venerdì 3 ottobre 2008

ESEMPLARIETA' VICENTINA

Tra le vicende alterne di Alitalia prima e la crisi finanziaria poi, e’ passata un po’ in secondo piano in questi ultimi giorni la notizia che il Consiglio di Stato ha bocciato il referendum consultivo che il comune di Vicenza aveva indetto per dopodomani. Era la strada scelta per conoscere il parere dei cittadini in merito all’utilizzo dell’area dove è previsto l’allargamento della basa militare americana.

Il parere di quest’organo istituzionale è arrivato due settimane dopo che il Tar aveva dato il via libera alla consultazione considerandola legittima.

Interessante la motivazione della bocciatura: si tratta di un referendum ‘inutile’ perché l’obiettivo perseguito dall’ente promotore cioè il Comune è ‘irrealizzabile’

In altre parole è inutile che alla gente si chieda di dare un parere si badi bene, non di decidere su quello che sarà il loro futuro in merito all’ambiente, viabilità e sicurezza perché io, Consiglio di Stato, ritengo che il tuo fine non possa concretizzarsi.

Della questione si è occupato l’altro ieri Ilvo Diamanti che, dalle colonne di Repubblica, ha esaminato la vicenda articolando un ragionamento di notevole incisività sul valore del concetto di democrazia.

Diamanti parla di ‘esemplarietà’ del caso Vicenza perché lo stato nega ai cittadini il diritto di seguire procedure istituzionali dato che è tutto deciso.

Non c’è neanche da temere la voce dell’opposizione perché sulla base l’accordo è di ambedue i massimi schieramenti politici nazionali.

L’autore dell’intervento ricorda come negli ultimi due anni nessun politico di centro-destra o centro- sinistra sia mai andato a Vicenza ad un pubblico confronto e ancor meno ministri dei due governi che in questo periodo si sono avvicendati alla guida del paese.

Unica voce fuori dal coro, a parte la sinistra, ora fuori dal parlamento, quella del Presidente
della Repubblica che proprio in quella città ha trovato il modo per auspicare una conciliazione degli interessi locali con quelli nazionali non negando però il diritto dei cittadini ad esprimersi.

Invece, citiamo, ‘Il Consiglio di Stato (come le principali forze politiche nazionali) ha negato questa possibilità perché "ha per oggetto un auspicio irrealizzabile... su cui si sono pronunciate sfavorevolmente le autorità competenti". Sostenendo, in questo modo, che l'utilità della democrazia si misura solo a partire dal suo "rendimento" concreto; dall'efficacia dei risultati.’

La democrazia come ’ un utensile per realizzare "prodotti" pubblici’.

Per il sistema democratico sembrano valere logiche di impresa privata e si dimentica
invece

’che la democrazia ha valore in sé. E' un valore in sé.
Le procedure mediante cui si realizza "servono" come fonte di legittimazione perché garantiscono riconoscimento alle istituzioni e consenso alle autorità.

Mediante gli strumenti istituzionali il dissenso sociale ha modo di percorrere una strada di mediazione e partecipazione che di fatto impedisce che si arrivi allo scontro

Ed ancora una volta ma in senso opposto diventa ‘esemplare il caso Vicenza’ perché negli ultimi due anni con il metodo della partecipazione e del confronto si sono superati momenti difficili pervenendo addirittura ad una lista ‘No dal Molin’ che si è presentata con successo alle recenti elezioni comunali.

La prospettiva del referendum ha consentito di incanalare il dissenso più forte eliminando la possibilità di una reazione violenta.

Il confronto dalla piazza è passato nelle sedi istituzionali preferendo la logica della rappresentanza ma con una forza maggiore perché la piazza la ‘democrazia diretta’ diventa un alleato di quella rappresentativa.

Un capolavoro politico quello della città veneta perché con il referendum il sindaco Variati
-avrebbe avuto - uno strumento per "governare" il malessere e le tensioni sociali
. Perché, qualsiasi ne fosse stato l'esito, avrebbe ottenuto una delega a "negoziare". Anche se non vi fosse stato nulla di negoziabile … in quel caso, avrebbe pagato lui, il sindaco, insieme all'amministrazione il prezzo di aver generato aspettative deluse.

Impedendo il referendum si decreta l’inutilità della democrazia, della partecipazione, si afferma implicitamente che ” è meglio decidere ignorando il dissenso”.

Ma operando istituzionalmente in questo modo si va in una direzione pericolosa, come conclude amaramente Diamanti:

la democrazia ha una funzione terapeutica, prima che pratica e strumentale. Serve a curare la frustrazione nei rapporti sociali e politici. A evitare che degeneri.

Quando diventa inutile allora è lecito avere paura.”


Da Repubblica del 1.10.08

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