giovedì 15 gennaio 2009

http://mediaoriente.com/

Al Jaseera ha fatto un nuovo
importante passo in quella che e’ diventata in pochi giorni una delle piu’ sofisticate e capaci operazioni di approccio “new media” al conflitto in corso a
giorni in cui ha tenuto un attivissimo canale via Twitter di micro updates da Gaza e disseminato video su You Tube, la Tv del Qatar fa la mossa successiva.

La provocazione delle provocazioni, visto che si tratta di un broadcaster. E cosa c’e’ di piu’ prezioso per un broadcaster, se non il suo archivio, il materiale che produce, i contenuti su cui investe?

Il core business di una rete TV e’ la produzione e la vendita di immagini, almeno cosi’ era fino a poco tempo fa. Al Jazeera lancia http://cc.aljazeera.net/ il primo archivio di immagini online di qualita’ broadcast accessibile a tutti gratuitamente, persino a scopi commerciali.

Un blogger, un filmaker, un giornalista, un’universita’ e persino una rete televisiva avversaria, potra’ accedere a questo footage,rimanipolarlo, rieditarlo, rivenderlo persino, con l’unico obbligo di citare la fonte.

Questo e’ quanto recita la licenza BY, l’attribuzione, la piu’ permissiva licenza disponibile fra quelle ideate da Creative Commons.

Un passo molto importante per una concezione diversa del giornalismo, per un suo allargamento in direzione della partecipazione, della rimanipolazione, del cut up.

Al Jazeera sa bene che, in un momento come questo, sulla crisi di Gaza c’e’ anche una crisi informativa, poco accesso ai media, e le poche fonti accessibili sono soprattutto in arabo.

Mettendo in circolo le sue immagini, Al Jazeera attivera’ l’esercito di traduttori volontari, quelli che scrivono Wikipedia, che passano ore al computer a discutere articoli e traduzioni.

Allertera’ le centinaia di migliaia di blogger che in giro per il mondo postano su quello che sta succendendo.

Svegliera’ gli appassionati del filesharing, che per una volta potranno farlo in maniera assolutamente legale.

E forse anche qualche Tv si interessera’ a questo footage e, perche’ no, lo usera’ per programmi, documentari, approfondimenti.

Il circolo virtuoso creato da Al Jazeera potenzialmente e’ infinito.

Rimane una cosa, aldila’ del significato politico, che per ora lasceremo da parte.

Con questa mossa, la TV del Qatar dimostra di essere all’avanguardia, persino nel discorso new media.

Dimostra di essere in continua tensione con se stessa, di avere voglia di superarsi e di non riposare sugli allori, di andare oltre quella scuola di giornalismo -professionale eppure tradizionale nell’impostazione- che pure e’ stata lei stessa a creare nel mondo arabo.

Tralasciando il discorso politico, e rimanendo su un piano strettamente mediatico, tanto di cappello, quindi, a una rete che si comporta meglio di tutti i servizi pubblici del mondo

Al Jazeera si e’ giocata la carta del brand image, quella del ritorno economico sul lungo periodo. Vedremo se avra’ ragione
ora, comunque, e’ l’unica TV di cui si parla, persino negli Usa, sul piano di copertura new media della guerra a Gaza.

Ne ha parlato qualche giorno fa un bell’articolo dell’International Herald Tribune.

Dal sito citato nel titolo

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