giovedì 8 maggio 2008

NICOLA

Si continua, per fortuna, a parlare ancora anche se fuori dalle prime pagine dell'uccisione di Nicola a Verona.

Qui di seguito un'intervista rilasciata dal procuratore capo della città scaligera Guido Papalia.
Se ne evince che molti sapevano dell'attività dei gruppi naziskin.

D. Dottor Papalia, che lettura dà dell'aggressione di Nicola Tommasoli?

Sicuramente abbiamo a che fare con un fenomeno legato alla cultura nazifascista, ma questa cultura, specie nella provincia di Verona, è cambiata.

D. In che modo?

Da movimenti come Ordine Nuovo, che anche nella sua struttura si rifaceva al Partito fascista, siamo passati nei primi anni 90 a gruppi come il Fronte nazionale, che pur accettando i principi nazifascismi puntava esclusivamente sul razzismo.
Contemporaneamente ci sono stati gli skinhead, legati al mondo del calcio e alla violenza degli stadi, ma anche all'identità culturale e al contrasto della diversità.

D. Molte delle aggressioni avvenute a Verona negli ultimi anni sembra dettate solo da una violenza fine a se stessa.

E' cosi. Spesso si tratta di violenze contro persone ritenute diverse non solo perché la pensano diversamente, ma per come si vestono, come si comportano o come parlano.

Questi gruppi si ritengono i tutori del centro storico di Verona, che pensano debba essere frequentato solo da chi ragiona come loro. Provocano le persone per allontanarle.

Una sorta di controllo del territorio gestito con la violenza e dettato da una convinzione: la mia identità non può essere messa in discussione da chi è diverso da me. E non solo perché viene da un'altra nazione. No, diverso perché si comporta diversamente.

D. Se questa è la logica, cosa aveva di diverso Nicola Tommasoli?

Si vede che non vestiva come loro, oppure non aveva il loro stile di vita, frequentava gente quella sera che aveva fatto qualcosa che a loro non era piaciuto.

Forse gli aggressori hanno pensato che non si comportasse come secondo loro ci si dovrebbe comportare nel centro della città.

E allora lo hanno provocato chiedendogli una sigaretta. Ripeto, i pretesti possono essere molti: alcune persone sono state aggredite solo perché avevano un accento diverso. Oppure perché alla domanda: «Sei fascista?» hanno risposto di no. Per questi gruppi la violenza è la finalità che vogliono attuare e ogni scusa è buona per farlo.

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D. Non crede che da parte di alcuni politici ci sia stata troppa tolleranza nei confronti di certe aree?

Lasciamo da parte la politica. Non credo che la si possa collegare a quanto accaduto. Sto prendendo atto di una posizione netta e decisa del sindaco Tosi contro questi episodi, che va sicuramente approvata e agevolata.

Non credo sia producente ripercorrere questioni che possono essere state anche sbagliate in passato ma che ora è meglio superare.
Da Il Manifesto del 6.5.08

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