mercoledì 12 marzo 2008

GIOVANI. ALTRE STORIE

La vicenda si svolge a Milano, il luogo è Piazza Prealpi che si trova in una zona della città dove vive una numerosa comunità di filippini. Extracomunitari conosciuti ovunque come persone pacifiche e operose.
Nel tempo libero questi stanno in questa piazza o quanto meno ci passano.

Protagonisti della vicenda sono quattro ragazzi milanesi di 20 anni. Per loro la presenza dei filippini in Piazza Prealpi è una cosa che non va, significa l’occupazione di un territorio che non è loro e su cui non devono stare.

I quattro si preparano. Acquistano mazze da baseball, caschi, bastoni di ferro e coltelli.
Allargano il gruppo reclutando dei minorenni e si danno da fare contro lo ‘straniero’ che ha il torto di trovarsi, anche casualmente, nel luogo ‘vietato’.

Il ‘darsi da fare’ è organizzato. C’è chi sorveglia la piazza e deve avvertire il gruppo della presenza dell’intruso sul suolo non suo. Giro di telefonate e sms e poi l’aggressione violenta. Anche in 10 – 15 contro uno solo.

I quattro sono ora agli arresti domiciliari. I denunciati sono dodici minorenni ed un cinquantenne.

Anche se i ventenni hanno un look di destra, la politica, per gli inquirenti, non ha alcun ruolo nella vicenda.

Si ipotizzano screzi tra italiani e filippini della zona.

Ma ciò che colpisce è il modo di affrontare i problemi della convivenza.

In un contesto di difficoltà socio-economica generalizzata, il vuoto di valide mediazioni sociali fa prendere a qualcuno la scorciatoia del rifiuto: preciso, netto, violento, razzista..

Il vicesindaco di Milano R. De Corato commenta che “questa non è Milano”. Forse ha ragione.
Ma il coinvolgimento di numerosi minorenni fa pensare che questi non abbiano trovato, nel quartiere in cui abitano, altri sbocchi alla loro aggressività o alla loro voglia di protagonismo.

Canali tradizionali ma importantissimi come lo sport, l’associazionismo, il divertimento sembrano non aver avuto alcuna presa su di loro.

Al contrario, sembrano essersi radicati nelle menti di questi giovanissimi modelli cinematografici e televisivi, come quello delle gang dei quartieri delle grandi metropoli, che poi qualcuno,'più grande', ha strumentalmente coltivato e valorizzato, fornendo identità ed orgoglio per il loro agire
Da Repubblica ed Il Corriere della Sera del 6.3.08 (gb)

Nessun commento:

Posta un commento