giovedì 11 dicembre 2008

L'ALTRO VOLTO DEL CALCIO

Seedorf (calciatore di colore del Milan), vogliamo parlare un po' di calcio e responsabilità sociale?

"Volentieri. Partiamo da un dato innegabile: il calcio dà una visibilità enorme e consente di lanciare segnali molto forti. C'è chi sfrutta questa possibilità, chi no, chi vorrebbe ma non sa come.
Io credo che noi dobbiamo dare l'esempio e comportarci bene in campo, soprattutto pensando che ci guardano i bambini e che per natura i bambini sono portati a imitare i gesti. …
Finché siamo sotto i riflettori, il comportamento dev'essere serio e responsabile
.
Basta perdere il controllo per due secondi e si finisce su You Tube".

Ho letto della fondazione (playground) che ha realizzato in Olanda e mi ha colpito il fatto che ci siano spazi per i bambini e anche per i vecchi.

"Mi sembra una cosa logica. I ragazzi giocano a calcio o a basket, i vecchi a bocce. Sono partito dall'idea di riavvicinare le persone. Qui in Italia voi pensate che l'Olanda sia un paradiso per l'integrazione, invece è dura. Il playground è attaccato alla scuola dove ho studiato dai 6 ai 12 anni ad Almere, vicino Amsterdam.

La città è cresciuta in fretta, con relativi problemi di malessere sociale. Dopo tre mesi di playground, il tasso di criminalità era calato del 30%. Adesso è frequentato anche dai musulmani, un po' restii all'inizio.

Altri progetti in cantiere: quello, già avviato, di Malmberg, vicino Capetown, In Sudafrica. Poi, forse, Djibuti e il Vietnam. Certamente Milano.”

Il calcio qui da noi?

"Intorno al calcio in Italia c'è troppo odio, come in una guerra non dichiarata. Su una vittoria o una sconfitta si ricama per mesi. Per me non esistono nemici, solo avversari, e solo per il tempo della partita.”

Parliamo degli altri, allora. Secondo lei l'Italia è un paese razzista?

"Secondo me l'Italia è un bellissimo paese popolato in gran parte da bellissime persone. Non è un paese razzista, bisogna stare attenti a usare questa parola a proposito. Più circola la parola "razzismo" più si fa propaganda al razzismo. Io farei circolare la parola "integrazione".

In Italia semmai c'è una forma di stupidità culturale che porta alcuni, insoddisfatti della propria vita, a un comportamento spregiativo e aggressivo nei confronti dei più deboli.

Stupidi sì, ma non fino al punto di prendersela coi più forti. S'è visto mai, questo? I più deboli sono gli zingari, gli immigrati dai paesi poveri d'Europa, quelli che vengono dall'Africa, ma sono anche gli italiani poveri, i senzatetto come quello che è stato bruciato a Rimini. Non è razzismo".

Nel caso del ragazzo ghanese pestato a Parma dai vigili urbani, lei di che parlerebbe?

"In quel caso, di razzismo. Ma io sono contrario, se vuole saperlo, alle sanzioni dell'Uefa per i campi dove qualche spettatore intona cori razzisti…. non trovo giusto che tutta una tifoseria paghi per il comportamento di pochi.
Trovo giusto che si educhi uno stupido affinché perda un po' della sua stupidità. Aiutare, non punire. Oppure sì, punire, ma quando s'è fatto di tutto per aiutare".

Intervista di G. Mura da 'Repubblica' di oggi

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