mercoledì 14 gennaio 2009

ESSER GIUDICI

Hanno giurato di essere obiettivi, equanimi, equidistanti.
Hanno giurato di ascoltare tutte le testimonianze con obiettivo distacco.
Hanno giurato di mantenere un atteggiamento equilibrato.
E, alla vigilia del processo più atteso dell’anno, mantengono fede alla promessa fatta prima di Natale.

Da domani 6 giudici popolari siederanno accanto a quelli togati, nella maxi aula 1 del tribunale di Torino, per il momento della verità sull’inferno alla ThyssenKrupp, che il 6 dicembre 2007 costò la vita a 7 operai.

Tre operai, due impiegati, una panettiera, un commerciante, una casalinga, una pensionata. Nove in tutto, perché ai 6 titolari saranno probabilmente affiancati i supplenti. .....

«Un pochino certo sono emozionato - esordisce Fabio La Ferrara, 40 anni, operaio da 25 -, più che altro perché anch’io lavoro in fabbrica. Ma mi sento molto tranquillo e sereno. Finora ho seguito la vicenda su giornali e tv, ora ascolterò direttamente quanto hanno da dire sulla vicenda i tanti testimoni convocati». Oltre non si sbilancia.

L’unica sua considerazione è a livello generale, nazionale: «Sicuramente nel nostro Paese la sicurezza sul posto di lavoro è un problema che va affrontato. ...».

Lo ribadisce anche Anna Ciociano, 48 anni, diplomata maestra ma da sempre impiegata.

«Provengo da una famiglia di operai e il mio unico figlio, che ora ha 24 anni, lo è stato a sua volta per un certo periodo. So bene quant’è importante l’emergenza morti bianche in Italia. A Nord, come al Sud, ogni giorno si verificano episodi drammatici. Se ti va bene resti handicappato, nel caso peggiore muori. Sulla Thyssen non dico nulla, interverrò al momento opportuno».

Cautela anche nelle parole di Matteo Iacovino, 49 anni, titolare di un negozio di autoricambi. «Ho due dipendenti e mi rendo conto di quanto sia necessario garantire un ambiente protetto.

Un’abitudine che deve essere valida ovunque nel nostro Paese. Ma non dobbiamo scordare che le regole ci sono e vanno rispettate: a volte, purtroppo, per esempio, nei cantieri si vedono muratori che lavorano ai piani alti senza caschetto o cinture di protezione».....


Di omicidio volontario deve rispondere appunto l’amministratore delegato della società tedesca, Harald Espenhahn, che rischia fino a 21 anni di carcere.

Sul banco degli imputati, oltre all’azienda in quanto persona giuridica, anche Gerald Prigneitz, Marco Pucci, Giuseppe Salerno, Daniele Moroni e Cosimo Cafueri. Sono accusati di omicidio colposo con colpa cosciente. Contestata a tutti anche l’omissione dolosa di cautele antinfortunistiche.

Fonte: La Stampa di oggi

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