giovedì 17 aprile 2008

IL NO AL FASCISMO DEI PROF.

Nel 1931 Mussolini impose ai professori universitari il giuramento di fedeltà al fascismo.

Non giurare avrebbe significato un alto prezzo da pagare: perdita della cattedra, una pensione al minimo, persecuzioni, divieti, una vigilanza stretta e oppressiva.

Davanti ad una scelta così tremenda, il fascismo non è democrazia, i maggiori maestri di pensiero dell’epoca: dal Papa per i cattolici a Togliatti per i comunisti passando per Benedetto Croce invitarono i prof. a piegarsi.

Gli antifascisti avrebbero potuto esser più utili da dentro al sistema che dall’esterno.

Naturalmente c’erano anche quelli che avevano solo paura e basta oppure quelli che simpatizzavano per il potere nero.

Fu così che la stragrande maggioranza di loro aderì all’invito del Duce.

Dodici di loro, l’uno per mille, ebbe il coraggio di dire di no.

Tre giuristi, un orientalista, uno storico dell’antichità, un teologo, un matematico, un chirurgo, un antropologo, uno storico dell’arte, un chimico ed uno studioso di filosofia.

Salvemini, dall’esilio, ebbe ad annotare amaramente che nel gruppetto non c’erano nomi di insegnanti di storia o italiano che avevano spesso esposto le loro idee antifasciste.

I dodici, avevano estrazioni sociali e culturali molto differenti, ma anche delle cose in comune: una grande moralità, un alto senso della qualità della vita civile ed una buona attitudine alla ribellione:

Uno aveva già sfidato l’autorità della chiesa, un altro quella del potere universitario.

Rifiutarono il giuramento in quanto contrario alla loro coscienza, agli "ideali di libertà, dignità e coerenza interiore" nei quali erano cresciuti.

Di questo tormentato periodo parlano dettagliatamente due libri editi qualche hanno fa: ‘Preferirei di no’ (Einaudi) e ‘Il giuramento rifiutato’ (La Nuova Italia).

Da Repubblica del 16.04.2000
Il testo integrale dell’articolo e delle lettere che lo accompagnano sarà presente la prossima settimana nel link: approfondimenti

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