venerdì 22 febbraio 2008

CERVELLI RAPITI

Prendendo spunto da uno spettacolo di P. Poli che ha per oggetto gli atti di violenza nella società italiana dell’ultimo secolo, M. Serra afferma che ci si trova davanti “ad una qualità del male a noi contemporaneo”.

Lo percepiamo come un esito obbligato della deriva sociale in cui ci agitiamo: in un tessuto sociale, che non è più guidato da principi e valori, non ci si può stupire che si arrivi, con una frequenza che ci pare impressionante, al delitto singolo o plurimo.

Ma per l’autore questo SALTO DI QUALITA' DEL MALE E' SOLO UNA PERCEZIONE. Delitti, atti criminali etc. sono sempre esistiti.

La vera novità è che SE NE PARLA MOLTO DI PIU'a causa della onnipresenza di un sistema mediatico che amplifica, dilata, enfatizza ogni singolo accadimento.

Lungi dall’idea di negare il diritto ad essere messi al corrente di ciò che succede, Serra focalizza la sua riflessione sul fatto che il tipo di “informazione” che ci viene somministrato non è altro che un “GIGANTESCO SPETTACOLO” con un grande mercato di spettatori cui propinare prima e durante un bel po’ di pubblicità.

Non basta. Si chiede pure se ”.. L'IMPATTO ENORME DEL DELITTO nell'informazione di massa….. il pullulare di "esperti" e criminologhi e opinionisti che paiono interessati a ingigantire i fatti anche per ingigantire il loro potere professionale e i loro cachet” sia L'UNICO MODO PER DARE AI CITTADINI LA CRONACA DEL QUOTIDIANO.

La sua conclusione è che, essendo molti omicidi una copia di altri commessi anche nel passato, non è prescritto da nessun dogma che debbano essere presentati come il delitto del secolo perché “ogni secolo, purtroppo, ne sciorina tanti quanti basterebbero a disgustare perfino il più efferato e morboso dei pubblici paganti.”

Pare opportuno aggiungere però che tutta l’attenzione pubblica che lo ‘spettacolo del delitto’ assorbe fa sì che il telespettatore non rivolga il suo interesse ad altri aspetti del nostro vivere in società e magari,condizionati dai ritmi di vita sempre più stressanti, ne dimentichi il valore o la priorità

E’ fin troppo facile trovare un esempio. Basti ricordare come pochi abbiano parlato delle famiglie degli operai bruciati a Torino e del futuro avranno i loro figli.
Anche qui c’è stato dolore, sofferenza, morte, crudi particolari. E resta il trauma nelle menti dei familiari, degli amici, una sofferenza che non sparisce con i funerali come sono scomparse quelle vittime dagli schermi.

Ma ‘vittima’ diventa anche chi si pone all’ascolto dei media per ‘farsi, costruirsi un’opinione’, perché non trova alternativa alla notizia che riempie le news.

Il testo integrale dell’articolo è presente nell’offerta articoli di stampa di Febbraio (gb)

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