domenica 22 febbraio 2009

L' APPELLO DEL COMITATO PER LA PACE E DI ZERO GUERRE

Appello agli spiriti liberi e modesta proposta per prevenire.

Quale piccola espressione della società civile portogruarese, vogliamo esprimere pubblicamente il nostro allarme per quanto sta maturando sul piano istituzionale in riferimento alla marginalità, cui si contrappone una crescente ipnosi della società civile, apparentemente dimentica della sua storia e della tradizionale disponibilità all’accoglienza.

Appena ieri migliaia e migliaia di nostri concittadini hanno vissuto in terra di emigrazione in Europa e oltreoceano una storia di rifiuto e di criminalizzazione analoga a quella che ora si abbatte sugli odierni immigrati che percorrono le nostre strade alla ricerca di più vivibili condizioni di vita:

i cognomi dei connazionali emigranti a partire da fine Ottocento sono gli stessi che ritroviamo oggi sulle guide telefoniche del Portogruarese, del Sandonatese, dell’Europa e del mondo.

A spingere lontani dalla patria i nostri nonni sono state le stesse motivazioni che oggi portano da noi i nuovi immigrati: la fame, l’ingiusta divisione delle risorse del pianeta, l’insicurezza sociale e politica.

Chi si esprime con “cattiveria”di fronte a questo nuovo ed antico volto del cosiddetto “diverso”, dimentica la storia e i principi basilari della convivenza civile.

Chi guarda a questi uomini , anche se forniti di regolare permesso, come a dei potenziali nemici, secondo la mera logica della provenienza geografica, chi teme la loro concorrenza nel lavoro, nei servizi sociali e nella sanità, ignora che si tratta di persone che, in quanto tali, hanno i nostri stessi diritti.

Ci umilia l’introduzione del reato di clandestinità, premessa inquietante di una persecuzione permanente verso migliaia di esseri umani che approdano nel nostro paese e per i quali vanno attivate strategie di legale, civile soluzione, non preventivamente discriminatorie.

Essere “clandestini “non è mai una scelta, ma una condizione di vita da cui si vorrebbe uscire nel rispetto di leggi ispirate al senso dell’umana dignità.

Esprimiamo profondo disagio di fronte alla giusta condanna degli episodi di violenza, riferiti, però, in termini spesso scorretti, trasformati da colpe personali in colpe collettive imputate ad una intera etnia, (rom, rumena, exracomunitaria, ecc).

La colpa è, invece, sempre personale, mai collettiva: è questo un principio cardine del diritto che, se non rispettato, apre inesorabilmente le porte al razzismo di cui c’è inquietante testimonianza nella storia trascorsa.

Suscita uguale disagio il progetto di legalizzazione delle ronde, che trasformano i cittadini in pseudo poliziotti.

Riteniamo che i medici debbano curare, non denunciare gli ammalati, pur se stranieri e clandestini, per non tradire il giuramento di Ippocrate cui sono tenuti e per non favorire la fuga dai presidi di cura e di prevenzione delle malattie infettive.

Ci sgomenta la prevista schedatura di barboni e di marginali, spacciata come utile e salvifica, in realtà suscettibile di essere utilizzata, come è avvenuto di frequente nella storia, come strumento di discriminazione istituzionale.

Ci rattrista che centinaia di concittadini abbiamo firmato per un preventivo allontanamento di qualche decina di rom, additati come minaccia dell’ordine pubblico ed improbabile causa delle presenti difficoltà sociali, al di fuori di ogni reale conoscenza delle loro problematiche e ripetendo, inconsapevolmente, scelte già tragicamente praticate nel passato, approdate, poi, allo sterminio.

Neghiamo sulla scorta della memoria storica, che ha abolito ancora negli anni settanta del secolo scorso le scuole speciali, l’istituzione di luoghi separati per bambini giudicati “diversi”:

a nostro parere l’educazione si compie in un ambiente stimolante di accoglienza, attivando strategie didattiche di confronto tra diversi perché le diversità, calate in un ambiente culturale corretto, stimolano ed arricchiscono, non separano.


Auspichiamo che su queste e altre problematiche ( ricongiungimenti familiari, tassa sul permesso di soggiorno, permesso a punti, diritto di cittadinanza basato sullo ius soli e non, come attualmente, sullo ius sanguinis…) che si riferiscono ai problemi cardine della convivenza civile, il nostro territorio esprima adesione, trovi spazi di pubblico confronto e di dibattito unitario per non approdare ad un futuro imbarbarimento della comune convivenza civile.

Per il Comitato per la pace e per Zeroguerre
P.Leder - I.R.Pellegrini


Portogruaro 19 febbraio 2009

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