giovedì 20 novembre 2008

L' EMERGENZA CHE NON TI ASPETTI

Tra le tante emergenze e paure di questo periodo se ne scopre una nuova. I più attenti ne avevano sentito già parlare nel corso degli ultimi mesi del governo Prodi:

la possibilità che i troppi detenuti di un sistema carcerario che non ha spazi sufficienti potessero causare problemi ed incidenti.

Parlamentari della sinistra oggi extraparlamentare avevano fatto allora una serie di visite ai tanti centri di detenzione del paese ed il problema era emerso nitidamente.

La precarietà, ma sarebbe forse più appropriato il termine ‘disperazione’ delle

condizioni di vita dei detenuti
emerge ora dalla Regione Lazio grazie ad un richiamo del garante regionale dei diritti dei detenuti Sig. Angelo Marroni.

«Ancora un morto nelle carceri del Lazio. Ancora un decesso senza motivi apparenti.

Quella di venerdì scorso all'interno del carcere di Viterbo è la vittima numero 17 nelle carceri della nostra regione dall'inizio dell'anno.

Una vera e propria strage che si consuma nel silenzio di quanti, piuttosto, preferiscono puntare l'attenzione su inasprimento delle condizioni di detenzione e certezza della pena».

Sulle cause della morte di Emiliano L., questo il nome del detenuto, la Procura avrebbe aperto un fascicolo contro ignoti.

«In due mesi, dal 13 settembre ad oggi, abbiamo registrato - ha aggiunto Marroni - sei decessi, cinque dei quali per cause da
accertare.


La drammatica conferma che la sicurezza dei cittadini è solo uno dei lati della medaglia: dall'altra parte ci sono,
infatti, le precarie condizioni di vita nelle carceri e il sovraffollamento, che impediscono in recupero sociale dei
detenuti».


Secondo il garante dei detenuti del Lazio «non possiamo più nasconderci: non basta più parlare di nuove strutture o inventare leggi che creano più carcere, come la recente norma che prevede la detenzione per chi abbandona i rifiuti.

Serve invece coraggio per immaginare un nuovo sistema che preveda, per i reati meno gravi, il ricorso a pene alternative e forse più dissuasive».

Resta l'interrogativo sulla situazione negli istituti di pena delle altre regioni italiani.

Contrariamente al passato, quando la difficoltà di vita nei reclusori portava a rivolte o ad azioni dimostrative come il salire per giorni sui tetti, questa volta la reazione sembra di segno totalmente opposto.
Fonte: Unità del 18.11.08

Nessun commento:

Posta un commento