martedì 25 novembre 2008

CONTRO L'ASSURDITA'

In un momento in cui crisi economica globale, paura di perdere il lavoro, insicurezze di tutti i tipi si accavallano nella vita quotidiana di milioni di italiani, ecco fiorire a Roma un’interessante iniziativa che va nel senso di ridurre il costo della vita e in modo particolare, impedire che esso aumenti.

Tra sabato e domenica scorsi centinaia di amministratori di comuni piccoli e non hanno dato vita al coordinamento nazionale degli enti locali contro la privatizzazione dei beni comuni.

E tra questi il primo da non privatizzare è l’acqua.

Tanti sindaci si trovano alle prese con problemi pesanti anche là dove l’acqua è stata già data in gestione ad un ente privato.

Stanchi di parlare con i call center o di vedere arrivare fatture indecifrabili, i cittadini vanno a protestare dal loro sindaco.

«Per i comuni la gestione dell'acqua diventa sempre di più una questione di ordine pubblico - spiega quindi Giovanni Cocciro, assessore di Cologno Monzese, in provincia di Milano -. Nella mia città il gestore aveva tagliato l'acqua ad un intero condominio, visto che l'80% delle famiglie che vi risiedevano non riusciva a pagare le bollette.

Abbiamo poi dovuto portare noi l'acqua con le autobotti, con costi esorbitanti».

Nella Sicilia delle eterne emergenze idriche, dove cinque anni fa venne affidato il sistema acquedottistico ad una società mista pubblico-privata, i comuni della provincia di Ragusa sono riusciti per ora a bloccare la gara di affidamento ai privati.

«Il consiglio comunale - ha spiegato Giuseppe Nicosia, sindaco di Vittoria - ha votato contro l'affidamento a società per azioni del servizio idrico, inserendo poi nello statuto comunale il principio che l'acqua non può essere considerato un bene economico».

Sono oggi centinaia le amministrazioni locali che, in modi diversi, stanno difendendo la loro sovranità sull'acqua

Sono le esperienze concrete, di resistenza quotidiana, che hanno fatto nascere la necessità di un coordinamento nazionale, con una piattaforma comune.

L'incontro di ieri è stato il momento per condividere gli strumenti legali, le strategie per battaglie spesso lunghe, costose, fatte contro una vera e propria lobby trasversale, che sulla privatizzazione dell'acqua sta basando la fortuna di imperi delle utilities, quali la romana Acea e le francesi Suez e Veolia.

E alla ripubblicizzazione verrà dedicato uno specifico seminario nell'ambito del Forum di Aprilia.

«Basterebbe in realtà meno di un miliardo di euro - conclude Corrado Oddi - per restituire ai comuni la gestione dell'acqua».

Molto meno di quanto costi una missione di guerra - ad esempio - o un salvataggio di una banca d'affari

Fonte: IL Manifesto del 23.11.08

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