venerdì 10 aprile 2009

LA FUNZIONE DELL' OSCENITA'

Chiedersi a chi possa giovare, politicamente, l'orrore è indegno...

Tuttavia, anche le catastrofi naturali producono effetti politici.

Si pensi ancora, per usare un esempio noto, alle alluvioni che devastarono la Germania nell'estate del 2002.

In piena campagna elettorale. Il cancelliere Gerhard Schröder, allora, pareva giunto al capolinea. Insieme ai socialdemocratici tedeschi, di cui era il leader. La SPD. Strabattuta - secondo tutti i sondaggi - dai popolari della CDU.

Ma la gestione efficiente e visibile dell'emergenza gli permise di risalire in fretta. Fino a vincere le elezioni, rovesciando le previsioni.

Dunque, chiedersi se questa catastrofe avrà effetti politici - e quali: è osceno. Ma non più di quanto lo sia interrogarsi sugli effetti che produrrà dal punto di vista mediatico.

Quanto faranno salire gli ascolti le ore e ore di tivù dedicate allo spettacolo del dolore e della morte.

Su tutte le reti. Talk show e salotti televisivi. Dirette a tempo pieno.

Inviati speciali, ma speciali veramente.

Addosso agli sfollati, ai disperati, di fronte alle rovine, chiusi nelle loro auto trasformate in rifugi.

"Signora, Lei che ha perso? Chi ha perso?".

"Cosa prova ora che non ha più una casa? Un figlio? Una sorella? Un amico? La nonna?".


Lo spettacolo offerto dallo spettacolo del dolore.

E' osceno.

Come i dati di ascolto delle edizioni speciali dei Tg, esibiti quasi fossero trofei
(lo ha denunciato nei giorni scorsi Aldo Grasso).

Come l'aggiornamento ossessivo del numero dei morti. Quasi che la catena delle vittime, allungandosi, infinita, protraesse anche l'orrore.

E lo spettacolo. Perché il dolore fa ascolto.

Come la morte, come la paura. Soprattutto quando si mischiano i generi.

D'altra parte, tempo due giorni,

la diretta in mezzo agli sfollati e nelle città ferite dal sisma si affianca e si alterna al Grande Fratello. Due reality uno accanto all'altro.

Quello dall'Abruzzo, veramente vero.

Per cui è meglio non indignarsi troppo se (sottovoce, piano piano) viene sollevata la questione circa gli effetti politici della catastrofe.

Rafforzerà la fiducia nel governo, per reazione all'insicurezza, che spinge tutti a stringersi intorno agli uomini delle istituzioni che vegliano su di noi.

O per simpatia nei confronti del premier e dei ministri, in visita permanente ai luoghi del disastro?

Oppure avverrà il contrario e la catastrofe alimenterà angoscia e insicurezza, generando un clima di sfiducia nel governo?

Perché, com'è noto, l'insicurezza mina la legittimità delle istituzioni e di chi comanda.

Indugiare su questi dilemmi è osceno. Ma, credetemi, c'è chi se li pone.

Di certo non le decine di migliaia di protagonisti involontari di questa tragedia.

Né i mille e mille volontari della solidarietà.

Ma la questione appare, ben chiara, nei pensieri di chi fa politica e informazione. E anche oltre.

D'altronde il campo politico ormai coincide largamente con quello mediatico.

E se uno stupro o una catena di piccoli omicidi possono condizionare in modo sensibile il clima d'opinione e le scelte degli elettori, figurarsi una tragedia enorme, una catastrofe immensa.

Trasformata in uno spettacolo colossale, che agita i sentimenti delle persone. E ci rende tutti diversi da come eravamo ieri.

(9 aprile 2009)
Ilvo Diamanti (La Repubblica)

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