martedì 27 maggio 2008

ELIO E FRANCESCO

Il grande successo di pubblico e di premi della giuria ricevuto a Cannes dai due film italiani in concorso “Gomorra” e “Il Divo” ha prodotto e le felicitazioni del Presidente della Repubblica e i titoli dei giornali , che non hanno mancato di ricordare i tantissimi anni passati da un analogo successo ottenuto da due grandi registi del passato. Francesco Rosi ed Elio Petri.

E’ ben noto a tutti ormai il coraggio civile di Saviano ed il suo libro, molto letto e molto tradotto, nonché l’argomento che tratta.

La figura del politico Andreotti ha accompagnato l’esistenza di milioni di connazionali.

Ma chi aveva, nel grande pubblico, mai sentito parlare prima di Matteo Garrone (Gomorra) e di Paolo Sorrentino (Il Divo), i due registi premiati?

Altre volte è successo occasionalmente di parlare in questo spazio di cinema d’autore e di registi.
L’ultimo era Virzì con i suoi giovani laureati, precari sottopagati e senza futuro.

Di recente nello spazio giovani si è avuto modo di citare il tremendo ‘La ragazza del lago’ di un altro sconosciuto ai più: Molaioli.

Non è ancora capitata l’opportunità di citare l’ultimo lavoro di un regista veneto, non più giovanissimo, ma diligente ed impegnato come Mazzacurati con la sua “La giusta distanza” analisi spietata del Veneto ipocrita.

Pochi forse avevano visto qualcosa dei due giovani autori premiati con il riconoscimento speciale della Giuria a Cannes.

E forse proprio per questo il successo è ancora più straordinario. Non hanno fallito un appuntamento con due temi brucianti di questi anni: camorra e politica riuscendo a incrociare efficacemente la necessità della denuncia e l’analisi del contesto in cui i fatti si svolgono.

Ha vinto il loro lavoro ma soprattutto il tipo di cinema che hanno scelto di fare: il cinema impegnato, un fare film al servizio del cittadino che non tema di andare, se necessario controcorrente.

In questo hanno raccolto l’eredità di Rosi e Petri ma anche di altri come Bellocchio o Pontecorvo.

Fu Rosi ad insegnare ad un’intera generazione di italiani, avidi di capire, i giochi economici e politici che soffocavano le nostre città

E’ stato Petri a portare, tra l'altro, sullo schermo la realtà della mafia siciliana, di cui molti continuavano a negare ancora l’esistenza, in anni in cui Falcone e Borsellino erano ancora bambini o poco più.

In questi tempi difficili per la nostra democrazia c’è da augurarsi che i giovani registi emergenti sappiano essere all’altezza dei maestri del passato.

M. Tullio Giordana, autore dei 100 passi e della Meglio gioventù ha dichiarato recentemente:

Il nostro cinema è una delle poche cose di cui oggi possiamo essere orgogliosi: c'è questa generazione di registi non ancora quarantenni che saprà continuare a testimoniare contro ogni deriva.”

Nessun commento:

Posta un commento