mercoledì 5 novembre 2008

SERVIZIO PUBBLICO E MANGANELLO MEDIATICO.

Il servizio pubblico dovrebbe essere un concetto ormai consolidato in una democrazia matura.
Laddove esso viene meno, dovrebbero scattare denunce, la gente si dovrebbe indignare, i giornali
riprendere la notizia, amplificarla, suscitare un’ondata emotiva di ribellione in modo che chi ha fatto il disservizio non ci provi più.

Al primo posto sempre e solamente l’interesse di tutti.

Dopo gli incidenti di venerdì scorso a Piazza Navona, a margine delle grandi manifestazioni degli studenti, una coraggiosa insegnante era andata ad una trasmissione serale della rete televisiva nazionale, la 7 , ed aveva denunciato le aggressioni di una banda di destra ai giovani studenti medi che stavano civilmente protestando.

Il giorno dopo sui giornali apparivano versioni diverse, a parte Curzio Maltese su Repubblica e poco altro. Dette versioni venivano riprese in parlamento da un rappresentante del governo che, pochi giorni dopo, parlava di uno scenario opposto rispetto a quanto detto dalla docente a Lilli Gruber.

Lunedì sera la rete televisiva n. 3 presentava delle immagini inequivocabili che documentavano l’esattezza della versione della docente.

La trasmissione ‘Chi l’ha visto?’ ha fatto un servizio pubblico. Ha dimostrato, immagini alla mano, l’oggettività dei fatti e smentito letture di parte dei fatti successi in quella piazza.

Questo lavoro di servizo pubblico non è stato digerito da dei gruppi di destra. L’altro notte una quarantina di persone ha dato l’assalto agli studi televisivi dove viene prodotta la trasmissione ’Chi l’ha visto’.

Incuranti delle telecamere fisse che li riprendevano sono riusciti ad entrare e a fare dei danni.

Squadrismo? Forse lo squadrismo vero era ben peggiore, ma viene il dubbio che qualcosa si stia muovendo in questo senso. E se non ci si cura delle telecamere che ti riprendono, cosa si deve pensare?

Una rete televisiva fa del servizio pubblico e cosa succede? I suoi studi vengono assaliti.
Dove siamo? Pare di essere in un’Italia che non conosciamo o che purtroppo dovremo sforzarci di immaginare, temere e combattere.

Gli squadristi fascisti avevano un’arma, passata tristemente alla storia: il manganello.

Dell’uso nei media televisivi di un simile strumento parla il giornalista Robecchi in un articolo di qualche giorno fa che riportiamo qui sotto. Ancora attualissimo permette di capire il ruolo di una tv che non fa servizio pubblico.

Che bisogno c'è di usare il manganello quando già si impugna un telegiornale?
E' innegabile che il trucchetto del capro espiatorio non solo funziona, ma si allarga a macchia d'olio.

E' passato appena un anno da quando i cattivi da eliminare erano i lavavetri di Firenze.
Dài e dài, come la goccia scava la roccia, la propaganda convinceva tutti che del declino di una città fossero responsabili quattro straccioni. Era un inizio in sordina.

Poi vennero gli zingari, gli stranieri in generale, i senza diritti, i senza garanzie.

Il sistema funziona così bene che ce lo troviamo oggi applicato ai lavoratori dell'Alitalia (per esempio), dipinti ogni giorno come vampiri della loro azienda, gente che fa il nababbo mentre tutto affonda, per cui si sente parlare di assistenti di volo e hostess come si parlasse di Briatore.

Se il capo del governo vede andare in crisi il suo truffaldino piano di «salvataggio», va trovato un colpevole: la Cgil, i lavoratori. Il manganello picchia lì.

Altro esempio, la polemica sui famosi «fannulloni», che ha partorito Brunetta e creato la sensazione diffusa che chiunque lavori per la pubblica amministrazione stia lì a rubare lo stipendio.

Lo stesso succederà tra breve, quando si tratterà di licenziare alcune decine di migliaia di maestre elementari. Si dirà che non sono all'altezza del compito (la Gelmini l'ha già detto), che costano e non producono.

Il manganello mediatico comincerà a lavorare sodo: sono troppe, lavorano quattro ore al giorno, il tempo pieno allontana i bimbi dalle famiglie, eccetera eccetera, finché un sondaggio decreterà che l'80% degli italiani non ne può più delle maestre!

E poi? E poi avanti un altro, la platea dei manganellandi è infinita.

La chiamano modernizzazione, e hanno ragione: prendere l'olio di ricino col telecomando è una bella comodità.
Dal Manifesto del 21.09.08

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