lunedì 3 novembre 2008

L'INVENZIONE DELLA 'MINACCIA' E I BISOGNI REALI

Lo aveva scritto dieci anni fa: gli immigrati sono "utili invasori". Il professor Maurizio Ambrosini, docente di Sociologia dei processi migratori alla Statale di Milano, si gira in mano quel suo libro di allora e ripropone il medesimo concetto:

«Sono necessari, ma non benvenuti».

Perché, professore?

«Abbiamo voluto braccia e sono arrivate persone. Sono indispensabili, ne abbiamo disperatamente bisogno, ma resistiamo a riconoscere a loro cittadinanza sociale».

Cioè l’economia li domanda, ma la società li respinge?

“Guardi che è una mezza verità. L’immigrazione come fantasma inquietante e minaccioso è un’invenzione di chi cerca consenso per altri motivi. L’atteggiamento della gente è più pragmatico, flessibile e disponibile, soprattutto verso le immigrate. Sono le famiglie, in sostanza, ad alimentare l’immigrazione irregolare, se hanno problemi di assistenza agli anziani o ai bambini; e sono le famiglie, giustamente, a fare pressioni per le sanatorie”

E dal punto di vista dell’economia?
«Anche qui le questioni sono complesse. Il ricorso al lavoro dell’immigrato irregolare consente di tenere basso il costo del lavoro, e quindi di far restare in vita attività che altrimenti rischierebbero di scomparire, trascinando nel baratro anche lavoratori italiani. Poi c’è tutta quella domanda che chiamo di lavoro servizievole, cioè miriade di lavori debolmente qualificati, senza i quali la nostra società si fermerebbe».

Per esempio?

«Addetti alle pulizie, custodi, imbianchini, autisti, baby sitter, colf, lavanderie, camerieri, parrucchieri, mense, tavole calde, fast food, bar. Insomma quel proletariato dei servizi senza il quale la nostra economia va in stallo».

Ma sono lavoratori o la loro condizione è vicina a quella degli schiavi?

«No. Sono lavoratori con un livello di diritti inferiori ai nostri. Assomigliano ai meteci della democratica Atene, cioè lavoratori stranieri, tollerati perché utili, ma senza diritti politici. Godono della pensione e dell’assistenza sanitaria ma non hanno il diritto di vivere con la propria famiglia. Il ricongiungimento familiare è un diritto che tutte le Corti di giustizia hanno imposto ai Paesi occidentali. Il Governo italiano recentemente lo ha negato, come fanno i Paesi del Golfo. Il modello che stiamo adottando non è quello degli Stati Uniti o del Canada, ma quello dell’Arabia Saudita».

Senza immigrati che cosa accade?

«L’edilizia va in crisi oppure i costi sarebbero elevatissimi e il rispetto dei tempi impossibile. Le Olimpiadi di Torino non si sarebbero mai fatte, visto che al gioco dei subappalti hanno partecipato più di mille piccole imprese rumene. Le famiglie sarebbero in crisi senza badanti, gli ospedali avrebbero seri problemi. Ma nessuno ha il coraggio di riconoscerlo e anche nell’uso delle parole c’è una violenza simbolica contro gli immigrati».

In che senso?

«Prenda le badanti. Fanno molto di più che badare, fanno vera e propria assistenza, a volte anche medica. Eppure a noi piace solo l’immigrato che lavora duramente, senza osare chiedere maggiore qualificazione. Integrazione nella nostra società deve essere sinonimo di sottomissione. L’immigrato va bene dalle 8 alle 18. Poi deve sparire perché disturba, non lo vogliamo vedere al bar, non lo vogliamo nei parchi nel fine settimana. Ecco perché approviamo la creatività razzista dei sindaci sceriffi».

Si potrà superare questa situazione?
«Credo che un giorno gli immigrati presenteranno il conto …….. uno sciopero degli immigrati metterebbe in ginocchio il Paese».

Il diritto di voto potrebbe migliorare la situazione?

«Credo di sì. Al tempo dell’immigrazione dal Sud verso il Nord industriale si presentavano gli stessi problemi: sicurezza, ghetti, resistenze all’integrazione. Ma i "terroni" votavano e questo ha impedito ai sentimenti più cattivi dell’opinione pubblica di salire ai piani alti della politica. Se gli immigrati potessero votare si accrescerebbe il livello generale di civiltà nel dibattito su molti temi. Sarebbe un incentivo verso una integrazione più rispettosa della realtà dei fatti ed efficace».

Fonte: Famiglia Cristiana del 19.10.08

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