mercoledì 29 aprile 2009

QUESTO BLOG

Chi ha animato queste pagine fino ai giorni scorsi non lo può più fare.

In attesa che qualcuno si proponga all'associazione per continuarne il lavoro si sospende il blog.

venerdì 24 aprile 2009

TERREMOTO: TESTIMONIANZA DALL' ABRUZZO

>
>
> Vi scrivo da Colle di Roio (AQ) uno dei paesini colpiti dal sisma del 6
> aprile 2009.
>
Il mio paese.
> Trovo molto difficile fare ordine nel turbinio di pensieri che mi gonfiano la
> testa, ma ci proverò.
> E scrivo questa nota perchè credo che solo uno strumento quale la rete
> permetta di conoscere altre verità, senza mediazioni se non dell'autore.
>
> Il nostro campo è abitato da circa trecento persone, distribuite in una
> quarantina di tende.
> Tornati da una vacanza mai iniziata, assieme a Pierluigi, abbiamo cercato di
> dare un contributo alle attività di gestione della tendopoli che, nel
> frattempo, (era passata già una settimana dall'inaspettato evento), era andata
> sviluppandosi.
>
> Come sapete non sono un tecnico, nè ho una qualche esperienza di gestione
> logistica e di personale in situazioni di emergenza e quanto vi racconto può
> essere viziato da uno stato di fragilità emotiva (immagino mi si potrà
> perdonare).

Il fatto è, che a fronte di uno sforzo impagabile profuso da molte
> delle persone presenti nel nostro campo, (volontari della protezione civile,
> della croce verde/rossa, vigili del fuoco, forze di polizia etc...) ,
> inarrestabili fino allo sfinimento, ci siamo trovati, o sarebbe meglio dire ci
> siamo purtroppo imbattuti, nella struttura ufficiale della Protezione Civile
> stessa e nel suo sistema organizzativo
.
>
> La splendida macchina degli aiuti, per quanto ho visto io, poggia le sue
> solide e certamente antisismiche basi, sulle spalle e sulle palle dei
> volontari; il resto da' l'impressione di drammatica improvvisazione. E non
> perchè non si sappia lavorare o non si abbiano strumenti e mezzi, ma
> semplicemente ed a mio parere, perchè si è follemente sottovalutato il problema
> fin dall'inizio
.
>
Se vero che il terremoto non è prevedibile è altrettanto vero che tutte le
> scosse precedenti (circa trecento più o meno violente prima dell'inaspettato
> evento) dovevano rappresentare un serio monito.


Perchè non è servito il fatto
> che due settimane prima del sisma alcuni palazzi presenti in via XX settembre a
> L'Aquila, poi miseramente sventrati, erano già stati transennati perchè le
> scosse che si erano susseguite fino a quel momento (la più alta di 4° grado,
> quindi poca cosa...) avevano fatto cadere parte degli intonaci e dei
> cornicioni...

> Una persona minimamante intelligente, a capo di una struttura così grande
> quale la protezione civile, avrebbe dovuto schierare i propri uomini alle porte
> della città, come un esercito, pronto a qualsiasi evenienza
.
>
> Ed invece mi trovo a dover raccontare che le prime venti tende del nostro
> campo se le sono dovute montare i cittadini del paese (ancora stravolti del
> sisma), con l'aiuto di una manciata di instancabili volontari,


che manca un
> coordinamento tra i singoli gruppi presenti, che la segreteria del campo (che
> cerchiamo di far funzionare), è rimasta attiva fino a ieri con un Pc portatile
> di proprietà di mia proprietà, acquistato "sia mai dovesse servire", e con
> quello di un volontario;

che siamo stati dotati di stampante e telefono ma per
> la linea Adsl (in Italia ancora uno strano coso...) stiamo ancora aspettando e
> quello che siamo riusciti a mettere in piedi è merito dell'intelligenza di
> qualche giovane del posto e dei suoi strumenti tecnici; che abbiamo dovuto
> chiamare chi disinfettasse e portasse via mucchi di vestiti perchè arrivati
> sporchi e non utilizzabili;

che che fino dieci giorni dal sisma avevamo un
> rubinetto per trecento persone, nessuna doccia, circa 20 bagni chimici e nessun
> tipo di riscaldamento per le tende.


Vi ricordo che in Abruzzo ed a L'Aquila in
> particolare la primavera fatica ad arrivare e che anche in queste notti la
> temperatura continua ad essere prossima prossima allo zero. Non ci si può
> quindi stupire che molte persone, la maggior parte delle quali anziane (e non
> tutte con la dentiera...), cocciutamente ed in barba alle direttive che vietano
> di rientrare nelle case, contiunano a fare la spola dalla tenda al bagno di
> casa.
>
Potreste obbiettare che tutto sommato e visti i risultati raggiunti nel
> seguire più di quarantamila sfollati questi problemi sono inevitabili e bisogna
> solo avere pazienza.
> Condivido il ragionamento.
>
> Quello che mi lascia stupito, che la gente non sa e che gli organi di
> informazione si guardano bene dal dire è che tutta la macchina si basa all'atto
> pratico, sulla volontà ed il cuore di persone che lasciano le loro case e le
> loro famiglie e che non pagate, cercano di ridare un minimo di dignità e
> conforto a chi, a partire dalla propria intimità, ha perso tutto o quasi.



> La protezione civile che molti immaginano (alla Bertolaso per intenderci) non
> esiste nei campi, almeno non nel nostro. I volontari si alternano, perchè
> obbligati ad andarsene dopo circa 7 giorni.
>
> Cosa comporta tutto questo?
> Che ogni settimana si vedono facce nuove con la necessità di ricominciare a
> conoscersi ed imparare a coordinarsi, che il capo campo cambia anche lui con
> gli altri e quindi può avere esperienza o meno, che spesso, ed è il nostro
> caso, la gestione di alcune attività è affidata ai terremotati perchè non viene
> inviato personale apposito, con inevitabili problemi, invidie acrimonie e
> litigate tra...poveri.
>
Volete un esempio cristallino della disorganizzazione?
>
La nostra psicologa, giunta al campo per propria cocciuta volontà, è rimasta
> anche lei solo una settimana. Vi immaginate quale può essere l'aiuto ed il
> sostegno che una persona addetta può dare e quale fiducia può risquotere per
> permettere alle persone di aprirsi, se cambia con cadenza domenicale???

>
A questo si aggiungano l'inesperienza di molte persone (spesso e per fortuna
sconfitta dalla volontà di far bene) e le tristi e umilianti dimostrazioni di
> miseria umana che ci caratterizzano e che risultano ancora più indecenti ed
> inaccettabili in casi di emergenza.
>
> Qualcosa di buono però ragazzi l'ho imparato.
>
> Ho imparato che per la richiesta di materiale devo inviare un modulo apposito
> e che a firmare lo stesso non deve essere il capo campo, la cui responsabilità,
> fortuna sua, è solo quella di gestire trecento vite, trecento anime, più tutti
> coloro che ci aiutano dalla sera alla mattina, ma serve il visto del Sindaco,
> oppure del presidente di circoscrizione oppure di un loro delegato (pubblico
> ufficiale).

Noi dopo aver speso due giorni per individuare chi dovesse firmare
> questi benedetti moduli, sappiamo che dobbiamo prendere la macchina e quando
> serve (ovviamente più volte al giorno), raggiungerlo al comune
.
>
> Un'ultima noticina.
> Due giorni fa la Protezione civile si è riunita con gli esperti, ed ha
> ritenuto che non vi siano motivi di preoccupazione relativamente alle dighe
> abruzzesi (la terra trema ogni giorno).

Ora ricordandomi che analoga sicurezza
> era stata espressa all'alba di una scossa di quarto grado e pochi giorni prima
> che il nostro inaspettato evento facesse trecento morti e azzerasse l'economia
> e la vita di migliaia di persone...ho provveduto, poco elegantemente, ad
> eseguire il noto gesto scaramantico...
>
> Però dei regali li ho ricevuti.
> Sono le lacrime di molte delle persone che hanno lavorato alla tendopoli,
> trattenute a stento nel momento dei saluti; sono le parole e gli sguardi dei
> vecchi del paese, che mescolano dignità e paura, coraggio e rassegnazione,
> senza mai un lamento.
>
> Un'altra cosa.
> Vi prego chiunque di voi possa, prenda il treno l'aereo o la macchina e si
> faccia un giro per L'Aquila e d'intorni. Le tendopoli non sono tutte come
> quelle a Collemaggio.

Scoprirete il livello di falsità che viene profuso a
> piene mani dagli organi di comunicazione oramai supini e del livello di
> indecenza del ns presidente del consiglio che prima con lacrime alla cipolla e
> poi con sorrisi di plastica distribuisce garanzie e futuro a chi, vivendo in
> tenda e saggiando sulla pelle la situazione sa, che sono tutte palle.


I morti sono serviti subito per mostrarsi umano e vicino alle famiglie, ma
> ora è meglio dimenticarli in fretta..Via via..nessuna responsabilità, nessun
> dolo.

I pm sono dei malvagi.. ricostruiamo in fretta.. forza la vità e bella,
> vedrete, tra un mese sarete tutti a casa...
> Conoscete i nomi delle famiglie che doveva ospitare nelle sue ville?
>
> Le virtù umane travalicano gli eventi, le sue miserie non hanno confini.
>
> Se volete vi prego fortemente di inviare questa mail a quanti vi sono amici.
> La stampa nazionale si è guardata bene dal pubblicarla
.

mercoledì 22 aprile 2009

ESCETH EKOS

Quali titoloni se fosse stata italiana la ragazza di 18 anni morta...con quanto ... parolone i nostri viscidi giornalisti televisivi ...avrebbero commentato ....i psicofilosofi avrebbero riempito di frasi il porta a porta della nostra televisione di m......


e invece una scarna notizia...... morta una ragazza incinta durante il suo viaggio della speranza in un traghetto della morte......mentre italia e malta giocavano a scaricabarile....

SI CHIAMAVA ESCETH EKOS AVEVA 18 ANNI VENIVA DALLA NIGERIA......AVEVA SOGNI.....SPERANZE DI UN FUTURO MIGLIORE........E UN BAMBINO IN GREMBO ....... DA CULLARE E STRINGERE AL PETTO........

è una nostra figlia......e per la sua morte mi indigno......e piango..come un padre .... come un nonno ......di qualsiasi parte del mondo dovrebbe fare........


Messaggio ricevuto oggi via e-mail da Valentino

lunedì 20 aprile 2009

RESTIAMO UMANI

Cari Hermanos,
il nostro adagio "RESTIAMO UMANI" ,
diventa un libro.

E all'interno del libro il racconto di tre settimane di massacro,
scritto al meglio delle mie possibilità,
in situazioni di assoluta precarietà,
spesso trascrivendo l'inferno circostante su un taccuino sgualcito
piegato sopra un'ambulanza in corsa a sirene spiegate,
o battendo ebefrenico i tasti su di un computer di fortuna
all'interno di palazzi scossi come pendoli impazziti da esplosioni tutt'attorno.

Vi avverto che solo sfogliare questo libro potrebbe risultare pericoloso,
sono infatti pagine nocive, imbrattate di sangue,
impregnate di fosforo bianco,
taglienti di schegge d'esplosivo.

Se letto nella quiete delle vostre camere da letto rimbomberanno i muri
delle nostre urla di terrore,
e mi preoccupo per le pareti dei vostri cuori
che conosco come non ancora insonorizzate dal dolore.

Mettete quel volume al sicuro,
vicino alla portata dei bambini,
di modo che possano sapere sin da subito di un mondo a loro poco distante, dove l'indifferenza e il razzismo fanno a pezzi loro coetanei come fossero bambole di pezza.
In modo tale che possano vaccinarsi già in età precoce
contro questa epidemia di violenza verso il diverso e ignavia dinnanzi all'ingiustizia.
Per un domani poter restare umani.

I proventi dell'autore,
vale dire Vittorio Arrigoni,
me medesimo,
andranno INTERAMENTE alla causa dei bambini di Gaza sopravvissuti all'orrenda strage,
affinché le loro ferite possano rimarginarsi presto (devolverò i miei utili e parte di quelli de Il Manifesto al Palestinian Center for Democracy and Conflict Resolution, sito web: http://www.pcdcr.org/eng/ , per finanziare una
serie di progetti ludico-socio-assistenziali rivolti ai bimbi rimasti gravemente feriti o traumatizzati ).

Nonostante offerte allettanti come una tournee in giro per l'Italia con Noam Chomsky, ho deciso di rimanere all'inferno, qui a Gaza.
Non esclusivamente perché comunque mi è molto difficile evacuare da questa prigione a cielo aperto (un portavoce del governo israeliano ha affermato :"e' arrivato via mare, dovrà uscire dalla Striscia via mare"), ma soprattutto perché qui ancora c'è da fare, e molto, in difesa dei diritti umani violati su queste lande spesso dimenticate.

Non avremo certo gli stessi spazi promozionali di un libro su Cogne di Bruno Vespa o una collezione di lodi al padrone di Emilio Fede,
da qui nasce la mia scommessa,
sperando si riveli vincente.

Promuovere il mio libro da qui, con il supporto di tutti coloro che mi hanno
dimostrato amicizia, fratellanza, vicinanza, empatia.
Vi chiedo di comprare alcuni volumi e cercare di rivenderli se non porta a porta quasi, ad amici e conoscenti, colleghi di lavoro, compagni di università, compagni di
volontariato, di vita, di sbronza.
E più in là ancora, proporlo a biblioteche,
agguerrite librerie interessate ad un progetto di verità e solidarietà.
Andarlo a presentare ai centri sociali e alle associazioni culturali vicino a dove state.


Si potrebbero organizzare dei readings nelle varie città, (io potrei intervenire telefonicamente, gli eventi sarebbero pubblicizzati su Il Manifesto, sui nostri blog e aggiro per internet)
e questo potrebbe essere anche una interessante occasione per contarsi, conoscersi,
legarsi.
Non siamo pochi, siamo tanti,
e possiamo davvero contare,
credetemi.

Il libro lo trovate fin d'oggi nelle edicole con Il Manifesto,
e fra due settimane nelle librerie.
Confido in voi,
che confidate in me,
non per i morti
ma per i feriti a morte di questa orrenda strage.

Un abbraccio grande come il Mediterraneo che separandoci, ci unisce.

Restiamo umani.

vostro mai domo

Vik

domenica 19 aprile 2009

CIRO UCCISO DAI FASCISTI 18.04.79

... Ed eravamo una comunità di giovani comunisti che viveva in una più ampia comunità di persone, a Torpignattara, in Certosa, alla Maranella, al Pigneto, dentro la quale ancora non si erano frantumati i rapporti ed i legami sociali.

I processi di diffusione dell’egoismo sociale covavano sotto la pelle ma non avevano preso, come sarebbe accaduto a partire dagli anni '80, il sopravvento.


E all’epoca si stava per strada e noi stavamo sulla piazzetta di via dei Savorgnan, insieme a quelli più grandi e si parlava e si ragionava e si raccontava (perché all’epoca c'erano tante cose da raccontare e c’era pure voglia di stare a sentire i racconti).

Erano gli anni di piombo, ogni giorno moriva qualcuno…..

Ma chi era Ciro? Mi concedete la licenza retorica di poter dire che
era un ragazzo che voleva riscattare una vita di minorità sociale e di disagio e che ci stava riuscendo grazie al suo meraviglioso carattere ed alla scoperta della bella politica?

Di quel gruppo di amici io ero il solo ad aver avuto l’opportunità di studiare.

Ma la cosa straordinaria è che dopo tanti anni molti di questi miei amici si sono iscritti alle superiori e da grandi hanno preso la maturità.

Ed è incredibile pensare che Ciro Principessa, un giovane con solo la terza media, sia morto ucciso dai fascisti per recuperare un libro che uno di loro aveva sottratto nella libreria che noi ragazzi avevamo attrezzato nella sezione.

Ciro e la Certosa erano la stessa cosa, e la Certosa era un paese nella città.
Erano i tempi in cui le microcittà esistevano per davvero ancora e non solo negli studi propedeutici al Piano Regolatore Generale.

Erano i tempi in cui Ciro, Ivano, Paolo, Celeste, Danilo mi raccontavano di quando avevano 13 anni e correvano a trovare il «regista» in una baracchetta della borgata degli angeli a due passi da Villa Certosa.

Ed i tempi in cui ancora speravamo ingenuamente in una Italia migliore, criticavamo quell’Italia d’allora ma non sapevamo di quella peggiore che ci sarebbe capitata negli anni a venire.

Ed ero solo quella notte in ospedale insieme alla sorella. Ero accanto a lui quando finì di vivere e in quegli ultimi istanti capì che aveva avvertito, mentre lo carezzavo, la mia presenza.
Nelle cose che ho fatto in seguito non c’è stato momento in cui non abbia pensato a lui.

L’Unità
18 aprile 2009

giovedì 16 aprile 2009

da: www.spegnilospreco.org

Solar Chill è un frigorifero fotovoltaico che permette la conservazione di vaccini o di cibo, senza fili della luce e centrali elettriche.

Nato da un'idea di Greenpeace, è stato realizzato dall'Istituto danese di Tecnologia e alcuni prototipi sono stati testati con successo in Senegal, Indonesia e Cuba.

Con una temperatura ambiente superiore ai 32 gradi Celsius, Solar Chill ha sempre mantenuto la temperatura interna tra i 2 e gli 8 gradi.

Il Tile Tasuma in Mali è un «fuoco solare» che permette, come dichiarano i promotori, di «salvaguardare l'ambiente ed economizzare denaro», riducendo l'uso di legna da ardere, come molti altri modelli di cucine solari ormai diffuse in Africa come in Asia e America Latina.

In Benin funziona, senza uso di energia elettrica, un distributore d'acqua a gettone tarato a 35 litri... no, non è una multinazionale a gestirlo, ma un comitato di villaggio che si occupa delle fontanelle rifornite da un nuovo acquedotto;

il prezzo del gettone è minimo ma serve a coprire le spese di manutenzione e permette il prelievo 24 ore su 24.

La pompa manuale a tazze «noria», che funziona anche per pozzi di 50 metri, riprende sotto sembianze moderne un antichissimo metodo di estrazione d'acqua da pozzi e acquitrini ed è stata elaborata e prodotta in Ciad nel 1980, per poi essere applicata in Camerun, Benin e Burkina Faso.

Acuaclor solar è un apparecchio per potabilizzare l'acqua: un pannello fotovoltaico fornisce l'energia necessaria all'elettrolisi di una soluzione diluita di sale per produrre ipoclorito di sodio:
in una giornata di sole si fornisce acqua potabilizzata a 400-800 persone.

In Kenya le lanterne solari sono un'ottima alternativa ai fili della luce (che non ci sono) e alle puzzolenti lampade a kerosene:
il pannello fotovoltaico di giorno carica la batteria della lampada, che può anche dare energia a una piccola radio.

Ecco un giro del mondo in mille tecnologie semplici, economiche ed ecologiche, risparmia-risorse e risparmia-fatica, applicabili anche nel Nord del mondo ma finora studiate per quelle zone dove lo scarso accesso ai combustibili fossili o la carenza di infrastrutture rende difficile conservare alimenti, costruire, cucinare, illuminare, pompare acqua, potabilizzare acqua, produrre energia elettrica, produrre gas, produrre macchinari semplici, purificare l'aria, trattare rifiuti.

mercoledì 15 aprile 2009

IMPRESE ITALIANE: IMPREGILO

....
Bene, questi giganti della Confindustria hanno nel loro palmarés anche l'ospedale de L'Aquila, quello nuovo inaugurato 12 anni fa;

perché quello vecchio è ancora in piedi, mentre quello nuovo, dove ci hanno messo la zampa anche loro, è venuto giù.

Naturalmente, c'è un comunicato che è stato sufficiente alla cosiddetta informazione per non nominare l'Impregilo.

L'Impregilo dice: “noi non abbiamo fatto la struttura dell'ospedale de L'Aquila, l'abbiamo solo messo in funzione” avete visto come funzionava bene.

Peccato però che fino al giorno del terremoto, nel sito Impregilo alla voce “business units” si legge tra le varie opere di cui l'Impregilo si vanta:

“edilizia ospedaliera: in questo settore ha realizzato sia in Italia che all'estero importanti e moderni complessi ospedalieri che vengono di seguito dettagliati”.

Ce ne sono alcuni e in fondo all'elenco si legge:

“ospedali a L'Aquila, Cerignola e Menaggio”. Chissà se c'è ancora sul sito, bisognerebbe controllare.

E ancora, sempre sito Impregilo: comunicati stampa, 12 settembre 2000:

“aumentano le acquisizioni, crescono gli investimenti...”

tra le acquisizioni effettuate giova ricordare
“ospedale San Salvatore, L'Aquila”. Se ne vantavano, all'epoca.

In compenso una chicca:

sempre nel sito Impregilo c'è scritto:

“Algeria, biblioteca nazionale d'Algeria. Hanno fatto pure la biblioteca nazionale d'Algeria, questa però – scrivono -

“l'edificio che si estende su una superficie di 60.000 mq e ripartito su 13 piani è stato realizzato secondo le norme vigenti in materia di stabilità strutturale antisismica”.

Ecco, in Algeria gli edifici, l'Impregilo, li costruisce secondo le norme antisismiche...

Da Passaparola di M. Travaglio