lunedì 22 settembre 2008

ESTATE 2008

L’estate è iniziata con gli incendi dei campi abbandonati dai rom nei dintorni di Napoli ed è finita con l’assassinio a colpi di spranga di un ragazzo di colore a Milano ad opera di due italiani, padre e figlio.

Un filo comune pare unire questi due fatti di cronaca: il perdurare e, pare, il consolidarsi di un sentimento xenofobo diffuso tra la popolazione del nostro paese senza vistose differenze tra le varie aree geografiche.

I tanti stranieri che vivono nel nostro paese e forniscono manodopera essenziale all’industria e servizi altrettanto importanti a famiglie che hanno genitori anziani o disabili vengono percepiti come un pericolo o visti come intrusi.

Di qui, tacendo di tanti altri episodi, le reazioni violente (Milano) o quelle ‘democratiche’ come si è verificato a Mestre dove sono stati organizzati dei presidi contro la costruzione di un villaggio per i rom che nelle intenzioni dell’amministrazione comunale voleva essere un esempio di integrazione dei nomadi nel territorio.

Il peggio del caso di Mestre è rappresentato dal perdurare della protesta nel tempo e dal sua ampliarsi, se è vero che sono ben 13.000 le firme raccolte (fonte: Il Gazzettino) per protestare contro il progetto del comune.

Certo non tutti i rom sono bravi e buoni e non tutti gli stranieri sono pacifici lavoratori, ma queste distinzioni non sembrano più proponibili ad una popolazione che appare sempre più disorientata da problemi economici immediati e da inquietudini sul proprio futuro che non sembra più garantire il benessere degli ultime due tre decenni.

Di qui, forse, le scorciatoie del pensare comune che non si indigna più di tanto per il delitto di Milano e sembra sottovalutare i segnali inquietanti che arrivano da Castelvolturno (Caserta) dove sei immigrati di colore ed un connazionale vengono uccisi, pare, dalla camorra.

Poco più di un anno suscitò molto clamore la strage di Duisburg in Germania che evidenziava il radicarsi della mafia di casa nostra anche all’estero.

Ora ci si trova davanti ad uno scenario che fa venire in mente addirittura situazioni viste a Mogadiscio e si pensa di ovviare con l’invio dei militari.

Della ricostruzione di un modo di pensare comune che articoli la complessità del vivere contemporaneo nessuno sembra curarsene.

Dal festival del cinema di Locarno Nanni Moretti ha lanciato una denuncia precisa e incisiva: L’ASSENZA IN ITALIA DI UN’OPINIONE PUBBLICA.

I grandi media, i giornali soprattutto hanno dato qualche rilievo all’intervento che li vedeva sul banco degli accusati e poi hanno tirato dritto più o meno come se nessuno avesse parlato.

Eppure e di questo che forse si ha più bisogno: di vedere intellettuali controcorrente rischiare l’impopolarità e dire quel che va detto. Oppure vedere le ‘grandi’ firme dei direttori dei quotidiani schierarsi contro l’escalation del degrado della convivenza sociale.

Questo però non succede. Le ‘grandi’ firme rilasciano dichiarazioni che non lasciano segno ed il lavoro che un tempo era di Pasolini, Moravia ed altri sembra non trovare eredi.

Ha buon gioco Beppe Grillo nel rispondere a Moretti che l’opinione pubblica è quella della rete, dei blog e delle persone che affollano le piazze dei Vaffa da lui organizzate.

Resta il fatto che tale opinione pubblica non è sufficiente, almeno per ora, ad orientare il pensiero comune in direzione diversa da quella che ha imboccato.

Per chiudere due notizie: al primo festival dei blogger tenutosi nei giorni scorsi a Riva del Garda (sponsor Telecom Italia!) il blog di B. Grillo è stato premiato come il migliore del paese.

L’altra è una riflessione che Marco Travaglio ha scritto in occasione dell’uccisione del ragazzo
di colore a Milano, che domani pubblichiamo integralmente.

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