martedì 23 settembre 2008

PER ABDOUL

Avere 19 anni, vivere in una ricca città del nord, Milano, quella che tanti anni fa veniva chiamata la capitale morale d’Italia, un sogno per un giovane nato in un paese poverissimo: il Burkina Faso.

Forse il suo sogno si era stato realizzato nell’aver avuto la cittadinanza italiana.

Un ragazzo fortunato rispetto alle migliaia di persone di colore che, pagando fior di tangenti, possono attraversare i deserti nordafricani per arrivare sulle coste libiche e di qui, dopo aver ancora pagato ancora una volta i traghettatori o essere stati più semplicemente derubati di quel poco che era loro rimasto, si imbarcano per raggiungere le coste delle isole più meridionali del nostro paese.

Non tutti ci riescono, molti muoiono annegati nel grande cimitero liquido del ‘mare nostrum’.

Nessuno ha calcolato quanti in questa estate che è appena finita. Sicuramente moltissimi.

Per Abba, così gli amici chiamavano Abdoul, tutto ciò non era avvenuto. Aveva trovato il modo di vivere e lavorare nella
grande città lombarda.
Chissa quanti, connazionali e non, invidiavano quel ragazzo di pelle nera, già italiano a 19 anni.

Eppure la sua fortuna è durata poco. Il clima di intolleranza razziale che pervade la penisola ha fatto sì che, per un episodio banale, pare dei biscotti ritenuti rubati, si scatenasse la violenza repressa, il malumore ma sarebbe forse più esatto dire l’odio di due italiani, padre e figlio, che a sprangate hanno posto termine alla sua breve vita.

Il circolo Arci di Milano lo ha ricordato ieri nella scuola don Milani di Cernusco sul Naviglio un gesto di vicinanza alla famiglia, per chi non potrà essere presente al funerale, e un estremo omaggio a un ragazzo che voleva vivere come i suoi coetanei, da nero italiano hanno detto gli organizzatori.

Abdoul verrà sepolto in Burkina Faso e chi volesse far pervenire un messaggio di solidarietà alla famiglia può inviarlo a: milano@arci.it

Ieri c’erano centinaia di persone a slutarlo.

Sabato settemila hanno sfilato in corteo per protestare ma i media hanno molto parlato delle violenze del corteo. Cassonetti delle pulizie spostati e qualcosa di analogo. Il sospetto che le parole di Marco Travaglio, che riportiamo qui sotto, non siano esagerate è molto forte.

"Buongiorno a tutti.
Questo "Passaparola" è dedicato ad Abdul, aveva 19 anni, era cittadino italiano ma era nato nel Burkina Faso.
Era a Milano con la sua famiglia. L'hanno massacrato di botte gridandogli "muori sporco negro" alcuni italioti padani, due giorni fa, sospettandolo di aver rubato alcuni biscotti in un bar.
Non mi pare di aver sentito nessuno invocare sicurezza: di solito quando si verifica un delitto a parti invertite si invoca sicurezza, tolleranza zero, rastrellamenti in certi ambienti. Ecco, qui bisognerebbe fare rastrellamenti in certi ambienti italioti di razza ariana, di pelle bianca, ma evidentemente la sindaca Moratti è una donna fortunata. Pensate se le fosse accaduto il contrario, se fosse accaduto che un cittadino di pelle nera anche se italiano anzichè essere ammazzato avesse ammazzato lui. A quest'ora avremmo le televisioni e i giornali che strepitano all'unanimità sul problema sicurezza, invece della sicurezza di Abdul che ha avuto la sicurezza di morire ammazzato al grido di "sporco negro" non ci sono esternazioni né da destra né da sinistra.

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