venerdì 10 ottobre 2008

E PANTALONE PAGA E PAGHERA'

Tra tutto quello che capita di leggere sulla crisi attuale dei mercati finanziari spicca un articolo di F. Rampini che tenta di ragionare sui fatti più eclatanti avendo a cuore le conseguenze che un terremoto di tale portata può avere sulle vite di milioni di persone.

Premesso che una delle massime istituzioni del pianeta: Il Fondo monetario internazionale, definisce la crisi attuale come “la più violenta dagli anni Trenta”,
il giornalista va a prendersi i numeri ed osserva che gli attuali cali delle borse si aggirano attorno al 40% rispetto ai massimi di un anno fa.

In occasione del crack del ’29 la caduta fu dell’86% tra il 7.9.29 ed l’8.7.32.

Ne consegue che, se è vero quello che dice l’FMI, ”la distruzione di risparmio
rischia di essere appena iniziata”
.

Se si sposta poi l’attenzione all’economia reale, cioè ai posti di lavoro, si fa una scoperta interessante: la disoccupazione USA raggiunse allora il 25%, oggi siamo sotto il 7%.

Benchè Rampini inviti alla cautela nel fare paragoni, ci si chiede ovviamente il perché di tale enorme diversità di dati e si scopre che “la differenza storica fondamentale sta nel salto immenso compiuto dalla presenza dello Stato nell'economia: era minima nel 1929, oggi è pervasiva”

“Lo Stato non licenzia in una recessione. Non smette di gestire scuole e ospedali. E' questo il potente "stabilizzatore" che fu voluto proprio per evitare che si ripetesse una Grande Depressione dai costi sociali spaventosi”.

Il caro vecchio stato, un padre anziano amato e odiato, finanziato dalle tasse e risparmi di tutti.

Molti lo vorrebbero ridimensionare, ma ora diventa di vitale importanza in momenti in cui anche i rampanti avventurieri dell’impresa privata, che da decenni imperversano erigendosi a modello sociale, corrono sotto il suo ombrello protettivo.

Il giornalista si chiede anche se si potevano evitare i danni che si stanno verificando in questi giorni.

Torna indietro, alle avvisaglie della crisi dell’agosto scorso, e nota come tanti studiosi abbiano scritto libri e saggi per preavvisarci di quello che sarebbe accaduto e si chiede

“quali misure siano state prese dai top manager delle banche, dalle autorità di vigilanza, dai governi in questi mesi.

La risposta è semplice: poco o nulla è stato fatto ed ora stiamo pagando tutti un prezzo molto più salato di quello che avremmo pagato se

”i banchieri avessero detto la verità prima, anziché sperare di farla franca”.

Il futuro per Rampini sarà segnato dagli sforzi che si dovranno fare per risollevarsi dalla recessione in atto o incombente.

Chiaramente i contribuenti saranno chiamati a fare la loro parte e poi le banche centrali dovranno operare a lungo per far recuperare quella funzione vitale per l’economia che è la fiducia.

Il loro lavoro ”assomiglierà alla rieducazione di un paziente colpito da ictus...possono essere necessari mesi o anni” per tornare alla normalità.

Da Repubblica del 9 X 08

Il testo integrale dell’articolo sarà presto presente nel link Approfondimenti

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