venerdì 2 maggio 2008

MEGLENA E VIVIANE

Melena Kuneva e Viviane Reding ricoprono rispettivamente il ruolo di commissaria europea per i consumatori e di responsabile UE per le telecomunicazioni.

Le due donne hanno inviato un sollecito ai 27 stati membri ed alle aziende di produzione di videogiochi a rafforzare l’applicazione del “Pegi” (Pan european game information).

Il Pegi è un sistema di classificazione e autoregolamentazione per i videogiochi che prevede l’adozione di particolari etichette che avvertono genitori ed utenti della eventuale aggressività di determinati videogiochi.

Scopo dell’invito delle signore Kuneva e Reding è quello di frenare l’uso di videogiochi violenti nei paesi della UE.

Per la Reding il PEGI “funziona bene ma è ancora troppo poco conosciuto dall’opinione pubblica” e la sempre maggiore accessibilità via internet e cellulari impone un’accelerazione dell’attuazione delle misure adottate a protezione dei minori.

Leggere la notizia di questa iniziativa delle autorità di Bruxelles incoraggia sicuramente tutti coloro che osservano con disagio crescente il dilagare di episodi di violenza tra i giovani e giovanissimi di cui si trova fin troppo spesso notizia anche nei giornali di questi ultimi giorni.

Sorge però altrettanto spontaneamente la domanda se il seguire le indicazioni di Bruxelles possa bastare a frenare efficacemente il dilagare di modelli comportamentali che sembrano non conoscere né confini né limiti.

Forse dovrebbero attivarsi maggiormente anche altri commissari della UE, quello della cultura per esempio o quello dell’informazione visto che tanta violenza penetra nella case anche attraverso notizie che vengono date senza tanto riguardo né per le vittime stesse né per gli utenti de sistema televisivo.

Una giornalista del Corriere della Sera scriveva recentemente parlando del “La ragazza del lago” recente vincitore dei David di Donatello, che l’opera del regista Molaioli è contro la “brutalizzazione di una certa informazione che fa spettacolo” di eventi che meriterebbero di restare solo nell’ambito dell’intimità delle persone.
Da La Stampa del 28.4.08

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