lunedì 31 marzo 2008

INIZIATIVE. IDEE

Dopo un’intensa tre giorni di proiezioni si è chiusa ieri a Milano la seconda edizione di ‘Fuori Target’: una rassegna cinematografica per i giovani.

Il merito dell’ iniziativa è quello di non guardare ai giovani come oggetto da conoscere, ma al contrario il far si che siano loro a presentarsi presentando opere da loro realizzate.
Quest’anno quasi duecento.

Le hanno girate ragazzi, provenienti da 50 città italiane, di un’età che va dai 14 ai 20 anni.

I temi scelti sono i più vari dal bullismo alla tossicodipendenza, dall’impegno sociale al film giallo, dall’ecologia all’amicizia. I modi descrittivi usati sono stati i più diversi: dal drammatico al comico.

La novità: una sezione della rassegna dedicata ai lavori girati con i telefonini: il “Video mobile Contest

Se dei lavori hanno provenienza scolastica, girati cioè da studenti che si sono avvalsi dell’assistenza dei loro docenti, altri invece hanno origine dalla passione per questo tipo di attività che ha fatto imbracciare la telecamera a dei singoli o a dei gruppi di amici.

“Quando i ragazzi non sono affiancati dagli insegnanti riescono a esprimere messaggi più autentici, meno moralistici. L’idea che ci siamo fatti è che non è vero che le nuove generazioni siano a secco di stimoli. Hanno molto da dire su tutto, ma alla loro maniera” racconta al giornale Vincenzo Rossigni, uno degli organizzatori.

In una tre giorni di questo tipo non potevano mancare i workshop tra cui si segnala quello sulla relazione tra fumetto e cinema.
Ovvio il concerto finale.

Quel che colpisce di questa iniziativa è la sua riproducibilità anche in piccolo.
Promuovendo incontri di questo tipo si dà ai giovani la possibilità di esprimersi, di valorizzarsi e di farsi conoscere senza cadere in stereotipi e luoghi comuni.
Dal Corriere della Sera

domenica 30 marzo 2008

SOLI ED INERMI

Metti una giovane neolaureata con il massimo dei voti ed encomio solenne. Metti la ricerca immediata di usare tutto ciò che hai imparato, studiando con passione, al servizio di strutture pubbliche e private che vogliono avvalersi di tanto talento e capacità di dedizione al lavoro.
Metti università italiane chiuse a riccio, bloccate nei loro giri di interessi superprotetti.
Aggiungi case editrici cui i laureati poco piacciono perché si devono pagare di più e sono, forse, anche scomodi da gestire.

Quale neolaureato non si deprimerebbe.
Non è il caso della nostra.

La scioltezza con cui sa esprimersi le consente di trovare un part-time da 400 E. al mese in un call center di giovani donne.

Sopravvivere bisogna e poi ti resta tempo per continuare a lavorare sulla tua amata filosofia, scrivere qualcosa da mandare in visone a qualche università straniera nella speranza che almeno là qualche porta si apra.

Certo non è facile Sul lavoro ti costringono a stupidi riti collettivi di autopromozione di te stessa, ti controllano i cinque minuti che ti servono per andare in bagno, la pausa caffè è brevissima. I risultati vengono verificati nei dettagli.
Chi non riesce a carpire alle persone contattate abbastanza appuntamenti, da passare poi ai venditori maschi, viene teatralmente prelevata dal suo posto da due gorilla in divisa e perde il posto seduta stante. Lacrime e proteste a nulla servono.

La feroce organizzazione del lavoro scuote la nostra ma non la piega.

Sa gestirsi bene e ciò fa sì che capi e capetti cerchino di sfruttarne le doti umane a proprio vantaggio. Loro ne sono privi.
Come potrebbero altrimenti far osservare regole umilianti di punizione per i maschi che non vendono abbastanza
.

Lei sa stare al suo posto. Se può aiuta chi è in difficoltà, maschi e femmine.
Costoro non hanno solide letture alle spalle e tanto meno hanno avuto una formazione che desse loro equilibrio personale.
Anzi, si sono formati davanti allo schermo televisivo. I loro comportamenti
si ispirano a quello che hanno visto là dentro e sono quindi psicologicamente fragili. Incapaci di decidere. Sopravvivono con i loro simboli: atteggiamenti che ne mascherano la profonda insicurezza, l’auto, il vestito, il cellulare.

La famiglia è lontana o assente. Chi tra loro ha un figlio non sa gestirlo e questo è abbandonato a se stesso.

La violenza, fondamentalmente solo psicologica, delle condizioni di lavoro viene subita. Chi è licenziato resta senza prospettive. E’ disperato.

Tutto questo lo vediamo grazie ad uno dei tanti bravi registi italiani: Virzì, che evita accuratamente l’argomento delle morti bianche.

Evidenzia invece l’organizzazione del lavoro in uno dei settori in cui molti giovani trovano impiego.


Non vi si muore fisicamente come nelle fabbriche, ma basta pochissimo per venir psicologicamente distrutti e dichiarati fuori della società dei modelli vincenti.

Virzì con il suo “Hai tutta la vita davanti” fa vedere la solitudine di una generazione cui nessuno sembra saper dare aiuto.

Non si parla, nel film, degli effetti sociali della violenza che subiscono nell’ambito del lavoro anche se è evidente che questa ne genera di nuova.
E’ possibile, ci si chiede, che nessuno apra mai un dibattito serio sui risultati micidiali prodotti dalle esigenze di certi sistemi di produzione?
Che senso ha produrre per produrre, se poi oltre all’immondizia ciò crea anche disastri umani tra gli addetti?
Da: “Hai tutta la vita davanti” di Virzì.

venerdì 28 marzo 2008

L'ONDA

Parlando ieri della cerimonia di commemorazione delle vittime delle Fosse Ardeatine e della frettolosità con cui i media ne avevano dato notizia, si era scritto dell’importanza di non abbassare la guardia.

Una indiretta conferma, solo culturale per fortuna, di questa esigenza giunge dalla Germania dove è imminente la proiezione di un film che affronta proprio il tema della possibilità concreta di riprodurre il nazismo in modo artificioso nel nostro ‘moderno’ contesto sociale.
Solo la notizia dell’uscita dell’opera del regista Dennis Gansel: die Welle (L’Onda) nelle sale ha provocato ovvie reazioni e polemiche a non finire.

Il film trae spunto da un libro, ispirato ad una vicenda reale, dell’americano Morton Rhues che, negli anni 60, insegnava a Palo Alto (California).

Volendo dimostrare ai suoi studenti la concretezza della possibilità di rivivere un’esperienza autoritaria come quella subita dall’ Europa, li aveva invitati a formare un gruppo, poi a seguire determinati riti sociali: il saluto con la mano alzata, l’assunzione di comportamenti uniformi sia per il linguaggio che si doveva usare che per le gerarchia da rispettare. Ordine tassativo: isolare e punire chi si rifiutava.

L’esperimento ebbe, purtroppo, tanto successo che il professore lo fece finire quando si accorse che pure il Preside lo salutava con il braccio teso.

Il film riprende il tema: i ragazzi finiscono per formare una setta e tutto ha poi una tragica conclusione.

Quel che interessa è esaminare gli ingredienti alla base dell’esperimento: un gruppo di persone, una realtà sociale fortemente strutturata (scuola-partito) , un leader carismatico, dei comportamenti che creino coesione, sicurezza, orgoglio. Il mix è pronto.

Ed anche in una società moderna, libera, individualista ed egoista il fenomeno può rinascere.
Tutto il resto poi viene automaticamnete: l’odio per chi si sottrae o per i nemici di volta in volta individuati.

Libri e film sovente danno idee. In questo caso l'opera del regista tedesco segnala dei pericoli che, in una società che sta dando segnali di regresso, è bene non sottovalutare.
Fonte: Unità del 17.3.08

giovedì 27 marzo 2008

FORME DELLA MEMORIA

Due giorni fa a Roma si è svolta la cerimonia di commemorazione dell’eccidio delle Fosse Ardeatine.

Nel 1944 un attentato dei partigiani della capitale uccise 33 militari delle forze di occupazione tedesche.
La rappresaglia fu spietata. Vennero fucilati dieci italiani per ciascuna delle vittime.

Nel luogo del massacro, le Fosse Ardeatine si trovano appena fuori Roma, è sorto un monumento che ricorda i caduti innocenti.
Là c’erano l’altro ieri le massime autorità dello stato, tutte presenti, e molti rappresentanti dei partiti sia del governo che dell’opposizione.

La cerimonia ha trovato scarso spazio e nei telegiornali e nei grandi quotidiani.

Eppure una delle stragi simbolo dell’occupazione nazista avrebbe meritato forse una maggiore attenzione. La storia a volte sembra non avere il peso dovuto nell’informazione.

Le parole, pronunciate martedì dal Presidente della Repubblica, lo confermano chiaramente:
il fatto più rappresentativo di una vicenda terribile di persecuzione e di ricorso al crimine più efferato da parte dei nazisti occupanti e da parte di chi li aiutava in questa tristissima impresa”.

Ci si dovrebbe interrogare forse maggiormente attorno a questa ‘svogliatezza’ che accompagna sovente il rito della memoria.

Son passati 64 anni e la guerra con i suoi orrori e finita da più di due generazioni.
Ma come ignorare che senza una percezione nitida dei pericoli superati nel passato, il livello di guardia si abbassa.

In un blog del Messaggero di Roma un ex partigiano dice: “ vi siete mai domandati che prima di voi migliaia di giovani hanno perso la vita e migliaia di altri giovani l’hanno rischiata per avere un Paese democratico e libero …..voi, senza alcuna sofferenza godete del frutto di quei sacrifici”.

Forse le commemorazioni tradizionali, con i loro rituali sempre simili, stancano. Ma ciò non deve far perdere di vista il fatto che un movimento sociale nato in Italia: il fascismo, ha portato il Paese ad una tragica alleanza con il nazismo e ad una guerra disastrosa.

Forse si devono trovare forme nuove per rinnovare la memoria e dedicare energie in questa direzione.
27.03.08 fonte: Il Messaggero del 25.3.08

mercoledì 26 marzo 2008

INIZIATIVE. IDEE

In data 17.3.08 è stata riportata la notizia dei 50.000 giovani che a Bari avevano sfilato per ricordare le 700 vittime della mafia. La manifestazione organizzata dall’associazione ‘Libera’ si svolgeva per i tredicesimo anno consecutivo e chiudeva una quattro giorni di lavori di associazioni antimafiose provenienti da tanti paesi europei.

Successivamente, il 21 Marzo, data scelta per il suo valore simbolico quale primo giorno di primavera, in tantissime città italiane, si sono tenute manifestazioni di solidarietà con le vittime delle mafie, organizzate da Libera, da gruppi spontanei di sostenitori e da municipalità.

Tutte le riunioni hanno avuto una caratteristica comune: il ricordare uno per uno i nomi delle vittime della criminalità mafiosa:

semplici cittadini
magistrati
giornalisti
operatori delle forze dell’ordine
imprenditori
sindacalisti
sacerdoti
esponenti politici
amministratori locali


uccisi solo perché, con rigore e coerenza, avevano compiuto il loro dovere.

Un rito solenne che ha visto in molte città protagonisti e attori i giovani che avevano aderito all’iniziativa.

Qui vicino a Belluno la commemorazione si è svolta in Piazza Duomo e la cerimonia ha voluto
essere sobria e mesta. Non ci sono stati cioè discorsi o interventi delle autorità che pure erano ben rappresentate.

La solennità della cerimonia ha avuto l’effetto di ricordare gli scomparsi e quello di portare l’attenzione dei tanti, che a Bari non potevano esserci, su una delle piaghe che affliggono il Paese.

Ma un’iniziativa che stimola coscienze, rafforza idealità magari distratte, muove energie, coinvolge giovani su obiettivi importanti, rendendoli protagonisti di una azione nazionale ha pure un altro risultato:

chi vi ha partecipato ha notato il silenzio dei grandi media televisivi e si è reso conto dell’importanza del ‘fai da te’ del contatto in rete, della forza ‘civile’ che questo strumento può aiutare ad esprimere ed ha acquisito consapevolezza dell’importanza di organizzarsi ed agire insieme ad altri, che non si conoscono, in contesti sociali anche lontani.

Ma c’è anche un’altra caratteristica di questo tipo di manifestazione ed è il costo economico che è basso, per non dire nullo. Ecco, perché non pensare a promuoverla allora anche qui nel Veneto Orientale il prossimo 21.3. coinvolgendo le scuole che vogliono aderirvi?

26.3.08 fonte: www.libera.it

giovedì 20 marzo 2008

COMUNICAZIONE

IL BLOG RIPRENDERA' MERCOLEDI' 26.03.08

LE PAROLE CHE ANCORA MANCANO

La solenne dichiarazione di condanna dei crimini nazisti fatta dalla cancelliera tedesca Angela Merkel al parlamento israeliano, di cui si diceva ieri, pone immediatamente la questione se la nostra classe dirigente faccia abbastanza per cancellare ogni accenno di ritorno di nostalgie fasciste.

Domanda più che legittima visti gli episodi di aggressioni a studenti di sinistra o i risultati delle elezioni nelle scuole romane, le indagini della magistratura sui gruppi neofascisti al nord e la vicenda Ciarrapico. Fatti di cui si è dato conto in questo blog.

Un aiuto a provare a rispondere alla domanda viene da Gadi Luzzatto Voghera che in un recente articolo sulla Stampa si chiedeva quale valutazione del fascismo avesse “la classe politica che oggi si candida a governare il paese fondato sulla Costituzione repubblicana nei prossimi cinque anni”.

Ricordando le dichiarazioni pubbliche di Fiamma Nirenstein sulla visita di Fini a Gerusalemme per chiedere scusa per le razziali, il giornalista afferma che “sembra di capire che per l’Italia del 2008 il fascismo sia iniziato nel 1938 e che basti condannare le leggi antiebraiche e attuare politiche amiche con Israele per potersi dire immuni da aspetti nostalgici”.

Una risposta indubitabilmente limitata e incompleta perché non affronta la questione del ‘prima’ del 1938.

Ma le persecuzioni degli oppositori, “la violenza di Stato diffusa, l’annullamento della libertà di movimento, di riunione, di stampa, l’aggressivo imperialismo militarista, i massacri indiscriminati di civili” sono storia del nostro Paese ed è la che nasce l’antifascismo.

E poi l’alleanza con Hitler: “un’alleanza che ha condotto l’Italia e gli italiani a farsi compartecipi e corresponsabili di massacri e deportazioni indicibili.”

Uno spazio di storia su cui non si registra pubblico dibattito e ancor più sembra esser assente dalla memoria comune.
Da La Stampa del 12.3.08

mercoledì 19 marzo 2008

LE PAROLE DI ANGELA

“La Shoah riempie noi tedeschi di vergogna. M'inchino davanti alle vittime. M'inchino davanti ai sopravvissuti e chi li ha aiutati a sopravvivere.

La spaccatura della civiltà a causa della Shoah non ha paragoni”.

«L'omicidio di massa» di sei milioni di ebrei «nel nome della Germania» ha causato «indescrivibili sofferenze. Sono profondamente convinta che soltanto se la Germania saprà riconoscere la sua eterna responsabilità per la catastrofe morale della sua storia, potremo forgiare il futuro in maniera umana».

La Germania deve impedire ogni tentativo di sottovalutare le atrocità naziste e antisemitismo, razzismo e xenofobia non devono più poter metter piede
in Germania e in Europa."

Il cancelliere del governo tedesco ha usato queste parole ieri davanti al parlamento dello stato di Israele, il cui Presidente aveva precedentemente dovuto modificare lo statuto interno dell’istituzione per consentirle di tenere il suo discorso.

Mai nessun responsabile di governo estero aveva parlato in precedenza in quella sede (solo capi di stato).

Nelle parole della Merkel si ritrova una linea politica che rappresenta l’opinione non solo del governo (grande coalizione tra cristiano-democratici e socialdemocratici) ma anche degli altri partiti che rappresentano l’elettorato tedesco.

Ancor prima delle ultime elezioni, con un governo a maggioranza verde socialdemocratica, le istituzioni della Germania avevano trovato un’intesa per erigere un grande monumento alle vittime dell’olocausto su una vasta area nel cuore della capitale Berlino, a due passi dalla Porta di Brandeburgo e vicino al Bundestag (il Parlamento tedesco).

Una classe dirigente che, a più di mezzo secolo di distanza dalla fine della seconda guerra, ha trovato la forza ed il coraggio di guardare alle colpe del passato e di scusarsi con i figli delle vittime, assumendosi l’impegno a combattere eventuali tentativi di resuscitare sentimenti antisemiti e razzisti.
Dalla stampa italiana del 18.3.08

martedì 18 marzo 2008

LA FATICA NON 'RICONOSCIUTA'

Alice sta per andare in pensione. Insegna ancora con passione e i bambini la ascoltano ‘rapiti’.
Ogni tanto un vecchio allievo passa a trovarla. Altre ex alunne, ora all’università, le scrivono ‘lettere bellissime’. Lei viene invitata poi alle feste di laurea e ci va con piacere.

Bardo e Adriana insegnano storia a partire delle esperienze personali degli allievi. Le mamme sono chiamate in classe a raccontare come erano da piccoli.

Chiara dice che “al di là dell’apprendimento. Vorrei che loro ricordassero questi anni come cinque anni in cui sono stati bene”. Lei è la più giovane ed è molto più il tempo che passa a scuola invece che a casa.


Sono episodi questi di un film-documentario sulla scuola elementare italiana e protagoniste non sono le ‘maestre speciali alla Montessori’ ma quelle ‘normali’ che si impegnano duramente nelle grande provincia italiana e che riescono a rendere l’istituzione una delle migliori al mondo, come dicono tutte le statistiche.
Anche se se ne parla solo in occasione di episodi negativi.


Anni fa era stato girato in Francia un documentario simile: "Essere o avere" da Nicolas Philibert, imperniato sulla storia di un maestro di una scuola multi-classe sperduta nelle montagne.

“L’amore che non scordo” è invece il titolo scelto dalle due registe per il loro lavoro ed è acquistabile in DVD più libro (16 euro). Si può eventualmente richiederlo alla Libreria delle Donne di Via Calvi a Milano.

Diceva don Ciotti nell’articolo qui sotto che la mafia teme più l’istruzione della giustizia.

Questo film, girato da Daniela Ughetto Manuela Vigorito, è dedicato alle maestre (il 95% della categoria) e idealmente, viene da aggiungere, a tutti i docenti che, ‘sottopagati in un’istituzione scuola, socialmente semimisconosciuta, dedicano sudore e sacrificio a costruire persone e cittadini degni di questo nome, tra difficoltà burocratiche, problemi di organizzazione e di controllo di gruppi classe sempre più difficili.

Dal Corriere della Sera del 17.3.08

lunedì 17 marzo 2008

IL 'MODELLO' POSITIVO DEI 50.000

La tragedia tibetana, le elezioni francesi, quelle italiane, il campionato di calcio hanno già fatto dimenticare ai più la notizia, cui i media hanno dato qualche spazio, della manifestazione di Sabato.

A Bari almeno 50.000 ragazzi (c’è chi dice il doppio) hanno dato vita alla “Giornata della memoria e dell’impegno, in ricordo delle vittime delle mafie”, organizzata per il tredicesimo anno consecutivo dall’associazione “Libera”di Don Luigi Ciotti (www.libera.it) e da “Avviso pubblico”.

Libera sta facendo da anni uno straordinario lavoro, non straordinariamente servito dai media (M. Serra) consentendo a molti giovani di farsi largo in un difficilissimo tessuto sociale segnato da alti indici di criminalità e dando speranza a tanti cittadini onesti.

Il corteo si è svolto nell’ultima di quattro giornate di lavoro, che hanno coinvolto 200 giovani, appartenenti a 50 associazioni non governative di 30 diversi paesi europei, ed esperti internazionali riunitisi per affrontare, nei diversi workshop, temi come il narco-traffico, il traffico di esseri umani, gli eco-crimini, i legami tra corruzione, fonti energetiche e informazione, il traffico d’armi.

Nel corso della manifestazione sono stati ricordati i nomi delle oltre 700 vittime delle mafie.
Nomi di semplici cittadini, magistrati, giornalisti, appartenenti alle forze dell' ordine, sacerdoti, imprenditori, sindacalisti, esponenti politici e amministratori locali morti solo perche', con rigore e coerenza, hanno compiuto il loro dovere.

Ricordati anche i morti ‘innocenti’ perché a volte il bersaglio è ‘casuale’, per farne (come scrive Saviano) : ’carne simbolica, messaggio di terrore da urlare con la morte, messaggio di carne chiuso in una busta di sangue. Per concentrare il più possibile dolore, tragedia e terrore. Indiscriminatamente, con l’unico obiettivo di mostrare la forza assoluta, il dominio incontrastato, l’impossibilità di opporsi al potere vero’.

Partecipavano al corteo i ragazzi di «No pizzo» di Palermo e quelli di «Ammazzateci tutti» di Locri, i giovani delle Cooperative con le quali - lavorando sui terreni confiscati alle mafie - uomini e donne recuperano dignità e libertà.

Don Luigi Ciotti dice: “ le mafie hanno una grande capacità di rigenerarsi. Per questo dobbiamo educare alla legalità, la mafia teme più la scuola che la giustizia.”
Dagli organi di stampa del 15 e 16 marzo, dal sito di Libera. (gb)

sabato 15 marzo 2008

SICUREZZA PER IL PARCO. UN SITO E UN BLOG

Un parco (parco Pagano) di Milano poco sicuro per i 600 alunni della scuola adiacente e per chi ci passa del tempo. Due giovani mamme trentacinquenni, una architetto, l’altra economista hanno preso l’iniziativa di avviare un blog per raccogliere adesioni a difesa della vivibilità del piccolo parco minacciato dal traffico, privo di segnaletica adeguata ed altro.

Risultato: due settimane e tremila contatti. “Ci è esploso tra le mani” raccontano le due donne.

E subito la forza dei numeri diventa potere di interlocuzione con l’Istituzione cioè il Comune per avere quella sicurezza e tranquillità che sono diritto di ogni cittadino.
Il loro sito: http://milanoparcopagano.wordpress.com
Da: Il Corriera Sera 14.3.08 (gb)

venerdì 14 marzo 2008

PROVARE A CAPIRE

Capita spesso, occupandosi dei temi tipici di questo sito, di imbattersi in notizie, riguardanti in modo particolare il mondo giovanile, che lasciano di stucco o per l’età dei protagonisti di una determinata vicenda (cfr. post del 12.3) o per la violenza che ne caratterizza i comportamenti (cfr. post del 19.2) o per motivi simili a questi.

Ci si trova a volte in imbarazzo nel tentare di trovare una ragione a determinate azioni e ci si rifà allora alla gravità del contesto socio-economico, ai problemi di convivenza nella società multietnica, ai messaggi dominanti che giungono dai media onnipresenti.

Tutte argomentazioni valide ma un lavoro di E. Fittipaldi dell’Espresso fa vedere anche un contesto diverso, intuibile ma meno percepibile, da cui possono originarsi episodi di intolleranza, bullismo e così via.

Il giornalista affronta il problema della distribuzione della ricchezza in Italia e, dati statistici alla mano, ci racconta come si sia arrivati ad una situazione in cui il 10 per cento della popolazione possiede la metà del patrimonio dell’intero paese.

Quindi mentre nell’estate dell’anno passato cominciavano le avvisaglie della crisi che in questi mesi sta imperversando con il suo corollario di voci quotidiane come caro petrolio, prezzi degli alimentari in salita, disoccupazione giovanile, i paperoni italiani se la spassavano tranquillamente acquistando macchine di grossa cilindrata, gioielli, viaggi.

La ricchezza accumulata viene quindi esibita e chi ne è completamente escluso ‘sente’ la violenza di un tessuto sociale che ti lascia ai margini, che non ti dà prospettive per quando sarai più grande.
Magari a questo senso di emarginaziono si aggiungono altri fattori come quelli sopra elencati e/o una famiglia difficile, dove si fa fatica ad arrivare a fine mese

Ne nasce un senso di frustrazione e magari anche di rabbia e disperazione. Humus fertile in cui i germi di reazioni violente, 'cui i media ti hanno abituato' possono sfociare in comportamenti poco razionali nei confronti di chi è più debole.

Tanti anni fa si reagiva lavorando per un modello economico sociale che avesse istanze di eguaglianza (in un tessuto sociale in cui la ricchezza dei pochi era anche meno visibile) e questo impegno compensava e ripagava dalle frustrazioni.

Adesso questo tipo di risposte sono ben più deboli, coinvolgono meno persone e le tante che ne restano escluse a volte sbandano.

Da: ‘I nuovi ricchi’. L’Espresso del 28.2.08 (gb)
Il testo integrale dell’articolo sarà presente presto nel link: approfondimenti.

giovedì 13 marzo 2008

CIARRAPICO: TRE VOCI

Sconcerto desta la vicenda dell’editore Ciarrapico nelle liste elettorali (Pdl) per le prossime legislative.
In questa sede pare importante riportare il contenuto di tre interventi.

Il primo è di Marco Travaglio.

L’editorialista ricorda come sia lo stesso editore a dichiararsi apertamente un fascista. La qual cosa dovrebbe essere sufficiente ad escluderlo dalle liste.
Non basta però.” La sua fedina penale è ben più nera della camicia stessa”.
Puntigliosamente M.T. elenca le quattro condanne definitive, confermate dalla Cassazione, subite dal candidato al Senato della nostra Repubblica, cui si aggiungono tutta un’altra serie di vicende giudiziarie nelle quali è stato ed è tuttora implicato.(cfrla nostra scelta di stampa)

La seconda è quella di M. Serra, che, da un altro punto di vista, ci dice che “nessun partito moderato europeo.... si sognerebbe di candidare un collezionista di ritratti di Mussolini o del suo emulo Hitler” perché” lo scandalo sarebbe enorme”.

La terza voce è quella di Junker, Presidente dell’Eurogruppo, che da oltralpe dichiara che non c’è posto per fascisti nel PPE, partito popolare europeo.

Sono pareri che pesano, come pesa l'intera vicenda per chi ha a cuore la nostra democrazia, e tutto ciò dovrebbe indurre a ripensare certe scelte.

Questo pare non debba succedere qui da noi. Tutto intorno si nota l'atteggiamento dei grandi organi di informazione, che dopo i titoli dei primi giorni, sembrano aver messo in secondo piano la vicenda .
Da L’Unità del 12.3.08 e Repubblica del 11.3.08 e da Ansa di oggi.(gb)

mercoledì 12 marzo 2008

GIOVANI. ALTRE STORIE

La vicenda si svolge a Milano, il luogo è Piazza Prealpi che si trova in una zona della città dove vive una numerosa comunità di filippini. Extracomunitari conosciuti ovunque come persone pacifiche e operose.
Nel tempo libero questi stanno in questa piazza o quanto meno ci passano.

Protagonisti della vicenda sono quattro ragazzi milanesi di 20 anni. Per loro la presenza dei filippini in Piazza Prealpi è una cosa che non va, significa l’occupazione di un territorio che non è loro e su cui non devono stare.

I quattro si preparano. Acquistano mazze da baseball, caschi, bastoni di ferro e coltelli.
Allargano il gruppo reclutando dei minorenni e si danno da fare contro lo ‘straniero’ che ha il torto di trovarsi, anche casualmente, nel luogo ‘vietato’.

Il ‘darsi da fare’ è organizzato. C’è chi sorveglia la piazza e deve avvertire il gruppo della presenza dell’intruso sul suolo non suo. Giro di telefonate e sms e poi l’aggressione violenta. Anche in 10 – 15 contro uno solo.

I quattro sono ora agli arresti domiciliari. I denunciati sono dodici minorenni ed un cinquantenne.

Anche se i ventenni hanno un look di destra, la politica, per gli inquirenti, non ha alcun ruolo nella vicenda.

Si ipotizzano screzi tra italiani e filippini della zona.

Ma ciò che colpisce è il modo di affrontare i problemi della convivenza.

In un contesto di difficoltà socio-economica generalizzata, il vuoto di valide mediazioni sociali fa prendere a qualcuno la scorciatoia del rifiuto: preciso, netto, violento, razzista..

Il vicesindaco di Milano R. De Corato commenta che “questa non è Milano”. Forse ha ragione.
Ma il coinvolgimento di numerosi minorenni fa pensare che questi non abbiano trovato, nel quartiere in cui abitano, altri sbocchi alla loro aggressività o alla loro voglia di protagonismo.

Canali tradizionali ma importantissimi come lo sport, l’associazionismo, il divertimento sembrano non aver avuto alcuna presa su di loro.

Al contrario, sembrano essersi radicati nelle menti di questi giovanissimi modelli cinematografici e televisivi, come quello delle gang dei quartieri delle grandi metropoli, che poi qualcuno,'più grande', ha strumentalmente coltivato e valorizzato, fornendo identità ed orgoglio per il loro agire
Da Repubblica ed Il Corriere della Sera del 6.3.08 (gb)

martedì 11 marzo 2008

GIOVANI. IDEE

A Settimo Torinese si danno da fare. Sono quattro giovani: Daisy, Davide, Francesca ed Elisabetta. Opportunamente indirizzati hanno saputo cogliere l’opportunità di un finanziamento dal programma comunitario ‘Gioventù in Azione’ e sono partiti senza indugi:

Il loro scopo è quello di diffondere la cultura attraverso il libro.

Hanno scelto un percorso a tappe individuando un periodo in cui nel loro paese ci sono delle manifestazioni che attirano pubblico.

Prima tappa: raccogliere libri da chi, per motivi vari, vuole non averli più in casa. Delle cassette saranno disposte in vari punti strategici dove, opportunamente informati, i cittadini potranno depositare i testi.

Seguiranno, a distanza di tempo, due incontri intermedi in cui brani di opere letterarie saranno pubblicamente letti o interpretati teatralmente.

L’appuntamento conclusivo, accompagnato dal tradizionale concerto, prevede la distribuzione dei testi raccolti a chi vorrà averli.

Ovviamente hanno pensato bene di aprire un sito per facilitare lo scambio di informazioni e suggerimenti e trovare aiutanti.

Un’iniziativa che ha diversi meriti:
avere costi organizzativi limitati e coinvolgere e socializzare energie nuove.
rendere partecipi della costruzione dell’evento associazioni teatrali e gruppi musicali già presenti sul territorio.
lasciar spazio alle individualità anche non professionali che vorranno cimentarsi nella lettura pubblica di brani letterari per loro importanti.

Da: La Stampa del 5.3.08

lunedì 10 marzo 2008

IL POTERE DELLA TESTIMONIANZA

Volevamo sapere una volta per tutte quello che era successo, raccontarlo.. perché ognuno di noi conosceva solo la metà del Paese.

Ci siamo subito resi conto che il passato non va mai via. Il passato è estremamente presente. Le persone arrivano, si siedono e sorridono, ma quando cominciano a parlare crollano, vanno in pezzi. E ci si rende conto che tutto il loro corpo porta ancora i segni …

Ogni giorno ascoltavo otto storie e in un certo senso cominciavo a disperarmi. Quale giustificazione, cosa potevo suggerire perché si potesse rimediare a tutto questo? Come riparare? Perché è un danno talmente enorme …

Il pianto di noi giornalisti era irrilevante. Noi sentivamo che dovevamo far bene il nostro lavoro.

Ma il pianto dei neri… non sono in grado veramente di spiegare bene quello che generava, perché noi eravamo cresciuti con la nozione razzista che i neri in realtà non hanno dei sentimenti profondi, non “sentono”.

Molti della commissione piangevano e lo stesso arcivescovo Tutu a volte scoppiava in lacrime.

E’ stato attraverso il pianto e le parole che le persone hanno cominciato a vedersi l’un l’altro come esseri umani e non solo come vittime ...

Il modo in cui ognuno ha sentito che ci si dovrebbe rapportare all’ingiustizia. Ma poi…
.. riconoscere il fatto che siamo interconnessi, riconoscere che bisogna vivere insieme, che se mi vendico rinuncio alla possibilità di diventare umano. Divento inumano esattamente come l’altro.

E prima di iniziare non potevamo sapere quanto ciò avrebbe avuto un impatto su di noi .
Noi vedevamo quanto le vittime fossero state colpite, ma ascoltare le testimonianze avrebbe avuto un impatto sui membri della Commissione e sui traduttori.

Qualcuno della Commissione si è ammalato, qualcuno ha avuto problemi alla schiena, molti si sono ammalati di tumore. Lo stesso per i traduttori…, tutti hanno lasciato il loro lavoro dopo aver lavorato per la Commissione, non lavorano più come traduttori, alcuni sono diventati alcolisti, altri hanno cominciato a picchiare moglie e figli. E così anche i giornalisti, ognuno ha pagato un prezzo, tutti noi siamo stati consapevoli che si è trattato di un enorme privilegio partecipare alla diffusione delle udienze.

Il testo integrale dell’intervista a A. Krog è nella sezione giovani. Link: letteratura (gb)

domenica 9 marzo 2008

UNA PICCOLA IMPORTANTE PROPOSTA

L’idea questa volta non viene inaspettatamente da un paese della provincia italiana o dallo spirito d’iniziativa di qualche giovane o di una municipalità intraprendente come negli esempi dell'ultimo post pubblicato ma, al contrario giunge da un paesino della Scozia: Gleneagles, luogo in cui un grande della politica del calcio ha pensato bene e, verrebbe voglia di aggiungere, finalmente, di esternare il suo pensiero.

Il Vip è niente meno che Joseph Blatter, conosciutissimo presidente della Fifa, potente organo di governo del calcio nel mondo.

Semplice e concreta la sua proposta: nel caso una squadra sia vittima di insulti razzisti da parte della tifoseria avversaria, qualunque sia il risultato del campo, essa avrà partita vinta a tavolino.

Malignamente si può pensare che forse una tale idea poteva venirgli in mente prima, visto ciò che succede negli stadi grandi e piccoli (cfr. il post: 'Omolade' del 25.2.) ma, considerando l’importanza del calcio nei comportamenti sociali e l’eco mediatico che questa forma di sport professionistico possiede , è preferibile concludere con un ‘meglio tardi che mai’.

C’è da augurarsi ora che Mr. Blatter non faccia trascorrere molto tempo prima di passare dalle parole ai fatti, ma ancor più auspicabile sarebbe che i dirigenti nazionali prendessero autonomamente iniziative in questa direzione.
Da: Il Corriere della Sera del 9.3.08 (gb)


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SEGNALAZIONE 2

Rai News 24 dà notizia di un nuovo libro dedicato ai consumatori: titolo: “Il consumatore attivo- guida ai servizi di interesse pubblico e alla tutela dei propri diritti.”

Il testo che vuole essere un manuale di sopravvivenza costa 17.50 ed è edito da Baldini Castoldi e Dalai.

Accanto al libro viene indicato un sito: www.cittadinanzattiva.it
Da Rainews 24 Marzo ’08 (gb)

venerdì 7 marzo 2008

LA RESISTENZA CIVILE DEL PAESE CHE NON TI ASPETTI. UN LIBRO.

Il titolo è Nostra eccellenza edizioni Chiarelettere, costo 12 E. Gli autori (Massimo Cirri e Filippo Solibello) sono più noti per il nome della loro trasmissione radiofonica Caterpillar . Sul fatto che siano bravi e capaci pochi hanno dubbi.

Nel libro citato fanno un’azione importante:
Danno coraggio, rincuorano, consolano, fanno veder un paese diverso che non è solo prigioniero della corruzione, delle mafie criminali e finanziarie, dell’immondizia e via di seguito.

Nel testo vengono raccontate realizzazioni compiute in varie parti d’Italia allo scopo di migliorare la qualità della vita e della convivenza.

Si scopre così che a Verbania i trasporti pubblici sono gratuiti o che in provincia di Cremona, a Casalmaggiore, si è pensato di far zampillare acqua frizzante dalle fontanelle della cittadina riducendo in tal modo il consumo di acque minerali da supermercato con rispettive bottiglie.

Ancor più facile da imitare l’abitudine dei vigili di Scandiano. Sono stati capaci di ridurre il numero delle soste selvagge utilizzando il sistema opposto alla tolleranza-zero:
chi parcheggia in modo corretto si ritrova sul cruscotto una non multa , vale a dire un biglietto di ringraziamento e riconoscenza dell’amministrazione per la civiltà dimostrata .

Un istituto scolastico di Rimini è stato capace di dare il suo contributo al miglioramento dell’aria cambiando l’alimentazione dei motorini e facendoli andare a metano.

I cittadini di Sogliano, paese in provincia di Cesena, ricevono un bonus per la loro prima casa.
I fondi per finanziare questa erogazione vengono ricavati dal guadagno prodotto da una discarica d’avanguardia.

A pensarci bene il merito dei due autori non sta solo nell’aver reso pubbliche tali notizie, ma anche di aver aperto spiragli concreti d’azione per chi ha idee o voglia di avanzare proposte, dimostrando che il percorso per realizzarle concretamente è fattibile.
Da Repubblica di Febbraio 08 (gb)

giovedì 6 marzo 2008

IL CINEMA CHE ‘FORMA’

Pare, come ormai capita di leggere in più parti, che la politica, le istituzioni stiano perdendo sempre di più la capacità di costruire l'identità degli abitanti del nostro paese .

Probabilmente pensando allo strumento ‘cinema’, capace di raggiungere un numero di persone enorme riuscendo sovente a ben rappresentare parti e momenti significativi della loro esistenza, come per es. di recente ne 'La meglio gioventù’ di Giordana,
Fabio Ferzetti e l’Associazione “Giornate degli autori. Venice days” hanno avuto l’idea di chiedere a registi, critici, scrittori, storici e storici del cinema di fare una scelta di film italiani, prodotti tra il 1943 e il 1978.

Criterio: pellicole particolarmente significative per la loro capacità di ‘raccontare’ l’Italia.

Lo scopo dell’iniziativa ha carattere prevalentemente didattico-formativo: creare un archivio nazionale di film, in copie numerose, da offrire alle scuole ‘senza costi ed oneri burocratici’ sottraendoli così agli oneri dei copyright.

G. De Luna della Stampa identifica lucidamente il problema affrontato dal gruppo incaricato di scegliere 100 titoli tra i tantissimi prodotti in quegli anni:

“al centro della riflessione c'era non tanto la storia del cinema, ma la storia d'Italia e il modo in cui il cinema ha interagito con essa.”

Risolvere in altre parole il fatto paradossale che alcuni film ‘brutti’ hanno il merito di raccontare in modo fedele lo spirito del tempo, mentre altri giudicati dei ‘capolavori’ non sono magari altrettanto efficaci.

Al di là del giudizio, che può essere soggettivamente diverso, sulla scelta dei 100 titoli, resta la validità di un’iniziativa che può permettere al giovane studente di leggere la storia del nostro paese: dalla disperazione e povertà della fine della guerra alle varie fasi del boom economico che ne seguì.

Ricorda M. Porro del Corriere che ‘negli anni ’60 il nostro cinema era il migliore del mondo …. aiutava il progresso civile con l’impegno di Rosi e di altri autori .
Se nel 1954 furono venduti 800 milioni di biglietti, ‘Rocco e i suoi fratelli’ di Visconti e ‘La dolce vita’ di Fellini portarono in sala, nel 1960, 10 12 milioni di persone ciascuno.

Alla base quindi della proposta c’è la scelta di un modo, tra i tanti possibili, di raccontare e cioè quello del cinema che è ‘strategico’ proprio perché “propone le immagini con cui la nazione viene immaginata.”

L’elenco dei 100 titoli scelti sarà leggibile, fra pochi giorni, nel link ‘ cinema’ dello Spazio Giovani di questo sito.
Da la Stampa e Il Corriere della sera del 28.2.08 (gb)

mercoledì 5 marzo 2008

RESISTERE RECITANDO

Ancora una volta il mondo della cultura lancia un segnale, manda un avvertimento sui possibili sbocchi delle difficoltà che attraversano il paese.
La cronaca ne dà frequente testimonianza.

Non può quindi essere casuale che un regista teatrale, Maurizio Schmidt, metta in scena in questi giorni a Milano (Teatro Verdi fino al 16.3) uno testo classico: L’Antigone, dandone una lettura che da spazio a valori come quelli della Resistenza che, al giorno d’oggi, non sono molto di moda.

Il regista analizza la decadenza della nostra quotidianità vedendo in Milano una Tebe: ‘una città perduta che ha tradito i padri e rinnegato gli ideali da cui è nata.’

L’attrice protagonista è Elisabetta Vergani.
Interpreta il ruolo della figlia del re ed il suo dramma è quello dell’esclusione dal mondo.
Questo, nella rilettura di Schmidt, è il ‘mondo occidentale costruito sulla violenza’.

Un ambiente che non le appartiene ed in cui lei non ha un futuro.
E sceglie quindi il rifiuto come gesto estremo di ribellione.


Taglienti le dichiarazioni della Vergani al giornale sul suo ruolo : “un urlo disperato rivolto a Tebe o alla Milano di oggi….. per dire ai cittadini: guardate la sola ultima discendente dei vostri re cosa deve subire per aver onorato la pietà.”

Da: Il Corriere della Sera del 29.2.08 (gb)

martedì 4 marzo 2008

NON SIAMO FUORI PERICOLO

In un recente articolato intervento, leggibile integralmente nel link ‘approfondimenti’, Furio Colombo ritorna sui segnali di un ritorno del fascismo in Italia e cita il bel risultato raggiunto da ‘Blocco studentesco’ nelle elezioni scolastiche a Roma (cfr. post del 26.2) affermando che non si può parlare né di ‘gruppetti’ né di ‘nostalgici’, ma di bravi ‘ragazzi italiani e – tra loro – alcuni veri leader’.

Sfruttano il fatto che a scuola di Resistenza poco o niente si parla e creano indignazione ricordando a senso unico (dimenticando cioè la ferocia dell’aggressione nazi-fascista alla Jugoslavia) la tragedia delle foibe, i cui martiri servono a far dimenticare le vittime della Shoah.

Guardano indietro solo per trovare il sostegno necessario ad andare avanti, perché, nel passato, il ‘passare all’azione..contro un mondo che non può funzionare.. perché si chiama democrazia’ è cosa già riuscita.

Un’idea di eliminazione delle complicazioni sociali per creare una ‘CIVILTA’ PULITA’ GRAZIE ALLO ‘SLANCIO SUPERIORE DI PERSONE DECISE A TUTTO…’.

Con le imminenti elezioni hanno trovato una sponda nelle ‘due belle signore’ che si candideranno con La Destra che li fanno sentire, anziché nostalgici di un passato che ha dato solo lutti, i precursori di un futuro che ‘penetra nelle aree eleganti’ e persino estranee al fascismo.

Non basta: un secondo alleato naturale sembra essere costituito dai tanti giovani che, per le dure condizioni di vita, hanno maturato una ostilità di fondo, un rifiuto totale dell’istituzione, della politica nonché del metodo della discussione e del confronto.

Per F. Colombo essi sono capaci di ‘tirare le fila di assembramenti più grandi’ di quelli che il Blocco Studentesco da solo potrebbe fare.
Da L’ Unità del 2.3.08 (gb)

lunedì 3 marzo 2008

RESISTERE INFORMANDO

Giancarlo Aneri è un imprenditore cui piace molto il giornalismo ed ha il merito di aver dato vita 13 anni fa con Montanelli, Bocca e Biagi ad un premio che si chiama appunto: “E’ giornalismo”.

I giurati che quest’anno hanno deciso l’assegnazione sono, oltre ad Aneri e Bocca:
Curzio Maltese, Gianni Riotta e Gian Antonio Stella.

Il premio è stato dato a Milena Gabanelli, conduttrice di Report.

Pare importante riportare la motivazione: la giornalista

“CON GRINTA, DETERMINAZIONE, E CORAGGIO HA SEMPRE CERCATO DI SCAVARE FRA MISTERI E MALAFFARE ALLA RICERCA DI UN’INFORMAZIONE VERA ANCHE SE SPESSO SCOMODA…. CON UNO SPIRITO COMBATTIVO AL DI SOPRA DELLE FAZIONI.….
UN ESEMPIO POSITIVO PER I GIOVANI” facendo un lavoro “DALLA PARTE DEI PIU’ DEBOLI, CHE DIFENDE I CITTADINI”.

Scegliendo di fare un programma di PUBBLICO SERVIZIO, che in questi anni non è molto di moda, la Gabanelli ha portato l’attenzione del pubblico televisivo su vicende oscure o i cui risvolti sono poco noti ai più.
Eventi di cui poi i cittadini sono stati o vengono poi chiamati a rispondere pagando prezzi anche salati. (Cfr. nella scelta articoli di stampa di Febbraio:
‘Altro orgoglio nazionale’)

Tra le sue inchieste va ricordata quella sul crack Parmalat, trasmissione in cui le parole della conduttrice tagliavano come un bisturi i silenzi e le reticenze di chi, nelle banche, pur potendo capire cosa stava per succedere, è riuscito a non veder nulla.
Nella recente vicenda dei mutui subprime che vengono concessi anche ai Comuni senza che questi si rendano conto esattamente di cosa ciò significhi, Report ha dimostrato il rischio che gli stessi enti locali corrono di doverne rispondere in solido con ovvie ripercussioni poi sulle imposte locali.

Essere di esempio per qualcuno ha però un prezzo elevato: in termini di fatica, ostinazione nel procedere superando le delusioni e, verosimilmente, intimidazioni e magari qualche forma di isolamento.

La Gabanelli c’è riuscita facendo del suo lavoro un modello per tutti.
Da ‘La Stampa del 29.2.07 (gb)

sabato 1 marzo 2008

SEGNALAZIONE

E’ di questi giorni l’apertura in rete del sito di Roberto Saviano, l’autore di ‘Gomorra’, www.robertosaviano.it.

Organizzato come una sorta di archivio on-line multilingue, su progetto di tre ventenni Alice, Luisa e Alessandro, il sito raccoglie gli articoli dello scrittore apparsi sui media italiani ed esteri.

Il giornale che riferisce la notizia cita E. Biagi: “ Roberto Saviano non ha solo denudato il mostro, ma l’ha saputo spiegare come finora nessuno. Mi è venuto subito in mente … L. Sciascia: quanto lui ha saputo narrare la sua Sicilia e le storie di mafia così Saviano è lo scrittore per eccellenza di Napoli e della camorra.”

Da Repubblica (gb)