mercoledì 24 settembre 2008

ADESSO DEVONO MARCIRE IN CARCERE

Nei primi due interventi del blog si è parlato del clima xenofobo che si respira attualmente in Italia e dei risultati che questa atmosfera di intolleranza produce.

Si è anche accennato al ruolo che i media svolgono in tutto questo. Se i giornali soffiano nelle vele dell’intolleranza, il risultato sarà la formazione di un’opinione pubblica poco disponibile a capire comportamenti ed atteggiamenti dissimili da quelli abituali.

Se i quotidiani invitano alla calma, alla riflessione, ad una discussione su questo o quel problema, le pulsioni giustizialiste di concittadini che magari hanno subito qualche torto da parte di persone provenienti da altri paesi, saranno sicuramente più contenute, le loro opinioni più ponderate.

I quotidiani, sia nazionali che locali, contano molto nella formazione del senso comune e possono fare in modo di spingerlo sia in una direzione che in un’altra.

Ora, se si guarda al fatto di cronaca che più o meno un anno fa ha fatto inorridire la nostra regione e l’intera nazione: il delitto di Gorgo al Monticano, dove due anziani coniugi, custodi di una villa, furono orribilmente torturati prima di venire uccisi da degli immigrati albanesi che avevano anche sniffato coca, non c’è alcun dubbio che la ricerca e la punizione dei colpevoli fosse un imperativo primario per tutti.

Gli autori di quel crimine vennero infatti presto trovati, arrestati e rinchiusi in carcere. Il più feroce tra loro, stando alle cronache, si impiccò in prigione dopo qualche tempo.

A distanza di alcuni mesi si è chiuso, con una sentenza di condanna all’ergastolo, il processo contro gli altri due che parteciparono al misfatto.

Per una volta l’azione di polizia e magistratura è stata rapida e precisa. La sentenza ha trovato il consenso del figlio delle vittime.

I cittadini hanno avuto giustizia ed i delinquenti la pena meritata.

Che bisogno aveva quindi Il Gazzettino di ieri di diffondere locandine recanti la scritta a caratteri cubitali: ORA DEVONO MARCIRE IN CARCERE?

Sicuramente a qualcuno e anche a chi lavora in quel giornale è venuto in mente che dopo qualche anno di buona condotta è possibile ottenere uno sconto di pena ed i risultati negativi di tante scarcerazioni avvenute nel passato hanno di sicuro avuto un ruolo.

Ma viene il forte dubbio che si sia calcata la mano: ‘marcire’ poteva essere sostituito con ‘restare’ oppure ci poteva stare un: ‘Scontino tutta la loro pena’ o qualcosa di simile.

L’uso del verbo ‘marcire’ ha in sé qualcosa di sadico, come se si volesse infliggere agli autori del delitto una sofferenza maggiore di quella che hanno causato.

Qualche secolo di civiltà dovrebbe aver insegnato che anni e anni di carcere senza prospettive sono già una punizione terribile.

Che bisogno c’è di infierire? Che significato assume il far partecipare i passanti a questo istinto persecutorio?

Compito della stampa e delle sue locandine dovrebbe essere quello di educare al pensiero, non quello di far leva sulle pulsioni più basse per eccitare animi che magari non aspettano altro.

Può essere che il nostro territorio abbia bisogno anche di giornali che lo aiutino a crescere culturalmente, senza per questo rinunciare ad alcuno dei suoi diritti.

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