martedì 27 gennaio 2009

27 GENNAIO: IL GIORNO DEL RICORDO

Oggi si ricordano le vittime dell'olocausto.

Centinaia, forse migliaia, di manifestazioni in Italia, telegiornali che ne parlano diffusamente, nuovi film, nuovi libri, riprosozioni di film che hanno avuto successo.

Il Presidente Napolitano ha invitato a distinguere sempre con una «chiara e netta distinzione» le critiche che sono legittime a chi governa Israele e «la negazione, esplicita o subdola, delle ragioni storiche dello Stato di Israele, del suo diritto all'esistenza e alla sicurezza, del suo carattere democratico», cose che non devono essere messe in discussione.



Noi vorremmo per ricordo citare le parole di una sopravvissuta della Shoah:

Si viveva in una specie di incomunicabilità: nessuno poteva raccontare, nessuno voleva sapere.

Con le famiglie soprattutto... i miei cognati non mi hanno mai chiesto. Anzi, mi viene da ridere a pensare che mia cognata, se io dicevo “Di fame ne abbiamo patita molta”, lei ribatteva: “Ma non credere che anche noi qua non abbiamo patito fame”.

Adesso, invecchiando e ripensando a quell’epoca, ne sono sempre più convinta: il linguaggio non offriva parole sufficienti. Cioè se la gente diceva “fame”, non era la “fame” nostra».

Tuttora il linguaggio non offre parole sufficienti a spiegare nè la fame nè i forni.

Ricordare però aiuta a diminuire la possibilità che chi nega la mostruosità che ha prodotto l'olocausto possa farsi avanti.

Fonti: Corriere della Sera ed Unità di oggi

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