lunedì 25 febbraio 2008

OMOLADE E LA PROVINCIA ITALIANA

Si chiama Akeem Omolade ed è in Italia dal 2000.
Prima a Torino poi a Novara, dopo Treviso e Reggio Calabria.

All’esordio, a 17 anni, ha dovuto subire gli insulti dei tifosi della sua squadra.
I suoi compagni, la domenica successiva, si sono sporcati
la faccia di nero per solidarietà e sono scesi in campo così.
Non è bastato. Anzi. Gli avversari capirono che non sopportava
di sentirsi dire “negro di merda” e lo insultavano in questo modo ogni volta che
scendeva in campo. Lentamente impara ad ascoltare, sopportare e giocare.

Se ne parla molto i questi giorni a causa di un incidente di gioco in una partita di
C2. Il suo Gela contro il Celano.
Akeem è a terra e viene insultato dall’avversario nel modo che non accetta.
Cade nella provocazione e reagisce. Immediatamente tutti i compagni di squadra dell’avversario lo circondano ripetendo l’insulto. Rissa finale.
Il giudice sportivo però squalifica solo lui per quattro giornate.

Gli insulti del pubblico: “..ormai considero normale” tutto questo ma “non è normale che l’arbitro non abbia detto nulla. Non abbia scritto nulla. Non si sia accorto di nulla. Non si era detto che le partite andavano sospese quando dagli spalti c’erano manifestazioni di razzismo?”.
“Nei campi di provincia non c’è la televisione e quindi spetta agli arbitri far rispettare le regole:”

Ciò che colpisce in questa vicenda è la diffusione capillare sul territorio nazionale di un razzismo che si supponeva presente per lo più in realtà urbane complesse.
Ci si sorprende e ci si indigna quando in qualche città si verificano atti criminali a sfondo razzista.
Si tenta di capirne la causa pensando al degrado della grande città , alla difficoltà di viverci. Alla microcriminalità diffusa ed agli impulsi violenti che tutto ciò può originare.
(Qui sotto si rendeva conto qualche giorno fa di un’aggressione a tre romeni a Torino.)
Oppure si tenta di interpretare il fatto alla luce magari della presenza organizzata nel tessuto urbano di una qualche formazione neofascista.

Ma la vicenda di Omolade spinge a guardarci attorno con più attenzione, a capire quanto è profondo il disagio culturale di chi probabilmente non riesce a comprendere ed accettare le cause che hanno portato alla società multietnica, di chi sopporta la loro presenza coltivando magari in silenzio sentimenti ostili che alla prima occasione vengono improvvisamente allo scoperto.

E’ lo stesso Akeem a dirlo: “Ovunque sempre la stessa storia. Sempre la stessa frase come un’ossessione. …. Quando mi ha chiamato il Gela ho pensato che forse al sud mi sarei trovato meglio.. e invece mi sono sbagliato…peggio che a Treviso.”
Omolade è ovviamente calciatore di professione ed è di nazionalità nigeriana.
Da Repubblica del 22.208 (gb)

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