venerdì 3 aprile 2009

LAVORARE ALL' ESTERO

venerdì, 27 marzo 2009

Una giornata al lavoro..viaggio da casa al ufficio..

Questa mattina, come tante altre fino ad oggi, mi sono recata al lavoro a piedi.

Lo stabile in cui abito, dichiaratamente considerato fatiscente credo, in Italia, dentro, non è poi così male come si possa pensare.

Certo, non siamo ai livelli dei nostri condomini o altro ( e per nostri intendo al Nord Italia, che poi al Sud, sinceramente non so..) ma comunque sia..

Non si sta affatto male, anzi, a me in particolare, se posso dirlo, piace veramente tantissimo, perchè in un modo o nell'altro, mi fa stare bene. E questo è l'importante.

Appena apro la porta di casa, alla mattina, la prima cosa che sento sul viso, è l'aria fredda che proviene da fuori.

Per quanto all'ingresso dello stabile ci siano due grandi porte di ferro, sul rumoroso andante, in generale lungo tutto lo "spazio comune", la temperatura è quasi pari a quella esterna, che in questi giorni, non è affatto delle più alte o calde del mese.

Specialmente la sera, quando nemmeno il riscaldamento pubblico del condominio sembra bastare per farmi sentire al caldo mentre siedo sul mio divano.

All'uscita di casa, il sole incontra i miei occhi, riflettendosi qui e la tra le ancora grandi macchie di neve liquefatta rimaste dopo le abbondanti nevicate degli ultimi giorni.

Vicino al piccolo parcheggio del condominio, una baracca, se possiamo definirla così. con buh, "delle cose dentro" e delle persone fuori.

"Delle cose dentro", nel senso che qui, in Macedonia, come in tanti altri posti "a Est" o in Russia, esistono questi piccoli spazi "strani" che ricordando vecchie botteghe italiane anni cinquanta di borgata, ti propongono le più svariate merci:

dalla frutta, di casa ovviamente, alle sigarette, o alla birra, che non manca mai..

Continuando nel mio percorso, e facendo attenzione qua e là a dove mettere i piedi, per non inciampare in qualche dismesso pezzo di marciapiede, incontro diverse cose:

una scuola, una casa con alcuni operai macedoni, forse turchi, o albanesi dalle faccie, non so.. ma comunque sempre gli stessi, e si, anche una serie di negozietti agglomerati al piano terra di alcuni condomini dai "colori vivi", grigio e nero.. o simili.

Camminando tra questi negozietti, dalle scritte antiquate in cirillico, a tratti mi sento più in Russia che in Macedonia.

Grazie a Dio però poi, le targhe delle macchine riportanti una chiara SK di Skopje, mi riportano in qua e mi fanno capire che si, sono ancora in Europa, e no, non parlano russo qui.

L'attraversamento pedonale, segnalato sia strisce bianche che con un grande pannello blu sopra la mia testa, è abbastanza lungo, e lì, le macchine, difficilmente fermano con cautela, per cui, ogni volta è meglio fare "un'italianata" e letteralmente "lanciarsi" tra le auto, piuttosto che aspettare come bravi e diligenti tedeschi che qualcuno si fermi perchè ti ha visto e ti lasci quindi passare.

Una volta attraversato il tutto, il mio lavoro è a poco da me. Qualche minuto credo. Lo stabile dell'Unione Europea brilla per le grandi vetrate azzurre che ne ricoprono la facciata. Io vi entro, e il mio lavoro incomincia..

Da Skopjie: J.C.

Nessun commento:

Posta un commento