martedì 20 gennaio 2009

HOPES

Se oggi 2, c'è chi dice 3, milioni di persone si radunano a Whashington per partecipare all'insediamento del primo presidente Usa dalla pelle scura, è segno che dal suo operato ci si attende molto, per non dire moltissimo.

Se festeggiamenti, meno imponenti ma analoghi nello spirito sono previsti in Africa ed in altre parti del mondo è segno che l'aspettativa di un segnale di cambiamento è enorme in un pianeta globalizzato, inquinato, in cui 1 miliardo di persone rischia la morte per fame.

Quando attorno ad un uomo nascono simili speranze, c'è anche il rischio di cocenti delusioni.

Anche l'uomo più onesto e retto può incappare nei tranelli dei tanti nemici di uno sviluppo pacifico e ordinato della vita civile ed economica.

L'augurio che almeno una minima parte delle attese abbia risposte positive e ovvio, ma è chiaro che la domanda di futuro di milioni di giovani, di poveri ed emarginati e del ceto medio, che sta perdendo sicurezze, è talmente grande da esser molto difficile da soddisfare.

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