mercoledì 21 maggio 2008

ARRICCHIRSI

Si parla molto del reato di immigrazione clandestina. Una recente indagine basata su dati della Fondazione Ismu e dell’Istat ha calcolato che sono circa 650.000 i clandestini in Italia, la maggior parte dei quali è concentrata nelle grandi città.

La percentuale più alta la si trova a Brescia. E’ formata da senegalesi, marocchini e pachistani. I questa città e nella vicina zona di insediamento industriale della Val Trompia si raggiunge la cifra di 32 immigrati ogni 1000 abitanti.

Dopo Brescia c’è la zona di Prato in Toscana con una predominante presenza di cinesi.

A Foggia si raccolgono i pomodori e là gli immigrati vengono dall’Est Europa e dall’Africa Centrale.

Nelle grandi città da Roma a Torino o Milano e Padova la densità della presenza degli extracomunitari è pure significativa.

Il tratto comune che sta emergendo in questi giorni di discussione sulla punibilità dei clandestini e che gli stessi sono una fonte di ricchezza non solo per i datori di lavoro.

La manodopera in nero a poco prezzo è qualcosa su cui si può basare quella parte della nostra economia che ha una sensibile componente di elusione fiscale.

Ma non c’è solo quest’aspetto. Il dato ‘nuovo’ che sta emergendo con più chiarezza è costituito dal mercato dei posti letto, dove chi ci guadagna sono ancora i nostri connazionali, questa volta nel ruolo di proprietari d’immobili.

Le cifre di cui si parla sono di 300, 400 e anche 500 euro al mese per posto letto. Nel foggiano vengono stipati nelle vecchie masserie. Al nord, chi non ha i soldi, deve adattarsi, gratis, in fabbriche abbandonate.

Il caso più eclatante, di recente alla ribalta della cronaca, viene da Torino. Località corso Regina Margherita.
Hibraim, proveniente dal Marocco pagava 450 E. al mese per una stanza di tre metri per tre arredata con uno sgabuzzino e con il bagno nel ballatoio.

La stanza che Hibraim divideva con tre connazionali aveva l’angolo pollaio.

Ai poliziotti stupefatti per la presenza delle due galline il marocchino ha detto: “Li abbiamo comprati, li ingrassiamo e li mangeremo”.

Trovare quelli che affittano questi appartamenti non è sempre facile. Spesso è una giungla di sigle di società che controllano o sono controllate da altre società.

A Torino la polizia è riuscita a identificare un proprietario, un signore di 65 anni, detto “il dottore” da chi gli pagava l’affitto. Considerato uno dei re delle soffitte ha una dote immobiliare stimata in più di mille unità.
Da La Stampa del 12.5.08

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