venerdì 30 gennaio 2009

IL SOLDATO O LA DOTTORESSA

Sull’onda emotiva dei fatti di Guidonia e di altri episodi precedenti si è parlato molto in questi ultimi giorni degli stupri e dei modi di arginarne il dilagare.

Alle reazioni a caldo degli uomini della destra che, come al solito, invocando più soldati nelle città, pensano di mettere tutto a posto salvo poi ricredersi e far marcia indietro, fanno riscontro opinioni diverse come quella di A. Kustermann della clinica Mangiagalli di Milano che propone misure di tipo educativo:

Solo insegnando ai giovani, fin dalla scuola primaria, la differenza sessuale ed educandoli ai sentimenti si può sperare di avere un ridimensionamento del problema e quindi un suo controllo sociale.

Tale approccio porta ad alcune considerazioni:

Non è con la forza che si affronta la brutalità che emerge da un tessuto sociale sempre più esasperato da modelli televisivi seducenti, che vengono proposti in modo ossessivo da tutte le emittenti (Cristina del Grande Fratello è presente ovunque) e una realtà quotidiana che ti esclude più o meno completamente dal modello presentato.

La Kunstermann parlando di educazione sposta il discorso su un lato diametralmente opposto.

Educare alla differenza sessuale significa investire sulla scuola: un settore in cui invece i tagli della finanziaria sono stati pesanti.

Significa pure investire sui giovanissimi e sui giovani.

Significa lavorare ad un modello di società che si prende a cuore la qualità della vita futura delle nuove generazioni.

Ma per far tutto questo non bastano solo i soldi, che sembrano non ci siano mai per queste cose, serve anche una politica che voglia
dare energia a chi lavora nei luoghi dell’educazione, creando attorno a loro rispetto, consenso e perseguendo un progetto sociale che
confermi quest0 indirizzo politico
.

L’orizzonte della politica sembra però tutto preso da problemi di tutt’altra natura
e c'è da pensare che, passato il clamore di questi giorni, si dovrà aspettare il prossimo inevitabile episodio criminoso perché se ne riparli.

Il merito della dottoressa milanese va però oltre l’orizzonte immediato e poco incoraggiante del presente.

La sua riflessione consente, a chi si sente impreparato davanti al problema, di formarsi un’opinione precisa e a non cadere negli slogan a facile effetto di chi, padroneggiando i media, tenta di governare anche il pensiero dei più e, se serve, anche la sua rimozione.

E quando si ha una opinione, frutto di un’elaborazione meditata, le persone si mettono all’opera alla ricerca di un percorso di soluzione che consenta almeno ai propri figli di non cadere nelle trappole che la vita prepara loro impegnandosi inoltre affinché il governo della collettività locale e magari nazionale recepisca la priorità della necessità di un agire educativo.

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