venerdì 4 aprile 2008

UN CONFINE: QUELLO TRA ITALIA E SLOVENIA

Una storia, che sul versante italiano, privilegia il dolore per la vicende delle fobie e sull’altro lato ricorda maggiormente le sofferenze causate dagli italiani.

Una studiosa italiana, che insegna all’università di Lubiana, decide di avvicinarsi ad una lettura di quelle dolorose vicende senza un approccio da ‘storia politica’, ma “interrogando e lavorando sui vissuti di uomini”.

Ne esce un libro: Il confine degli altri. La questione giuliana e la memoria slovena (prefazione di Guido Crainz, Donzelli, pp. 128, euro 14).

Già nota agli specialisti per il suo lavoro sulla storiografia slovena, Marta Verginella
ricorda come lo stato italiano non volle riconoscere a croati e sloveni lo status di cittadini.

Li dichiarò sudditi ed essi dovettero volenti o nolenti accettare il cambiamento del nome, non solo del proprio, ma anche di quello dei parenti sepolti nei cimiteri.

Una sorte toccata a decine di migliaia di persone che subirono per di più anche l’onta dello scherno “omuncoli impastati d’odio” perché erano ‘minoranza’.

L’autrice ricostruisce poi le origini degli antagonismi nazionali e ripercorre l’ evoluzione della vicenda attraverso l’acuirsi dello scontro tra il ‘risveglio slavo’ e gli italiani.

Un quadro di forti contrasti in cui si inserisce la tragedia delle foibe.
Vi finirono in tanti, collaborazionisti di fascisti e nazisti, ma non solo. Vi furono gettati anche antifascisti sia italiani che sloveni, che i nuovi invasori ‘jugoslavi’ temevano.

Il testo integrale dell’articolo di E. Collotti pubblicato sul Manifesto del 5.3.08 sarà fra qualche giorno presente nel link ‘approfondimenti’

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