro alla 'nera' di ogni giorno di cui parla, ci sono risvolti ben più inquietanti e difficili da decodificare.

Cerca di capirne di più, ma trova un muro di gomma, qualche mezza parola, segni e messaggi in codice gli fanno capire che con i suoi articoli chiari, lucidi e puliti
sta toccando interessi economici rilevanti nel territorio, in cui gli è capitato di operare.

In quel paesino del napoletano, Torre Annunziata, la malvita è la padrona riconosciuta della vita dei cittadini.

Giancarlo non ne sembra intimorito, capisce che è solo anche se un capitano dei carabinieri gli passa delle notizie ed un giornalista più anziano di un altro settore gli inizia a spiegare come funzionano i rapporti tra potere politico locale e criminalità.

Va avanti con le sue inchieste ed i suoi articoli diventano così scomodi che si trova improvvisamente, casualmente?, trasferito alla sede principale del giornale: Il Mattino di Napoli.

Là deve occuparsi di disoccupati e sindacati.

Fa bene il suo lavoro, ma continua in solitudine a seguire il filone d'inchiesta che
lo aveva affascinato a Torre Annunziata.

Lo chiamano a parlare nelle scuole, dove con candore rivela più o meno tutto quello che ha capito e riceve i primi 'avvertimenti'.

Poi un fatto inatteso lo porta a chiudere il cerchio della sua ricerca.

Ha materiale scottante tra le mani. Qualcuno lo viene a sapere e a 26 anni la sua giovane vita viene spenta a colpi di pistola. E' il 2 settembre 1985.

Il film finisce e nella sala gremita si avverte la commozione generale, i titoli scorrono lenti, nessuno si alza perchè dopo parleranno il regista e l'interprete principale.

Libero di Rienzo, l'attore, è timido e si schermisce, fa capire che è meglio intervistare Marco Risi, figlio dell'indimenticato Dino.

Marco svela particolari della preparazione: la difficoltà a girare alcune scene nei luoghi dove la camorra è regina, l'aiuto avuto dalla famiglia di G. Siani, la gratitudine della ragazza di Giancarlo che tramite il film 'FORTAPASC' ha visto rivivere il suo compagno e la sua lotta solitaria.

Ricorda Risi che nulla è cambiato laggiù dal 1985. Parla di R. Saviano e della vita da recluso che, a 30 anni, è costretto a condurre. Cita la serata che Rai 3, nel deserto e disastro dell'informazione in Italia, gli ha dedicato ed il successo che ha avuto.

Lo stesso favore di pubblico che sembra incontrare il suo film, non certo favorito dal ben più celebre 'Gomorra'.

Gli applausi sono frequenti, le domande sembrano non finire, finchè il conduttore a mezzanotte e passa non decide di augurare a tutti la buona notte, dopo che Risi ha ricordato al pubblico di Pordenone e di Cinema Zero, quanto siano fortunati i friulani a vivere in terre dove la malvita di Torre Annunziata e di tante altre zone del Paese, non c'è.