venerdì 14 marzo 2008

PROVARE A CAPIRE

Capita spesso, occupandosi dei temi tipici di questo sito, di imbattersi in notizie, riguardanti in modo particolare il mondo giovanile, che lasciano di stucco o per l’età dei protagonisti di una determinata vicenda (cfr. post del 12.3) o per la violenza che ne caratterizza i comportamenti (cfr. post del 19.2) o per motivi simili a questi.

Ci si trova a volte in imbarazzo nel tentare di trovare una ragione a determinate azioni e ci si rifà allora alla gravità del contesto socio-economico, ai problemi di convivenza nella società multietnica, ai messaggi dominanti che giungono dai media onnipresenti.

Tutte argomentazioni valide ma un lavoro di E. Fittipaldi dell’Espresso fa vedere anche un contesto diverso, intuibile ma meno percepibile, da cui possono originarsi episodi di intolleranza, bullismo e così via.

Il giornalista affronta il problema della distribuzione della ricchezza in Italia e, dati statistici alla mano, ci racconta come si sia arrivati ad una situazione in cui il 10 per cento della popolazione possiede la metà del patrimonio dell’intero paese.

Quindi mentre nell’estate dell’anno passato cominciavano le avvisaglie della crisi che in questi mesi sta imperversando con il suo corollario di voci quotidiane come caro petrolio, prezzi degli alimentari in salita, disoccupazione giovanile, i paperoni italiani se la spassavano tranquillamente acquistando macchine di grossa cilindrata, gioielli, viaggi.

La ricchezza accumulata viene quindi esibita e chi ne è completamente escluso ‘sente’ la violenza di un tessuto sociale che ti lascia ai margini, che non ti dà prospettive per quando sarai più grande.
Magari a questo senso di emarginaziono si aggiungono altri fattori come quelli sopra elencati e/o una famiglia difficile, dove si fa fatica ad arrivare a fine mese

Ne nasce un senso di frustrazione e magari anche di rabbia e disperazione. Humus fertile in cui i germi di reazioni violente, 'cui i media ti hanno abituato' possono sfociare in comportamenti poco razionali nei confronti di chi è più debole.

Tanti anni fa si reagiva lavorando per un modello economico sociale che avesse istanze di eguaglianza (in un tessuto sociale in cui la ricchezza dei pochi era anche meno visibile) e questo impegno compensava e ripagava dalle frustrazioni.

Adesso questo tipo di risposte sono ben più deboli, coinvolgono meno persone e le tante che ne restano escluse a volte sbandano.

Da: ‘I nuovi ricchi’. L’Espresso del 28.2.08 (gb)
Il testo integrale dell’articolo sarà presente presto nel link: approfondimenti.

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