giovedì 27 marzo 2008

FORME DELLA MEMORIA

Due giorni fa a Roma si è svolta la cerimonia di commemorazione dell’eccidio delle Fosse Ardeatine.

Nel 1944 un attentato dei partigiani della capitale uccise 33 militari delle forze di occupazione tedesche.
La rappresaglia fu spietata. Vennero fucilati dieci italiani per ciascuna delle vittime.

Nel luogo del massacro, le Fosse Ardeatine si trovano appena fuori Roma, è sorto un monumento che ricorda i caduti innocenti.
Là c’erano l’altro ieri le massime autorità dello stato, tutte presenti, e molti rappresentanti dei partiti sia del governo che dell’opposizione.

La cerimonia ha trovato scarso spazio e nei telegiornali e nei grandi quotidiani.

Eppure una delle stragi simbolo dell’occupazione nazista avrebbe meritato forse una maggiore attenzione. La storia a volte sembra non avere il peso dovuto nell’informazione.

Le parole, pronunciate martedì dal Presidente della Repubblica, lo confermano chiaramente:
il fatto più rappresentativo di una vicenda terribile di persecuzione e di ricorso al crimine più efferato da parte dei nazisti occupanti e da parte di chi li aiutava in questa tristissima impresa”.

Ci si dovrebbe interrogare forse maggiormente attorno a questa ‘svogliatezza’ che accompagna sovente il rito della memoria.

Son passati 64 anni e la guerra con i suoi orrori e finita da più di due generazioni.
Ma come ignorare che senza una percezione nitida dei pericoli superati nel passato, il livello di guardia si abbassa.

In un blog del Messaggero di Roma un ex partigiano dice: “ vi siete mai domandati che prima di voi migliaia di giovani hanno perso la vita e migliaia di altri giovani l’hanno rischiata per avere un Paese democratico e libero …..voi, senza alcuna sofferenza godete del frutto di quei sacrifici”.

Forse le commemorazioni tradizionali, con i loro rituali sempre simili, stancano. Ma ciò non deve far perdere di vista il fatto che un movimento sociale nato in Italia: il fascismo, ha portato il Paese ad una tragica alleanza con il nazismo e ad una guerra disastrosa.

Forse si devono trovare forme nuove per rinnovare la memoria e dedicare energie in questa direzione.
27.03.08 fonte: Il Messaggero del 25.3.08

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